29 settembre 2018 – Trentino, Corriere del Trentino

Sait, schiaffo ai lavoratori

Disdetta dell’integrativo

I sindacati: «Esterrefatti»

A sorpresa il Sait ha deciso di disdire il contratto integrativo dei dipendenti. Un gesto unilaterale, che suona come uno schiaffo per i sindacati che solo nell’aprile scorso hanno trattato il licenziamento di 80 persone.
Ad un primo conteggio, la perdita economica per i dipendenti, circa 500, è di circa 2500 euro lordi all’anno. L’integrativo avrebbe avuto validità fino alla fine del 2019. Il termine entro cui procedere con la disdetta scadeva domani, per cui il Sait ha aspettato fino all’ultimo, senza avvisare preventivamente i sindacati, presentando loro la decisione presa via mail certificata.
Il presidente Renato Dalpalù e il direttore Luca Picciarelli hanno spedito una lettera i dipendenti: «Non solo licenziamenti: nessun costo aziendale è rimasto indenne. Ma l’azienda non può e non deve fermarsi, deve mantenere il coraggio per essere agile nella competizione». Una nota del cda in serata ha spiegato che occorre superare «logiche anacronistiche». «L’obiettivo non è assolutamente quello di togliere risorse ai lavoratori, ma di distribuirle correlate a risultati concreti e misurabili. Il criterio del merito deve permeare ogni cellula dell’azienda». Lo stop a tutti i contratti integrativi, compreso l’accordo di produttività che trasformava in variabile un premio di presenza fisso, entrerà in vigore da gennaio. Tre mesi sono considerati «un periodo più che congruo» per trovare un nuovo accordo. «La disdetta non è un atto ostile, ma uno stimolo». Dalpalù aggiunge: «Spero che la decisione non sia strumentalizzata».
I sindacati invece sono a dir poco arrabbiati. Roland Caramelle (Filcams Cgil) è sempre stato critico nei confronti dell’accordo sui licenziamenti, perciò ha buon gioco: «È una scelta grave che purtroppo conferma che la strategia è di far pagare ai dipendenti i costi di una riorganizzazione necessaria». Una decisione che «mette la parola fine a una positiva storia di contrattazione integrativa».
Lamberto Avanzo (Fisascat Cisl) si dice «esterefatto da una modalità operativa che utilizza il pugno di ferro come unica strada». «C’è contraddizione fra l’applicazione del solo contratto nazionale per risollevare la coop e il mantenimento di un bilancio in attivo di milioni di euro».
Mettersi a discutere dopo la disdetta «è un ricatto — per Vassilios Bassios della Uiltucs —. Con un colpo di spugna si cancellano gli accordi che riguardano anche i punti vendita. Non siamo disposti a trattare al ribasso: non un passo indietro rispetto a quello che era già un diritto dei lavoratori». E sempre nella Uiltucs Walter Largher si rivolge alla Filcams Cgil: «A questo punto spero in un’azione più unitaria da parte del sindacato».

Scarica il pdf: Sait ART 290918