16 gennaio 2019 – Trentino

SAIT, LA CRISI NON RICADA SU CHI LAVORA

Sulla vicenda Sait non c’è nessuno, tra i sindacati, che si diverte a giocare all’antagonista solo per il piacere di agitare la lotta fine a se stessa. Lo scopo del sindacato in questa partita è solo uno: compiere ogni sforzo possibile per assicurare a tutti i lavoratori e alle lavoratrici che rappresentiamo un nuovo contratto integrativo dignitoso. Non c’è nessuno tra noi che si diverte ad esercitare l’arte del conflitto al solo scopo di lisciare il proprio ego “da sindacalista”. Ed è per questa ragione che le parole scritte dal presidente Dalpalù su questo giornale, gentile direttore, ci paiono strumentali e dirette ad uno solo scopo, peraltro non nuovo: rompere il fronte sindacale e indebolire in questo modo i lavoratori.
Ebbene, non sarà così. Se ne faccia una ragione il presidente Dalpalù. Sulla vertenza per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, che – vale la pena ricordarlo i vertici del consorzio hanno disdettato in modo unilaterale, i sindacati continueranno la loro trattativa compatti. Abbiamo presentato uniti la nostra piattaforma, abbiamo elaborato le nostre proposte unitarie e uniti scriveremo la conclusione di questa vertenza.
Non ci stiamo al gioco di chi divide tra seri e non seri, tra falchi e “colombelle”, ignorando volutamente le positive esperienze di contrattazione unitaria che il sindacato trentino ha firmato in molte aziende del settore. Siamo tutti sindacalisti seri e ogni nostra proposta avanzata ai tavoli di trattativa così come ogni mobilitazione è il frutto di decisioni assunte dalle assemblee dei lavoratori. Certamente per la nostra controparte sarebbe più semplice avere di fronte un “sindacato aziendalista”. Ci dispiace deluderli, noi stiamo sempre dalla parte dei lavoratori.
Ed è proprio per questa ragione che Filcams ha reso noto il caso di un nuovo licenziamento. E chiariamo che di licenziamento si tratta: in base a quanto prevede la nuova legislazione sul lavoro “l’intenzione di procedere a licenziamento per giustificato motivo oggettivo” prevede l’attivazione della conciliazione al Servizio Lavoro.
Lo si chiami come si vuole la sostanza non cambia e il dipendente in questione è stato lasciato a casa dal giorno seguente al ricevimento della comunicazione, poiché dispensato dal periodo di preavviso. E ci risulta che non sia un caso isolato: sembra che altre lettere simili siano già partite e, abbiamo buone ragioni per ritenere che altre ne partiranno nei prossimi giorni.
La gravità di questo episodio, per tutte e tre le sigle sindacali, è nel fatto che la riorganizzazione del consorzio continua ad erodere posti di lavoro. I numeri parlano chiaro: nel 2014 i dipendenti di Sait erano 707, 636 prima della cassa integrazione; si sono ridotti a 572 prima degli 80 licenziamenti di aprile scorso ed oggi sono calati ancora, arrivando a 472.
Ha ragione Dalpalù quando definisce quella riorganizzazione sofferta: lo è stata per tutti i sindacati. Una pesante assunzione di responsabilità determinata dalla decisione referendaria dei lavoratori e comunque pensando che dopo non ci sarebbero stati altri licenziamenti. I fatti di questi giorni dimostrano il contrario. E il tutto avviene mentre si prosegue sulle esternalizzazioni con la sostituzione di personale con altro meno costoso e il Consorzio chiude bilanci con numeri importanti: circa 7,5 milioni di euro di avanzo nel 2017, sembra 10 milioni di euro nel 2018. È una situazione paradossale in cui l’unico aspetto di coerenza sembra essere la volontà di riorganizzare facendo pagare il prezzo ai lavoratori a colpi di licenziamenti.
Il Sait ha vissuto una fase di complessa crisi, ma pensare che le conseguenze di quella cattiva gestione cadano solo sui dipendenti è inaccettabile. Gli amministratori hanno responsabilità enormi: i lavoratori sono stati mandati a casa, mentre per il presidente non è cambiato nulla.
Per quanto riguarda il destino dei Superstore, pur consapevoli che si tratta di una questione diversa rispetto all’integrativo, non possiamo dimenticare che Sait detiene il 50 per cento di quella società e che si ostina a non fare chiarezza, lasciando nell’incertezza più assoluta 230 lavoratori e lavoratrici.
In conclusione cogliamo l’appello alla saggezza del presidente Dalpalù con l’auspicio che quella stessa saggezza che si attende da tutti i sindacati ci sia anche da parte sua e della direzione aziendale e che si possa finalmente costruire un accordo serio che tuteli le retribuzioni dei lavoratori. Questa è la nostra unica “stella polare”.
Roland Caramelle
segretario Filcams del Trentino
Lamberto Avanzo
segretario Fisascat del Trentino
Vassilios Bassios
segreteria Uiltucs del Trentino

Scarica il pdf: Sait ART 160119