01 agosto 2019 – Corriere del Trentino

 Mediocredito banca pubblica? Erzegovesi boccia Fraccaro. Alotti (Uil) rilancia alle aziende

 

A frenare l’ipotesi del ministro Fraccaro è Luca Erzegovesi, docente di finanza aziendale all’Università di Trento e esperto di gestione delle crisi bancarie. «L’impressione è che la proposta del ministro sia basata più su una questione di principio che su uno studio di fattibilità. Una sorta di ritorno al passato, a un modello anni ‘50». La partita in gioco è quella del destino di Mediocredito Trentino Alto Adige, in previsione di passare a Ccb. La vicenda è recentemente tornata sotto i riflettori dell’attenzione pubblica dopo i recenti accordi di salvataggio di Carige che vedono in prima fila anche Cassa centrale banca.
Era stato il ministro trentino in quota 5 Stelle Roberto Fraccaro a lanciare l’idea: «preservare la natura pubblica di Mediocredito Trentino Alto Adige» creando una «vera e propria banca pubblica per gli investimenti, sul modello tedesco». Ipotesi davanti alla quale lo stesso Fugatti non si era sbilanciato. Ora arriva il giudizio tecnico di Erzegovesi.
«La possibilità che Mediocredito resti una realtà pubblica è legata al sostegno, politico ed economico, di enti come la Provincia di Trento e di Bolzano. Dubito dell’interesse in Alto Adige, sul territorio ci sono già le Raiffeisen e altre due banche locali molto forti». Considerazioni legati al contesto locale che si uniscono ad analoghe analisi di ordine generale. «L’assetto publico è una forma bancaria che va controcorrente rispetto agli indicatori dei grandi gruppi di consulenza internazionali». Particolare è il caso altoatesino: «Raiffeisen ha optato per una forma bancaria autonoma, con una struttura di assorbimento del rischio basato sull’Ips: non una holding, ma una sorta di cassa di garanzia».
Quali sarebbero i possibili sviluppi se, come pare, la quota di Mediocredito in mano alle Provincie e alla Regione (52,5%) passasse a Ccb? «Probabilmente Mediocredito continuerebbe a operare come banca specializzata in operazioni di durata medio lunga all’interno di Ccb — ipotizza Erzegovesi — Ciò darebbe la possibilità alle casse rurali di accede a finanziamenti per industria, edilizia e agricoltura con importi più alti. Si aprirebbe inoltre un canale per raccogliere fondi su un mercato internazionale in cui Mediocredito è già presente».
La proposta del ministro trentino non convince nemmeno Walter Alotti, segretario generale dell Uil del Trentino, che taglia corto: «Rendere Mediocredito una banca pubblica non è possibile. Ma esistono altre possibilità». Possibilità di cui Alotti si era già fatto sostenitore, e che ora rilancia nella speranza che la partita si possa riaprire. «Sarebbe il caso di trasformarla in una banca ad azionariato popolare, con alcune aziende forti del territorio come azionisti principali, ai quali si accompagnerebbero i cittadini».
Un «modello diffuso» che dovrebbe limitare il temuto allontanamento della banca dal territorio. «C’è stato un costante indebolimento al sostegno delle imprese del territorio: i contributi alle aziende trentine sono diminuiti notevolmente» critica Alotti. Ma il problema, sostiene ancora il sindacalista, sono proprio le imprese — mesi fa si era parlato di Isa, Itas e Caritro — che avrebbero dovuto per prime scommettere sull’operazione. «La classe imprenditrice trentina non è coraggiosa, chiedono ma non investono» critica Alotti.
A non esporsi è il presidente di Mediocredito Franco Senesi: «Il mio compito è amministrare al meglio la banca — commenta brevemente — Su tutto ciò che esula dalla gestione e riguarda lo sviluppo strategico io non intendo esprimermi, invadendo ambiti non di mia competenza».

Scarica il pdf: Mediocredito ART 010819