30 novembre 2016 – Trentino, Corriere del Trentino

Licenziamenti Sait, l’altolà della politica

Il consiglio provinciale: «Il provvedimento deve essere ritirato». Questa mattina incontro decisivo tra sindacati e azienda

«Stop ai licenziamenti del Sait, che devono essere ritirati per concentrarsi su soluzioni alternative (come gli ammortizzatori sociali) e soprattutto su un serio piano di rilancio». Lo ha detto ieri il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, tirando le somme di un incontro tra i consiglieri e i sindacati, lasciando a bocca aperta anche i lavoratori del Sait che non si aspettavano tanta energia da parte della classe politica. Anche perché non si è trattato di una presa di posizione individuale, ma di un ammonimento che la politica provinciale (maggioranza e opposizione) ha voluto dare all’intero mondo della Cooperazione: «La notizia dei 130 esuberi ha detto ancora Dorigatti, a nome del consiglio è stata una doccia fredda che non ci si poteva attendere dal sistema cooperativistico trentino, che è fondamentale per tutta la comunità sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista valoriale. Un sistema per sua stessa natura fondato su scelte condivise». E poi la stoccata, quando il presidente ha parlato della Michelin, che al momento della chiusura si preoccupò di non lasciare nessun lavoratore per la strada prima di fermare l’attività.

Allo stesso tavolo, convocato alle 13, al termine della riunione del consiglio provinciale, c’erano i sindacati, una delegazione di lavoratori, l’assessore Olivi in rappresentanza della giunta e i capigruppo in consiglio provinciale che sono intervenuti lungamente sulla vicenda.

In realtà dell’emergenza Sait si era parlato, poco prima, anche durante i lavori in aula, con l’assessore Tiziano Mellarini che ha fornito alcuni numeri (di cui parliamo nel pezzo di approfondimento in fondo alla pagina) e soprattutto l’indicazione che alla fine gli esuberi saranno meno di quelli annunciati. Benissimo. Ma Degasperi (M5s) ha ricordato che gli “scricchiolii” si sentivano da anni sul fronte cooperativo e Borga (Civica trentina) ha messo in luce i rapporti consociativi tra la politica e la cooperazione: «Un rapporto che ora si paga». Viola ha chiesto anche in aula chiarezza sulla penale che il Sait dovrebbe pagare per il licenziamento dei lavoratori dopo l’apertura a condizioni di favore della sede a Trento nord.

Molti gli interventi per ricordare le altre crisi del mondo cooperativo (Lavis e mondo del credito in primis) mentre anche da parte della maggioranza sono arrivate prese di posizione molto critiche: «Si sono aperte crepe gigantesche nel sistema cooperativo» ha detto il capogruppo del Pd, Alessio Manica. «Ci sono stati fallimenti ci cui ora bisogna assumersi tutte le responsabilità e va aperta una riflessione strutturale su questa realtà centrale e irrinunciabile dell’economia provinciale».

Al tavolo c’erano i sindacalisti Lamberto Avanzo (Cisl), Roland Caramelle (Cgil) e Walter Largher (Uil) che questa mattina incontreranno i vertici del Sait, nella sede di Trento nord, per una decisione cruciale: affrontare la battaglia contro l’azienda contestando gli esuberi oppure incamminarsi lungo la via (più morbida) degli ammortizzatori sociali? Questa seconda soluzione probabilmente prevarrà, perché consente ai lavoratori di “prendere tempo” e permetterà ad alcuni, i più anziani, di vedere una via d’uscita. Quindi cassa integrazione o come caldeggiano alcuni lavoratori contratti di solidarietà. Si vedrà oggi quale sarà l’atteggiamento dell’azienda.

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