12 marzo 2017 – Corriere del Trentino

«Cassa centrale» fra Chianti e Rovereto

 

Nonostante gli scossoni, con l’istituto di Bini Smaghi l’intesa prosegue Adesso però preoccupa la banca di Gios. Fracalossi: 11 sedi oltre Trento

Lo scossone in Chianti Banca — bilancio verso una perdita da 80 milioni, dimissioni del direttore Andrea Bianchi e di mezzo cda — non dovrebbe comunque incrinare il rapporto con il gruppo nascente di Cassa centrale Banca. C’è una certa tranquillità anche rispetto ai 20 milioni di bond subordinati sottoscritti da Ccb e Phoenix. Il problema piuttosto è il fronte interno: Cr Rovereto si avvia a chiudere il conto economico, anche nel 2016, con all’incirca con qualche milione di perdita, per cui occorrerà ricapitalizzare. Ma i rapporti fra Ccb, Federcoop e Cr Rovereto sono ai minimi storici.

A causa di una ispezione di Bankitalia più complessa di quello che ci si aspettava, il «socio forte» di Ccb, capace di oltre 310 milioni di patrimonio, arriva con il fiato grosso. Il presidente Lorenzo Bini Smaghi rimane in sella e si porta ancora in dote l’esperienza in Bce di cui Trento ha bisogno. Ma il «carisma» non è più quello di colui che ha abbandonato la way-out per scegliere Trento in un clima di «do ut des». La way out, a queste condizioni, sarebbe stata oggettivamente impossibile. Per questi motivi non è detto che a Bini Smaghi tocchino ruoli di prim’ordine, anche perché ci sono un paio di Bcc nel bresciano che potrebbero essere intenzionate a far valere il loro peso, nel caso decidessero di entrare nel gruppo di Ccb.

Si attende per il 31 marzo, data del convegno Ccb a Milano, una «prova di forza», per convincere le ultime banche indecise. Un carta che il presidente Giorgio Fracalossi si sta giocando è quella delle sedi territoriali: oltre a Trento, una volta se ne immaginavano 4/5;poisièsalitia7conilPiemonte; ora il presidente afferma che se ne apriranno 11. E nessuno si nasconde il possibile collegamento con le attività delle Federazioni regionali, destinate altrimenti a perdere importanza. Certo, se una sede territoriale di Ccb entrasse in funzione in un territorio, l’orizzonte sarebbe molto più roseo. Con 11 sedi Padova ci sarebbe di sicuro, ma pure Udine, accanto a una sede in Toscana, a Cuneo e così via.

Bene dunque l’apertura a livello nazionale, ma in Trentino c’è un malato abbastanza grave. La Rurale di Rovereto, con presidente Geremia Gios, anima critica del movimento cooperativo in generale, si appresta a chiudere ancora un volta un bilancio fortemente in perdita. I crediti deteriorati impatteranno molto nel conto economico 2016. A quanto risulta pure la struttura appare in sofferenza, perché ha difficoltà a incrementare le masse amministrate e il rapporto costi/ricavièancoraalto,intorno al 70-75%. I ricavi non crescono perché la situazione economica non migliora e la concorrenza si fa sempre più agguerrita. In questi casi allora ci si rivolge ai costi di gestione, ma anche qui si è già tagliato molto e, a quanto pare di capire, si è arrivati a un livello non più comprimibile.

A fine anno la Uilca, mettendo a confronto ChiantiBanca e le altre situazioni problematiche in Trentino, osservava che per gli 8 milioni di prestito subordinato a Cr Primiero si è deciso un taglio dell’8,5% del salario ai 60 addetti. E Cr Rovereto ha chiesto ai dipendenti un sacrificio di 540.000 euro all’anno a fronte di un sostegno complessivo di 13 milioni. «A ChiantiBanca, al contrario, sono stati dati subito i soldi. Spetta a noi sindacati chiedere il motivo di un tale comportamento a Federcoop? Evidentemente sì, se nessun altro lo fa». Adesso probabilmente su Rovereto occorrerà intervenire ancora, ma i sindacati non vogliono che ai dipendenti vengano chiesti ancora sacrifici. Gios dovrebbe convincere Ccb e Federcoop, ma l’impressione è che la sua vittoria contro Paolo Spagni gliela vogliano far pagare con gli interessi.

Scarica il pdf: Cassa centrale ART 120317