24 agosto 2018 – Corriere del Trentino

 «Botto forte, ma il vetro ha retto

Ho tirato il freno d’emergenza» Il racconto del macchinista. «Sicurezza? Serve più personale»

«Di solito i ragazzi ci salutano con la mano non ci lanciano le pietre». Domenico Bellocchio sorride, ci scherza su, ma non nasconde la preoccupazione per l’episodio avvenuto mercoledì mattina lungo la ferrovia della Valsugana nella tratta tra Pergine e S. Cristoforo. C’era lui in cabina insieme ad un collega quando un gruppo di ragazzi ha lanciato alcune pietre contro il treno in corsa rompendo il vetro del parabrezza. Un gesto inquietante, forse frutto di una ragazzata, ma non per questo meno allarmante. La Cgil e la Uil Trasporti hanno espresso solidarietà al macchinista e ai colleghi sollecitando una nuova riflessione sul problema della sicurezza. Bellocchio lavora da anni come macchinista, ma negli ultimi tempi è diventato tutto più difficile.
Bellocchio, cosa è accaduto mercoledì mattina?
«Ho sentito un forte botto sul vetro e ho sbarrato gli occhi. Mi sono preso un bello spavento, il vetro si è rotto e ho subito tirato il treno di emergenza. Abbiamo rallentato per capire cosa era successo, ci siano affacciati e abbiamo visto un gruppetto di ragazzini che costeggiavano la ferrovia e guardavano verso il treno».
Cosa ha pensato in quel momento? Perché ha deciso di proseguire?
«Ho rallentato il convoglio e ho effettuato alcune verifiche tecniche per capire l’entità del danno. Il vetro è scoppiato, ma per fortuna sono vetri speciali e quindi non si è rotto, altrimenti il sasso ci sarebbe arrivato in pieno volto. Quando mi sono reso conto che si poteva procedere ho rallentato la velocità, mantenendola sempre sotto gli 80 chilometri orari e prestando particolare attenzione agli ingressi delle gallerie. Ho deciso di proseguire per i nostri viaggiatori, molti erano diretti a Bassano e dovevano prendere le coincidenze, chi per Padova e chi per Venezia. Non me la sono sentito di lasciare i passeggeri a piedi, visto che le circostanze lo permettevano abbiamo proseguito con il viaggio, seppure a rilento.
Come hanno reagito i passeggeri?
«Si sono accorti di quello che era successo, ma il capotreno ha fatto un ottimo lavoro e li ha tranquillizzati».
È la prima volta che in Valsugana accade un episodio di questo tipo, ma negli ultimi tempi si sono registrate diverse aggressioni sui treni e atti vandalici, è preoccupato?
«È più preoccupata mia moglie, quando non mi sente per un po’ si agita. In realtà questo è un lavoro dove possono capitare episodi delicati, può accadere di trovarsi una macchina sulle rotaie, come è successo in passato. Serve sempre molta attenzione, è chiaro però che il senso di insicurezza è aumentato e anche le aggressioni perché oggi i passeggeri non sono solo pendolari, ma anche gente che prende saltuariamente il treno e magari cerca di non pagare il biglietto.
Ne avete parlato con l’azienda?
«Si certo. Io sono anche un esponente del sindacato Uil e rappresentante dei lavoratori. Quello della sicurezza è un tema molto vasto e delicato, ma gli strumenti per garantire maggiore sicurezza ci sono. Per arginare il fenomeno servirebbe una maggiore presenza di addetti alla sicurezza, avere un agente in più è sicuramente un deterrente, così come avere più personale a bordo. Bisognerebbe partire almeno da questo».

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