26 maggio 2019 – Trentino

«Piano natalità, si rischiano misure inique». Nidi e bonus bebè. I sindacati: serve un coordinamento con gli interventi statali

 Contrastare la denatalità abbassando i costi dei servizi alla prima infanzia per le famiglie e sostenendo i redditi dei giovani che lavorano sono obiettivi da sempre condivisi da Cgil Cisl Uil del Trentino. «Ma precisano i segretari generali dei sindacati confederali Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti gli strumenti abbozzati dalla Giunta provinciale vanno rivisti e approfonditi perché, pur apparendo molto generosi, rischiano nella pratica di avere effetti limitati e poco equi in quanto privi di un minimo di coordinamento con le misure statali e provinciali esistenti».
L’auspicio di Cgil Cisl Uil si legge in una nota congiunta è che le indicazioni degli assessori Mirko Bisesti e Stefania Segnana non si riducano ad una semplice uscita preelettorale, ma che i contenuti di questo piano per la natalità possano essere discussi ad un tavolo tecnico facendo in modo che le ingenti risorse impegnate vengano utilizzate in modo efficace ed equo. «Noi abbiamo pronte una serie di proposte operative rilanciano Ianeselli, Pomini ed Alotti e siamo disponibili al confronto anche subito».
A questo proposito i sindacati ricordano per esempio che proprio il governo Lega-5Stelle ha recentemente potenziato per i prossimi tre anni il bonus nido dell’Inps che permette di abbattere da un minimo del 30% ad un massimo del 100% le tariffe degli asili nido anche in Trentino. Senza un coordinamento con le agevolazioni statali, il paradosso sostengono i sindacati è che un ulteriore abbattimento delle rette a livello locale potrebbe produrre in alcuni casi un incremento dei costi reali per le famiglie e si tradurrebbe immediatamente in un risparmio per le casse dello Stato a fronte di un aumento di spesa per il bilancio provinciale.
«L’ipotesi di garantire un contributo mensile di 250 euro per tre anni per ogni bambino nato in Trentino rappresenta un impegno finanziario ingente affermano ancora i sindacati si tratterebbe di circa 15 milioni di euro all’anno. Anche per questo motivo va valutato bene l’impatto di questa misura, anche a partire dal rapporto con l’Assegno unico provinciale che serve proprio a sostenere le famiglie con figli». Per le organizzazioni sindacali, se progettato male, questo nuovo bonus potrebbe diventare iniquo, premiando le famiglie più ricche che non fanno le dichiarazioni ICEF a discapito di quelle più povere . Sullo sfondo poi c’è sempre il rischio di produrre effetti disincentivanti sulla propensione al lavoro in particolare della componente femminile ». «Per questi motivi concludono i segretari generali di Cgil Cisl Uil da una Giunta che ha sempre affermato la necessità di sostenere le famiglie più deboli e di incentivare il lavoro ci attendiamo che agisca di conseguenza ascoltando chi rappresenta migliaia di lavoratrici e lavoratori e quindi di famiglie».

Scarica il pdf: natalita ART 260519