06 giugno 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

 Stati di agitazione e scioperi continui, le aziende trentine “ribollono”

Ma cosa sta succedendo in Trentino? Il clima sembra quello dei famosi “autunni caldi”, quelli dei rinnovi dei contratti nazionali che si portavano dietro vertenze tese e complicate, accompagnate da scioperi, proteste, manifestazioni, picchetti e tutto ciò che il vasto repertorio delle lotte sindacali è in grado di offrire. Solo che ora siamo ad inizio estate, un’estate che si annuncia bollente non solo dal punto di vista climatico (l’anticiclone ci ha definitivamente investito) ma anche sotto il profilo delle relazioni sindacali di secondo livello, quelle aziendali, per il riconoscimento dei contratti integrativi. In questi giorni i giornali hanno dovuto raccontare le vicende di diverse aziende in agitazione, aziende di settori produttivi diversi ma tutte caratterizzate da relazioni sindacali ridotte ai minimi termini. In ballo, appunto, ci sono gli integrativi, contratti che diventano sempre più importanti per i lavoratori in quanto si innestano su contratti nazionali spesso insufficienti. Con gli accordi di secondo livello, invece, oltre ai premi di produzione vengono spesso riconosciuti ai dipendenti anche bonus legati al welfare aziendale come permessi, maternità, asili nido, buoni pasto, piani assicurativi, corsi di formazione e molto altro. L’irrigidimento delle relazioni sta assumendo le caratteristiche del muro contro muro e oggi i fronti aperti sono sempre di più. Vediamoli.
Dolomiti Energia
Ieri circa 450 dipendenti di Dolomiti Energia hanno incrociato le braccia, il primo sciopero in quindici anni per la multiutility partecipata all’80% dai comuni di Trento e Rovereto. Sul tappeto (in estrema sintesi) ci sono gli sconti in bolletta riservate ai di-
pendenti che l’azienda vuole cancellare e sostituire con aumenti o tariffe agevolate che però il sindacato giudica ampiamente insufficienti.
Ebara di Cles
Continua la mobilitazione dei lavoratori della Ebara. I dipendenti anche ieri hanno incrociato le braccia per due ore ad ogni turno per sostenere la vertenza per il rinnovo del contratto aziendale. I lavoratori hanno scioperato anche la scorsa settimana per quattro ore. La trattativa con l’azienda si è interrotta la scorsa settimana e subito è scattata la protesta dei lavoratori. «Non c’è nessuna apertura né sul piano economico né su quello normativo – chiarisce Manuela Terragnolo», segretaria della Fiom del Trentino.
Bonfiglioli di Rovereto
Ieri è stato il quarto giorno di fila di sciopero alla Bonfiglioli di Rovereto. Anche qui la protesta riguarda il contratto integrativo e le parti sembrano essersi arroccate su posizioni inconciliabili (come come spieghiamo meglio nelle pagine di Rovereto).
Acciaieria di Borgo
Anche a Borgo il clima tra le maestranze non è affatto sereno. E non è legato a possibili interventi esterni all’azienda, ma ai rapporti del personale con la proprietà. È di qualche giorno fa un comunicato congiunto delle rappresentanze sindacali Fim-Cisl e Fiom-Cgil con il quale viene annunciato lo stato d’agitazione dei dipendenti, sempre legato al rinnovo dell’integrativo. È stato proclamato uno sciopero di 8 ore per venerdì 14 giugno e per venerdì 21 giugno per tutti i turni e la giornata.
Ma cosa sta succedendo?
È normale questa conflittualità nelle relazioni sindacali? Solo coincidenze o c’è un disagio più diffuso che cova sotto la cenere? Provano a dare una risposta il segretario generale della Cgil Franco Ianeselli e Alan Tancredi, segretario della Uiltec.
«Una spiegazione noi ce l’abbiamo» spiega Ianeselli. «I nostri delegati ci hanno detto con chiarezza che le aziende trentine hanno contribuito in modo decisivo negli anni della crisi a salvaguardare la competitività delle aziende. La retorica era: “dobbiamo tutti tirare la cinghia”. Ora, però, che le condizioni dell’economia sono migliorate noi non registriamo un cambio di approccio da parte delle aziende. Alla nostra assunzione di responsabilità negli anni della crisi non corrisponde oggi un miglioramento delle condizioni di lavoro nelle aziende. Per anni abbiamo scelto di non insistere sulla contrattazione di secondo livello per non appesantire i bilanci delle aziende. Ma ora che la contrattazione è ripartita stiamo registrando un’inspiegabile rigidità».
Simile la valutazione di Tancredi: «Siamo stufi di asciugare le lacrime alle aziende. Ora, dopo anni di sacrifici, il sindacato ha preso maggiore coscienza di sé. Le relazioni sindacali, come tutte le relazioni, funzionano solo se entrambe le parti sono soddisfatte. Quando una delle due non lo è più da troppo tempo, allora si accende il conflitto».
Scarica il pdf: agitazione ART 060619