Corriere del Trentino – Mercoledì 8 Ottobre 2025
Case. «Va penalizzato fortemente chi decide di non affittare»
Alotti chiede anche una stretta sugli alloggi turistici
I CONSUMATORI
«Il quadro offerto dal Comune sull’emergenza abitativa? Conferma quello che si sapeva da tempo. Negli ultimi dieci anni non si è fatto nulla. Il problema dell’abitare è stato prima abbandonato, poi nascosto dalla politica». Non usa mezzi termini Walter Alotti, della segreteria di Adoc e Uniat. Ma se da un lato cala la scure sulle scelte di indirizzo, dall’altro l’ex segretario della Uil coglie «i buoni auspici» che provengono dal Comune.
Alotti, l’assessora Baggia sta vagliando l’ipotesi di un fondo di garanzia per i mancati pagamenti dell’affitto o i danneggiamenti degli immobili.
«I proprietari sono sempre più renitenti a mettere gli immobili in affitto. Vedo questa proposta di buon occhio. Penso però che, oltre al Comune e naturalmente alla Provincia, dovrebbero essere coinvolte le Fondazioni, soprattutto bancarie, che facciano da garanti».
E le «misure più forti sull’Imis» su cui il Comune sta ragionando?
«Lo dico da anni: oltre a premiare chi affitta tagliando le tasse ai proprietari, come avviene con la cedolare secca, va penalizzato fortemente chi non affitta. Beninteso, i proprietari devono essere liberi di non affittare, ma si può pensare di far pagare a questi un’Imis maggiore. C’è chi possiede tre o più appartamenti, e che decide di tenere vuoti. Ma l’istituzione dei fondi non penso debba finire qui. Ci sono inquilini che perdono il lavoro, si ammalano o improvvisamente vedono il proprio reddito ridursi, non riuscendo più a pagare l’affitto. Serve istituire un fondo per la morosità incolpevole, che nel Comune di Trento ancora manca».
Vanno sfruttati i 518 mila metri quadrati ancora edificabili?
«Personalmente non sono favorevole al consumo di suolo non ancora edificato. Innanzitutto penserei a ristrutturare edifici pubblici oggi allo sfascio, costruendo alloggi. Oppure, come ha ben ipotizzato l’assessora Baggia, si può immaginare di spingere chi costruisce nuove residenze a destinare una parte degli alloggi all’edilizia sociale. Staremo a vedere, perché in questi anni il Comune non ha sempre brillato».
Cosa intende?
«È vero che è soprattutto la Provincia a doversi dare una mossa, ma pensiamo alla “nave” di San Pio X, tornata di proprietà Itea e su cui gravita ancora la promessa di 40 alloggi. O alle palafitte di San Bartolomeo: inizialmente dovevano essere messi in piedi 96 appartamenti, ma devono ancora muovere le gru. Anche il Comune ha i suoi ritardi».
Pesa anche l’incremento dei flussi turistici?
«Serve una stretta agli alloggi turistici, mettere qualche requisito in più. È interessante però che il problema casa sia stato riscoperto dopo che gli imprenditori stessi hanno avuto problemi a recuperare mano d’opera, perché in città i lavoratori non trovano abitazioni. Comune e Provincia hanno spinto entrambi sul turismo dopo il Covid, dando al settore turistico maggiore attenzione, ma non può essere tutto turismo. E ora ce ne accorgiamo».
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