23 settembre 2018 – Corriere del Trentino

«Destino diverso per Mediocredito

Sia banca ad azionariato popolare» La proposta di Alotti (Uil). «Venga affidata a soci forti come Isa, Itas e Caritro»

In attesa che si sblocchi la partita Mediocredito Trentino Alto Adige — per cui si dovrebbe arrivare alla vendita delle quote pubbliche entro fine anno, in occasione della nascita della capogruppo Cassa centrale banca — la Uil trentina lancia il sasso. «Visto che la banca sembra non essere più così indispensabile per Ccb, sarebbe il caso di trasformarla in una banca ad azionariato popolare, affidata ad alcuni soci forti trentini, come Isa, Itas, la Finanziaria Trentina e Fondazione Caritro» dice il segretario Alotti.
Provincia di Bolzano, Trento e Regione hanno rispettivamente il 17,489% del capitale sociale di Mediocredito Trentino Alto Adige. Crr-Fin spa, il contenitore di Casse rurali e Raiffeisen, ha il 35,2%, con piccole partecipazioni di altre Bcc per arrivare al 36,5%. Mancano un 7,8% di Sparkasse, 2,9% di Volksbank, 0,2% di Itas. La banca ha 182 milioni di patrimonio e un capitale sociale di 58 milioni. Per effetto della legge Madia i soci pubblici dovrebbero cedere le quote. Da tempo si lavora per far diventare l’istituto la «banca delle imprese» del nascente gruppo di Ccb.
Walter Alotti, segretario generale della Uil trentina, accende il faro, in un periodo in cui il dibattito intorno al credito cooperativo è assorbito dal braccio di ferro fra Ccb e Federcoop e dall’accettazione, obtorto collo, delle nuove regole che le Rurali dovranno far proprie con passaggio assembleare. «Ccb aveva bisogno, fino a qualche mese fa, anche del patrimonio di Mediocredito per superare la soglia del miliardo di euro, necessaria per il via libera della Bce, e la Provincia di Trento era disposta a cedere Mediocredito, con una procedura un po’ border line, ad un prezzo probabilmente inferiore al valore di patrimonio netto. I bolzanini, più accorti, si sono opposti, intendendo non rinunciare al valore della propria quota di partecipazione»
afferma Alotti. Per Ccb a questo punto «Mediocredito sembra non essere più così indispensabile» sostiene il segretario. La legge Madia però continua ad imporre la dismissione delle quote da parte degli enti pubblici, quindi che fare? «A nostro avviso la soluzione migliore, che garantirebbe di avere tra qualche anno almeno una banca con “testa” e “fiscalità” di sicuro a Trento, sarebbe quella di trasformarla in una banca ad azionariato popolare (sui conti correnti dei trentini giacciono oltre 11 miliardi di euro inutilizzati e remunerati poco). Inizialmente ci dovrebbe essere la presenza dei soci pubblici, con un chiaro piano di dismissione delle loro quote a favore sia dei cittadini e soprattutto di alcuni soci “forti” trentini (Isa, Itas, Fondazione Caritro, La Finanziaria Trentina, ecc…) che ne esprimerebbero la guida manageriale garantendo la fiducia ai cittadini trentini».
«Molti rimpiangono ancora la Banca Popolare del Trentino ed i dividendi che staccava ai soci, per non parlare di quanto sia difficile ormai tornare in possesso dei soldi delle quote associative delle Rurali. Il business del “nuovo” Mediocredito sarebbe quello delle imprese, degli artigiani, delle grandi operazioni strutturali (a regia e supporto pubblico), magari anche in pool con le Rurali trentine come già avviene da anni, in modo da essere complementare a quel mondo cooperativo, incentrato ormai più sulle famiglie, e non lasciare l’attuale prateria creditizia alle banche altoatesine (vedi le recenti operazioni tipo Sparkasse– Pastificio Felicetti). In tempo di elezioni e programmi, mai così evanescenti, nessuno ha ancora proferito parola su questo importante nodo da cui potrebbe dipendere, in parte, anche la futura autonomia economica e finanziaria del Trentino» chiude Alotti.

Scarica il pdf: Mediocredito ART 230918