23 maggio 2019 – Corriere del Trentino

Scuola. Urgente la nuova governance:  «UN SOVRINTENDENTE CON PIENI POTERI»

Il caso della professoressa di Palermo ha riacceso il dibattito su libertà d’insegnamento e autonomia scolastica, ma anche sulle iniziative relative alla cosiddetta «autonomia differenziata» ovvero alla regionalizzazione del sistema d’istruzione. Su tali temi il percorso della provincializzazione della Scuola in Trentino può essere di esempio per il territorio nazionale: sia nei punti di forza sia nei punti di debolezza, questi di tutta evidenza, a oggi dimostrati.
Nel corso di una ventina d’anni in Trentino la Scuola è diventata provinciale, «a carattere statale». Nella norma di attuazione si è specificato come, nel garantire il rispetto del trattamento giuridico ed economico previsto dal contratto nazionale, per i docenti possano essere previste prestazioni lavorative aggiuntive e un trattamento economico correlato, volti al perseguimento di obiettivi posti a livello provinciale. Tutta qui, la scuola provincializzata: una maggioranza partitica stabilisce propri obiettivi politici e il personale si deve adeguare per perseguirli. Un esempio? Come dimenticare quell’assessore provinciale alla cultura che ebbe la forza e il coraggio di affermare che lo studio della storia locale era stato introdotto nella legge proprio perché strumentale al proprio disegno politico?
A seconda delle mode, dei gusti, delle scelte politiche, i collegi docenti e le scuole hanno dovuto modificare programmi e piani di studio, frammentare gli orari dei ragazzi, proporre interventi didattici «a minuti». Le belle lezioni, quelle che richiedevano
di «perdere un po’ di tempo per prendersi il giusto tempo», sono diventate un pallido ricordo: altro che «pedagogia della lumaca». Il tutto senza un freno, senza un filtro tra la politica di Piazza Dante e le singole comunità scolastiche.
Gli ultimi accadimenti, assieme al rischio di regionalizzazioni senza limiti, dimostrano la necessità di ripartire proprio dal Trentino per dare un segnale importante: un segnale di rispetto della libertà d’insegnamento/apprendimento e delle comunità educative. Come chiesto dalla Uil scuola fin dal 2005 — anno della sua soppressione — occorre tempestivamente ripristinare la figura del Sovrintendente, reintegrando il sistema delle garanzie necessarie per l’esercizio dell’autonomia scolastica.Una persona di scuola, riconosciuto per competenza, autorevolezza; un responsabile insomma indipendente sia dalle scuole sia dalla politica. Sovrintendente, si è detto. A indicare che sovrintende all’autonomia delle scuole e tutela la libertà d’insegnamento. Al dirigente generale del Dipartimento un ruolo ben diverso. Nominato dalla giunta provinciale, a lui il compito di fare funzionare la «macchina» amministrativa: circolari, rispetto delle procedure, trasparenza amministrativa, attuazione dei deliberati del decisore politico. Un dirigente che, su mandato politico, «provvede agli studi».
Torniamo al garante dell’autonomia scolastica. Che il decisore politico presti ben attenzione: non si tratta di un ritorno al passato, anzi. Alla Sovrintendenza dell’autonomia scolastica si dovranno attribuire reali poteri di intervento. Si dovrà pensare a una duplice competenza: istituzionale e pedagogico–didattica. Non potranno che essere demandati al Sovrintendente sia compiti istituzionali inerenti l’attribuzione degli organici e l’assegnazione delle risorse finanziarie agli istituti scolastici, sia l’emanazione di pareri sulla predisposizione agli incarichi dei dirigenti scolastici e sulle iniziative relative al ventaglio dei percorsi di formazione, nonché sulle sperimentazioni e proposte di riforma scolastica.
Nel contempo, al Sovrintendente la gestione dei rapporti con il Miur, per la parte relativa alle norme generali sull’istruzione, all’integrazione e interazione tra indicazioni nazionali e piani di studio provinciali, alla complessiva offerta formativa provinciale. Restano, infine, le competenze specifiche di natura pedagogico–didattica di affiancamento e supporto agli istituti scolastici, su loro richiesta e nel rispetto dell’autonomia, anche attraverso consulenze e diffusione delle buone pratiche.
In un’ottica di revisione complessiva dell’intera governance della scuola, si dovrebbe infine pensare a un organismo che supporti l’ufficio del Sovrintendente. Il pensiero va a una struttura che veda la partecipazione di tutte le componenti della scuola (dirigenti, insegnanti, personale non docente, studenti, famiglie) e di rappresentanti, indicati da parte provinciale, del mondo del lavoro e della società civile. Nel caso si venga a determinare un organo numericamente importante, si potrebbe pensare a una giunta esecutiva al proprio interno o a uno staff che collabori direttamente con il Sovrintendente.
Un’ultima riflessione. Le riforme debbono essere efficaci, coerenti con gli obiettivi che dovrebbero raggiungere: l’introduzione del Sovrintendente all’autonomia scolastica non deve trasformarsi nell’ennesima occasione persa. Ci auguriamo che la politica utilizzi le proprie competenze per far diventare la scuola in Trentino modello per l’intero Paese. L’autonomia speciale, insomma, da visione ideologica a strumento utile per le persone.

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