1 marzo 2018 –  Corriere del Trentino

Contratti, patto sindacati-industria Timori su Laborfonds e Sanifonds

Nel mirino la protezione inserita in Finanziaria.

Chiuso il confronto a livello nazionale fra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sul nuovo modello di contratto. Soddisfatte le parti, in Trentino Lorenzo Pomini (Cisl) parla di «capolavoro politico, segnale di pragmatismo a ridosso delle elezioni» e Walter Alotti sottolinea «il rilancio delle relazioni industriali» e la ridefinizione del perimetro di contrattazione, «in modo da evitare il dumping». Franco Ianeselli, segretario Cgil, sottolinea i passaggi che spingono sulla «partecipazione dei lavoratori nelle imprese». Un passaggio però rischia di essere pericoloso per il Trentino: in tema di previdenza complementare viene criticata l’ultima legge di bilancio che preserva istituti come Laborfonds e Sanifonds. «Spero che queste istituzioni territoriali vengano salvaguardate» si augura Ianeselli. A detta dei tre segretari confederali trentini, l’accordo con Confindustria è importante e si confida in una ratifica il prossimo 9 marzo. «Occorre una legislazione di sostegno— osserva il segretario Cgil —, ma è giusto che i contratti vengano firmati da soggetti datoriali e sindacali effettivamente rappresentativi ». In caso contrario dovrebbe venir meno la validità. Lo scopo è evitare la corsa al ribasso, come sottolinea Alotti, con accordi esclusivamente peggiorativi per i lavoratori. «Chissà cosa ne penserà Confindustria Trento, che non ha mai voluto sentir parlare di partecipazione degli addetti — prosegue poi Ianeselli —. L’accordo parla di “modalità di partecipazione più efficaci e incisive rispetto al passato, con particolare riferimento agli aspetti di natura organizzativa”». Per far ciò l’idea è di intervenire sui contratti di secondo livello, con un sistema di relazioni industriali «più flessibili». Pomini si concentra sul portato politico: «In questa campagna elettorale in cui tutti sono contro tutti, in cui si promettono spese esorbitanti senza badare alle reali coperture, le parti sociali si accordano per rinnovare i criteri di rappresentanza. È un bel segnale per il Paese». Il problema è che a volte i ragionamenti a livello nazionale possono entrare in conflitto con la prassi a livello locale. In sede di Finanziaria il senatore Franco Panizza aveva fatto passare un emendamento «salva Laborfonds e Sanifonds ». In particolare, per quanto riguarda la previdenza complementare, si evitava «che parte della contribuzione spettante ai lavoratori fosse distratta da Laborfonds e versata dalle aziende del territorio ai fondi nazionali delle varie categorie». L’accordo fra Confindustria e confederali però ha un diverso punto di vista: «La contribuzione alla previdenza complementare e la sua destinazione sono frutto di un equilibrio contrattuale complessivo tra le organizzazioni sindacali di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori e le parti datoriali. La messa in discussione di questo principio, da parte del legislatore (in Finanziaria, ndr), non solo incide sull’autonomia contrattuale collettiva alterandone gli equilibri ma, cosa ben più grave, mette in discussione la funzione oggi assegnata ai fondi». Dato che a livello nazionale sembra ci sia un pressing verso un’interpretazione della legge che di fatto aggiri la protezione ai fondi regionali, una spinta così forte di Confindustria e sindacati può aumentare questo pressing. Per questo Ianeselli si augura che si trovi il modo di «salvaguardare » queste strutture regionali.

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