31 dicembre 2016 – Trentino

Scuola, la riforma finisce al tappeto

Accordo ministero-sindacati sulla mobilità. Il 17 gennaio incontro con Rossi: reclutamento, tutto potrebbe restare com’è

Il dietrofront trentino sulla riforma della «Buona scuola» è arrivato alla vigilia di Natale con la manovra finanziaria: i nuovi ambiti territoriali congelati per un anno e via le due ore aggiuntive obbligatorie alle elementari. «Abbiamo recepito le preoccupazioni emerse, apriremo un tavolo con i sindacati e vediamo quali soluzioni emergeranno», ha annunciato il governatore Ugo Rossi. Ma lo stop potrebbe durare ben di più e trasformarsi in una pietra tombale per la chiamata diretta dei docenti che era uno dei pilastri della riforma di Renzi (recepita anche in Trentino). Due giorni fa la nuova ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha infatti raggiunto un’intesa con i sindacati che cancella per un altro anno l’obbligo per i docenti di restare sulla cattedra loro assegnata per almeno tre anni: gli insegnanti potranno chiedere subito di essere trasferiti in una scuola più vicina a casa. Per la ministra si tratta di una «misura straordinaria» ma i sindacati già esultano perché l’accordo prevede anche che le assegnazioni dei docenti alle scuole avvengano in base a requisiti stabiliti a livello nazionale per assicurare imparzialità e trasparenza. Di fatto un grosso freno al superdirigente a cui la riforma consentiva di chiamare direttamente un insegnante pescandolo dall’ambito territoriale. Caduto il governo Renzi, la Buona Scuola perde già i pezzi.

DI FIORE » UIL «Pietra tombale sulla chiamata diretta»

«Abbiamo un incontro già fissato con il presidente della Provincia il 17 gennaio. In via preliminare chiederemo la cancellazione degli ambiti». Pietro Di Fiore, segretario della Uil scuola, dà il polso dell’aria che tira sulla riforma trentina della «Buona Scuola».

Di Fiore, l’accordo raggiunto a livello nazionale con la nuova ministra dell’istruzione vi aiuterà?

Per noi l’accordo che è stato siglato è molto positivo. Se non è una pietra tombale è una pietra a ricordo degli ambiti e della chiamata diretta. Noi pensiamo che consentire ai docenti di poter lavorare vicino a casa faccia bene alla scuola e alla continuità scolastica.

Veramente i presidi sostengono il contrario: favorire le necessità personali dei docenti penalizzerà gli studenti.

A livello nazionale le assegnazioni hanno creato degli squilibri per cui migliaia di insegnanti hanno dovuto trasferirsi lontani per avere una cattedra. L’accordo raggiunto tra il ministro e i sindacati punta a ridurre questi effetti. E poi le critiche dei presidi sono curiose: loro non hanno mobilità, vengono spostati in base a scelte politiche. Non sono contenti per se stessi, ma lo vorrebbero per gli altri.

E in Trentino cosa accadrà?

Il 17 gennaio abbiamo un incontro con il presidente Rossi, chiesto dai sindacati unitariamente dopo il concorso e fissato già da tempo. I temi sul tavolo sono tanti. Per noi, sul fronte della mobilità, la cosa fondamentale è che i criteri per l’assegnazione dei docenti dagli ambiti alla scuola siano fissati dalla contrattazione nazionale. Visti i chiaroscuri nazionali, l’unica cosa ragionevole da fare in Trentino era prendere tempo, ed evitare di sperimentare per primi gli errori nazionali. Un punto dev’essere chiaro: l’assegnazione deve avvenire in modo trasparente, non possono essere i dirigenti a scegliersi i docenti.

Sulla scuola quali sono gli altri nodi aperti?

L’incontro del 17 gennaio è stato messo in agenda proprio per affrontare le questioni sul tavolo, a partire dal precariato.

Abbiamo una serie infinita di ricorsi e controricorsi, dobbiamo uscire da questa situazione.

Come?

Individuando un modello nostro di reclutamento, delle graduatorie per titoli che consentano di trovare una soluzione equa per tutti.

Rossi aveva sottoposto il tema di concorsi ad hoc all’ex ministra Giannini. Il cambio di governo probabilmente non faciliterà le cose…

Serve una norma di attuazione, oppure un protocollo come abbiamo fatto per il Clil.

Altre questioni aperte?

Gli effetti del protocollo Madia del 30 novembre che destruttura la riforma Brunetta e riporta sul terreno contrattuale l’organizzazione e i carichi di lavoro. Questo significa che dovremo rifare le contrattazioni decentrate istituto per istituto.

Scarica il pdf: scuola-art-310116