3 maggio 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

 Giustizia, lavoratori in fermento

Ieri l’assemblea. I sindacati scrivono a Kompatscher: siamo preoccupati

Una missiva inviata alla presidenza della regione Trentino Alto Adige, l’appello accorato ai presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher affinché «onorino gli impegni presi con il personale e convochino il sindacato». E al momento: nessuna risposta. I lavoratori e le lavoratrici di corte d’appello, procura, tribunale (sia di sorveglianza e minorile) e ufficio Unep dovranno aspettare. Ancora.

Dopo 3 anni e 4 mesi dalla legge di stabilità che ha fissato la delega delle funzioni di giustizia alla regione e a quasi due mesi dalla norma di attuazione, restano numerosi i nodi da sciogliere. «Non abbiamo ancora un verbale di concertazione, c’è un ritardo fortissimo nel riconoscimento delle anzianità di servizio, non è garantito un pieno diritto di opzione. Siamo molto, molto, preoccupati» afferma Giuseppe Pallanch, della Cisl Fp, all’uscita dell’assemblea del personale tenutasi ieri presso il palazzo della Regione. Un luogo scelto non casualmente, visto che il destino dei 400 lavoratori della giustizia (170 impiegati negli uffici giudiziari dell’Alto Adige, 230 in Trentino) è proprio nelle mani della Regione. «Abbiamo chiesto a Kompatscher di incontrarci ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta: è ora che la politica si prenda le proprie responsabilità, che usi l’Autonomia con spirito di responsabilità e non secondo la logica delle spartizioni» ribadisce Luigi Diaspro della Fp Cgil.

In particolare, i lavoratori sono preoccupati dal fatto che, a oggi, ancora non si conosce il progetto organizzativo che regolerà questo importante cambiamento, né le modalità con cui si farà fronte alla carenza degli organici, né tanto meno è prevista al momento la possibilità di trasferimento volontario presso altre amministrazioni per i dipendenti interessanti (condizione che, fanno sapere i sindacati, è stata sempre garantita nei precedenti processi di delega di funzioni).

E ancora: «Non sappiamo quali saranno le risorse necessarie all’adeguamento degli organici e per le riqualificazioni professionali e lamentiamo una vera e propria empasse nell’elaborazione della tabella di equiparazione. La politica deve dimostrare di voler investire nella giustizia, bisogna riconoscere la giusta professionalità ai lavoratori e non svenderli» puntualizza Carlo Alberto Incapo, Uil Pa.

Il tutto, senza dimenticare che l’ipotesi di rinnovo del contratto regionale prevede «espresse revoche di istituti contrattuali a oggi presenti. Istituti che — sottolineano i sindacati — valorizzano l’anzianità di servizio del personale che proviene da altre amministrazioni ai fini di riconoscimenti professionali ed economici». I lavoratori, dunque, temono di poter diventare vittime di pesanti discriminazioni e si dicono pronti a continuare la mobilitazione. Almeno fino a quando non riceveranno risposte.

Scarica il pdf: giustizia ART 030517