28 ottobre 2018 – Corriere del Trentino

Grande Distribuzione Organizzata. Largher (UILTuCS): «Settore difficile Viene richiesta presenza continua»

Più supermercati, meno lavoro
La mappa della grande distribuzione. Largher (Uil): penalizzati da self service e appalti

Un settore che, per quanto riguarda i lavoratori, naviga nella più grande incertezza. Orari, organizzazione della vita privata, concorrenza dovuta alle continue aperture che portano spesso ad altrettante chiusure. Incertezza che spinge molti a preferire l’impiego in fabbrica, più insalubre dal punto di vista del luogo di lavoro ma più regolare nelle turnazioni. Walter Largher (segretario regionale della Uiltucs) non ha dubbi. L’universo della grande distribuzione organizzata in Trentino è un mondo ostile ai lavoratori.
Qual è la situazione contrattuale?
«In alcuni casi esiste una contrattazione integrativa consolidata,
in altri casi no. Ogni gruppo fa storia a sé: con Sait abbiamo un dialogo a livello territoriale, mentre con Lidl abbiamo una contrattazio ne di tipo nazionale che è stata chiusa solo qualche mese fa. Tendenzialmente le aziende permettono una  contrattazione nazionale o aziendale di tipo economico, ma lasciano pochissimo spazio sulla contrattazione di tipo normativo: orari di lavoro, regole che stabiliscono chi può ottenere il part time, modalità di definizione degli orari spezzati o continuati, pratiche di scelta dei periodi di ferie o i giorni di permesso».
Quali sono le problematiche più gravi?
«La concorrenza sempre più spietata porta alla continua apertura di nuovi punti vendita e questo ricade direttamente sulle spalle dei lavoratori. Sait, che mette in discussione la contrattazione integrativa, si inserisce in questo contesto. Era una delle poche realtà che aveva un elemento fisso legato alla presenza e avevamo aperto un dialogo cercando di stabilire che, se ci sono degli obiettivi da raggiungere perché la realtà resti collaborativa, si può fare anche in un clima di collaborazione. Legare i premi salariali agli obiettivi invece li rende sempre più difficili da raggiungere, perché la concorrenza porta via incrementi di fatturato e vendita».
A sempre maggiori aperture corrisponde un aumento dei dipendenti? «Assolutamente no, anzi le aziende si stanno organizzando in controtendenza. Il rapporto tra metrature e personale è sempre più alto perché le aziende si strutturano sempre più come self service, riducendo i banchi del servito. In alcuni grandi discount restano soltanto i lavoratori in cassa e pochissimi che riordinano gli scaffali durante il giorno. Ma ci sono anche altre considerazioni. Poli, per esempio, mantiene i dipendenti diretti solo in orario di apertura, facendo fare service alla clientela, mentre l’approvvigionamento viene fatto fare da lavoratori delle cooperative. Durante la notte gli scaffali vengono riempiti e sistemati dai dipendenti delle cooperative, per il 95% ragazzi stranieri, che poi se ne vanno. Un bel risparmio per l’azienda, che non assume e paga solo al bisogno. Tutte le aziende si stanno organizzando in questo modo».
E per quanto riguarda gli orari di apertura?
«Gli orari di lavoro sono uno degli aspetti più problematici. Nella maggior parte delle aziende l’orario viene consegnato il venerdì o il sabato, cosa che impedisce l’organizzazione della vita privata. Ci sono casi di famiglie che di fatto non si incontrano mai. In una società civile si devono stabilire delle regole: per alcuni lavori — ospedali, farmacie, carabinieri — c’è bisogno di presenza continua perché si tratta di un problema di sopravvivenza. I supermercati non rientrano in questa categoria».

Scarica il pdf: GDO ART 281118