03 agosto 2019 – Trentino

Appello di 222 docenti a Bisesti «Subito gli esami di riparazione»

Scuola. Petizione di insegnanti di medie e superiori all’assessore provinciale: «Si responsabilizzeranno gli studenti, oggi impegno inadeguato a superare le lacune». Duro affondo sui progetti extracurriculari: «Non sempre sono limpidi»

L’assessore provinciale Mirko Bisesti non è “rimandato a settembre”: anzi, a 222 docenti trentini di scuole medie e superiori la sua idea di ripristinare appunto i vecchi esami di riparazione piace molto. Un “ritorno al passato”? Niente affatto. Anzi in tal modo saranno maggiormente responsabilizzate le scuole e gli stessi studenti a concentrarsi di più nel recupero delle lacune. E si eviterà di disperdere energie (e risorse economiche) in progetti extra-curriculari “non sempre limpidi”, così scrivono i docenti, a tutto vantaggio delle attività di recupero e sostegno degli studenti.
Sulla proposta la scuola trentina ha già avuto modo di dividersi. Recentemente l’associazione dei dirigenti scolastici, per bocca del suo presidente Paolo Pendenza, si è detta scettica, mentre Pietro Di Fiore segretario della Uil Scuola ha commentato con favore il ritorno alla bocciatura a giugno con gli esami di riparazione a settembre.
Ora nel dibattito entrano direttamente i docenti e lo fanno con una lettera inviata allo stesso assessore Bisesti e al dirigente generale del Dipartimento Istruzione Roberto Ceccato. L’iniziativa, come si dice in questi casi, è di quelle “pesanti”, tale da non poter passare sotto silenzio, sia per il numero di firmatari (in provincia di Trento i docenti di medie e superiori sono circa 3200: e dunque 222 sono una fetta rilevante), sia per la grande varietà di scuole in cui i firmatari insegnano: di fatto, sono rappresentati tutti gli istituti provinciali.
Va da sé insomma che questa lettera è destinata ad alimentare ulteriormente il dibattito sulla questione. Nel frattempo, l’assessore Bisesti incassa un gradimento che certamente farà pesare qualora decidesse di formalizzare il progetto in una proposta concreta. Che non dovrebbe tardare molto: si parla infatti di una reintroduzione degli esami di riparazione già dall’anno scolastico 2020-21.
I 222 docenti anzitutto evidenziano come il sistema adottato in provincia di Trento abbia sin qui «mostrato tutti i suoi limiti». E spiegano: «Il titolo di promozione assegnato a giugno rende di fatto ininfluente la verifica condotta sul superamento delle lacune. Ciò determina per alcuni studenti – a causa di un impegno inadeguato o della gravità delle lacune stesse – un percorso formativo che non consente di affrontare efficacemente le difficoltà e di superarle. L’ammissione all’esame di Stato con “media complessivamente sufficiente” fa il resto, consentendo di conseguire un diploma superiore anche a fronte di più carenze mai sanate».
Per tutte queste ragioni, proseguono i docenti, «il ritorno all’esame di riparazione è senz’altro opportuno e auspicabile». Un ripristino che per i firmatari della lettera avrà effetti positivi sull’intero sistema d’istruzione trentino.
Anzitutto, «responsabilizzerà effettivamente le scuole – è scritto nella lettera nel recupero delle lacune e responsabilizzerà gli studenti rispetto al loro impegno di studio e ai suoi esiti futuri».
Infine ed è questo il punto probabilmente destinato ad avere il maggior impatto sul dibattito «il ritorno agli esami di riparazione indirizzerà le risorse economiche e logistiche da destinare alla qualità del sistema. Una scuola davvero inclusiva e formativa si preoccupa del recupero effettivo, non solo certificativo, degli studenti bisognosi
di maggiore cura. È evidente che il sistema delle “carenze” è stato introdotto per evitare d’investire risorse nelle attività di recupero e sostegno, destinandole invece alla progettualità extra–curricolare o a forme d’incentivo per i docenti (il cosiddetto “bonus”) per nulla limpide».
Su quest’ultimo punto i firmatari della lettera insistono con particolare forza: «I progetti – scrivono infatti possono contribuire a qualificare l’offerta formativa, purché non si perda di vista l’obiettivo essenziale: che tutti gli studenti abbiano raggiunto almeno un livello di reale sufficienza nelle materie di studio, condizione senza la quale la scuola non può dare nessun futuro specie agli studenti socialmente più svantaggiati».

Scarica il pdf: scuola ART 030819