03 luglio 2019 – Trentino

 Piano per la natalità. Cgil, Cisl e Uil: «Manovre mal disegnate che rischiano di creare forte iniquità sociale»

La Giunta provinciale rivendica la bontà del piano per la natalità contenuto nella manovra di assestamento di bilancio, ma per Cgil Cisl Uil le misure per le famiglie con figli «sono disegnate male e rischiano di risultare inique e poco efficaci, oltre che diventare potenzialmente un disincentivo al lavoro». Per questo i sindacati, in una nota, lanciano un appello al Presidente Fugatti: «Lasciamo da parte la propaganda – scrivono in una nota i segretari generali Franco Ianeselli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) -. Sediamoci intorno ad un tavolo e verifichiamo insieme strade alternative per sostenere le famiglie». Per le organizzazioni sindacali trentine infatti i problemi sono almeno tre. Il primo riguarda la decorrenza del bonus nascita. «Verranno “premiati” solo i bambini nati a partire dal 1° gennaio 2020. Le famiglie con figli minori di tre anni nati prima di quella data non riceveranno nulla. La cosa è assurda perché i bambini e le loro famiglie dovrebbe essere uguali di fronte alle necessità di sostegno. Invece la Giunta amplifica le disuguaglianze proprio grazie alle politiche pubbliche che dovrebbero essere usate per ridurle». In secondo luogo manca un sistema di coordinamento tra i contributi e le agevolazioni statali e quelle provinciali. «Il bonus nido Inps – premettono i sindacalisti – è stato introdotto dal governo Gentiloni ed è stato esteso per i prossimi tre anni dal Governo Conte. Ma in assenza di un meccanismo di raccordo tra interventi nazionali e provinciali si rischia di fare un favore solo alle casse dello Stato, creando confusione nelle famiglie che hanno iscritto i propri bambini al nido». Infine il terzo problema. Sia l’assegno di natalità, sia la riduzione delle rette dei nidi riguardano solo i nuclei con un Icef 0,40: vi rientrano un numero consistente di nuclei familiari in Trentino ma una gran fetta del ceto medio ne è escluso. «In pratica – avvertono i sindacati – chi sta sopra quella soglia può arrivare a perdere anche 5.700 euro all’anno di benefici. Ciò rischia di creare un potente disincentivo a lavorare inducendo le famiglie a ridurre i propri redditi fino alla soglia Icef di 0,40. Basti pensare che è sufficiente avere dei redditi medi, qualche risparmio in banca o ereditare un piccolo immobile per essere immediatamente esclusi».

Scarica il pdf: natalità ART 030719