28 maggio 2017 – Corriere del Trentino

Lavoratori atipici,

ecco l’esercito

dei somministrati

L’Inail: 16.000 in regione. Viaggio tra i precari

Sono giovani, ma c’è anche chi supera i trenta; spesso si tratta di donne. Lavoratori immersi nel limbo contrattuale dell’incertezza lavorativa, della somministrazione, delle collaborazioni coordinate e continuative o a progetto che furono, delle partite Iva e di quelli che un tempo erano i voucher. I precari, insomma. Coloro che non riescono a ottenere un’occupazione stabile garantita da un contratto a tempo indeterminato, «cartina al tornasole dell’attuale precarizzazione dei rapporti di lavoro» secondo Walter Alotti, segretario della Uil, dove li hanno visti schizzare dai 200 del 2012 ai 660 del 2016.

Certo, a gonfiare la base della UilTemp, la categoria che si occupa dei lavoratori «atipici», ci sono anche le adesioni che possono derivare dalla fruizione di servizi sindacali, fiscali o amministrativi (dal marzo dell’anno scorso, ad esempio, c’è l’obbligo di comunicare le dimissioni al Ministero del lavoro esclusivamente in via telematica) oppure da persone che un lavoro non ce l’hanno ancora e per cercarlo si avvicinano al sindacato (la Uil, fra l’altro, ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con l’agenzia di somministrazione Tempor). «La maggior parte di loro, tuttavia, insegue un orientamento — spiega Lorenzo Sighel, membro del direttivo UilTemp — spesso sono persone che lavorano ma non sanno bene come, in che modo siano inquadrate, e sentono la necessità di essere tutelate». La speranza è «fungere da magnete», per far capire anche a questo tipo di lavoratori «che avere consapevolezza e difesa è possibile anche per loro».

Spesso, tuttavia, i sindacati vengono accusati di non rappresentare i giovani, i precari e le nuove forme di occupazione; di non essersi adeguati, insomma, ai cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro. «Sul fronte sindacale c’è un’effettiva inadeguatezza — ammette Sighel — ma a una crisi del lavoro corrisponde per forza anche una crisi delle parti sociali. Come si fa a tutelare un soggetto al quale, se solo accenna a rivolgersi al sindacato, non viene rinnovato il contratto? Bisogna operare dietro le quinte ed è complicato».Tuttavia, secondo l’operatore della camera sindacale, «il rinnovamento comunicativo messo in atto di recente ha fatto capire che la categoria sta facendo qualche passo in una direzione più coinvolgente, verso ambiti tradizionalmente tagliati fuori».

La parte del leone, in via Matteotti, la fanno i somministrati. Del resto, stando alle stime Inail, nel 2016 le assunzioni con questa tipologia di impiego in regione sono state 16.247 (quelle totali, secondo un’indagine Unioncamere, poco più di 34.500). I settori a maggiore occupazione interinale, sempre secondo l’Inail, l’industria alimentare, quella dei metalli, il settore dell’informatica e dei servizi alle imprese, il commercio al dettaglio. «A Trento la nostra base più solida è al Muse» rileva Sighel.«C’è poi tutto il mondo degli ex co.co.co., dei contratti a progetto, delle partite Iva — aggiunge Alotti — l’introduzione del Jobs act e l’abolizione dei voucher hanno stravolto la normativa, limitando l’applicazione di queste forme contrattuali ma creando al contempo un’area grigia, un limbo, un vuoto che rende necessario il ricorso a modalità di contratto diverse, che venivano usate in maniera ridotta, come il contratto a chiamata, che pare essere uno dei possibili punti di partenza per definire nuovi schemi contrattuali flessibili con un minimo di copertura». Ovvero con la possibilità, compatibilmente con le regole dell’Inps, di avere ad esempio accesso agli ammortizzatori sociali, opportunità che ai lavoratori con voucher era preclusa.

Nel quadro a tinte fosche del lavoro precario, tuttavia, secondo il segretario generale della Uil del Trentino esiste anche chi ne intravede dei lati positivi: «Molti giovani oggi non cercano un posto a tempo indeterminato a tutti i costi — conclude — tanti hanno una vita poco strutturata e preferiscono rapporti più agili, consapevoli del vulnus economico o normativo, ma anche della maggiore libertà rispetto all’eventualità di cambiare il corso della propria esistenza».

Scarica il pdf: atipici ART 280517