Il T – Mercoledì 5 Novembre 2025
Carriera docenti, Gerosa minaccia una sua legge
L’assessora in giunta: «La sospendo se fa lo stesso anche Bisesti». Fugatti: «Ragionevole, ma ora parlatevi»
ISTRUZIONE
Quando l’ex assessore all’Istruzione Mirko Bisesti (Lega) ha presentato un nuovo disegno di legge sulla carriera docenti, l’assessora all’Istruzione in carica, Francesca Gerosa (Fratelli d’Italia) ha denunciato lo «sgarbo istituzionale», perché di solito un componente della maggioranza non fa proposte legislative senza il via libera dell’assessore o assessora di merito. Una fiammata di polemica, un botta e risposta tutto politico, poi il silenzio. E nel silenzio Gerosa ha meditato la mossa successiva, quella che ha portato i due a una sorta di «conciliazione obbligatoria» su mandato del presidente Fugatti.
«Ho pronta la norma»
Durante l’ultima seduta di giunta sembra che Gerosa abbia alzato la mano per chiedere la parola. La discussione era sulla prossima manovra di bilancio, e lei ha comunicato l’intenzione di aggiungere una norma per l’attivazione della «sua» carriera docenti. «Io non procedo con il deposito della norma — avrebbe detto ai suoi colleghi assessori — se anche Bisesti sospende il suo disegno di legge». L’obiettivo minimo? Un accordo tra i due, perché alla fine non passi una «legge Bisesti» ma semmai una legge «Gerosa-Bisesti». Un testo condiviso, d’intesa tra il consigliere e l’assessora, senza imposizioni.
Il placet di Fugatti
La mossa di Gerosa ha colto nel segno. Sembra che il presidente Fugatti, di fronte alla richiesta di sospensione di entrambe le proposte avanzata da Gerosa, abbia detto così: «È ragionevole». Ed ecco che ieri, a margine dei lavori del Consiglio provinciale, l’assessora e il capogruppo della Lega sono stati chiamati in una saletta del palazzo per il primo confronto: uno di fronte all’altra. Da fuori si sentivano toni alti, ma non accesi. Ciascuno difendeva le proprie tesi a voce piena, quella di chi crede nella propria verità.
La proposta Bisesti
Il disegno di legge Bisesti introduce tre figure nuove di insegnante: il docente di primo livello, il docente delegato all’organizzazione e il docente ricercatore. Per conseguire questi titoli si dovrà sostenere un concorso interno a cui si potrà accedere dopo una preselezione. I concorsi saranno riservati a chi è in ruolo almeno da cinque anni. Secondo la proposta, si terranno una volta all’anno fino al 2034 e dovranno scegliere circa 200 vincitori ciascuno. L’obiettivo è selezionare in 8 anni il 40% del corpo docente con i 5 anni di ruolo, in numeri assoluti circa 1750 insegnanti, a cui andrà un aumento di 4.200 euro lordi all’anno. Tra questi, poi, saranno scelti circa 200 docenti con particolari titoli accademici e scientifici che saranno i docenti ricercatori, che godranno di un ulteriore aumento di 1.400 euro.
I dubbi di Gerosa
Gerosa, invece, nello stesso giorno in cui Bisesti presentava la sua proposta, sottolineava le differenze di visione tra lei e il consigliere: «Il modello a cui abbiamo lavorato è basato su meritocrazia, valorizzazione della professione docente e formazione continua, anche degli insegnanti della formazione professionale. Punti esclusi invece dalla proposta Bisesti». E continuava così: «L’impianto a cui penso si basa sui concetti di universalità nell’investimento della formazione e di aggiornamento continuo, e su un sistema di incarichi, a tempo, remunerati. Percorsi di formazione specialistica al fine di promuovere l’innovazione, la leadership educativa e l’efficacia organizzativa e didattica». Alla base del Gerosa-pensiero «l’idea che non servono ancora concorsi, sul cui fronte siamo concentrati con il Dipartimento per fronteggiare la precarietà attraverso una serrata pianificazione pluriennale, perché i docenti ne fanno già abbastanza». L’obiettivo dunque «è formare tutti, per permettere anche un’alternanza nel ricoprire gli incarichi in modo che i docenti abbiamo continui stimoli e la possibilità che a tutti venga riconosciuto il merito per il proprio impegno». Non quindi «un diritto acquisito per sempre per pochi — sostiene l’assessora — ma un riconoscimento per tanti in base al merito, che può cambiare negli anni».
Verso il ddl Gerosa-Bisesti
Sfumature, potrebbero dire i profani, ma chi vive il mondo della scuola sa bene che questa materia è scivolosa. Ieri, in ogni caso, c’è stato il primo incontro della «conciliazione obbligatoria» a cui Gerosa ha spinto Bisesti, con il placet di Fugatti. Il capogruppo della Lega è stato un po’ rigido, mentre sembrava che la prima fosse maggiormente disponibile alla mediazione. Ma in ogni caso la prospettiva sembra ormai tracciata: se ci sarà una legge sulla carriera docenti sarà a doppia firma, Gerosa-Bisesti. E forse non si chiamerà nemmeno più così. A Gerosa piace di più «progressione professionale».
«Carenze, riforma giusta ma l’esame di recupero sia prima di agosto»
Una riforma giusta nelle intenzioni, ma con margini di miglioramento e difficile da tradurre nel concreto. Sono i primi commenti che emergono dal mondo scolastico in merito alla riforma del sistema di recupero delle carenze formative, presentata due giorni fa (il T di ieri). Le novità entreranno in vigore a settembre 2026 solo per le nuove classi prime e riguarderanno principalmente due aspetti: l’obbligo di sanare le insufficienze al termine del secondo e quarto anno per essere ammessi alla classe successiva e la maggiore enfasi sulle capacità relazionali, cioè il voto in condotta, che diventano a loro volta oggetto di possibili «debiti» che potranno pregiudicare l’accesso all’esame di maturità. Il disegno di legge dell’assessora Gerosa è stato presentato al termine di un percorso che ha visto coinvolti anche alcuni attori del mondo scolastico, fra cui il dirigente dell’Istituto La Rosa Bianca di Cavalese, Marco Felicetti. «Io credo fermamente nell’Autonomia trentina rispetto ai processi valutativi che vengono predisposti dal ministero e quindi ho accolto favorevolmente la proposta di un nuovo modello — considera Felicetti — Il passaggio a un sistema di valutazione biennale è qualcosa su cui tutti i presidi che hanno preso parte ai confronti hanno convenuto, perché rappresenta un elemento di garanzia per gli studenti in termini di qualità della formazione, e, allo stesso tempo, per le scuole diventa uno strumento di contrasto a fenomeni come la dispersione scolastica. Inoltre, viene riconosciuto agli studenti il tempo della necessaria fase di orientamento nelle classi prime». Il preside, però, fa notare come ora servano istruzioni chiare sia per la valutazione delle carenze per l’anno in corso sia per quelle che saranno le classi successive al primo anno da settembre prossimo, visto che il provvedimento si applicherà solo per i nuovi studenti. E sottolinea un aspetto «problematico», quello delle prove di recupero ad agosto: «Credo che avvicinarsi ai tempi nazionali per gli esiti dei percorsi di recupero sia un errore — sostiene — Uno studente ha diritto di sapere entro la fine dell’anno scolastico se sarà ammesso o meno a quello successivo, e questo non è garantito nel momento in cui lo scrutino integrativo, cioè l’ultima spiaggia per il recupero delle carenze al secondo e quarto anno, è previsto ad agosto. Serviranno momenti ulteriori di approfondimento in questi mesi anche per confrontarsi a riguardo». Favorevole anche la posizione in merito alla parte delle capacità relazionali: «Credo che in passato il tema delle capacità relazionali sia stato uno dei punti qualificanti del modello trentino», conclude Felicetti. Ma c’è anche chi sottolinea come, in realtà, questa «terza via» non sia un qualcosa di particolarmente innovativo: «Siamo un po’ di fronte alla scoperta dell’acqua calda, se andiamo a rivederci la legge sulla valutazione nelle scuole secondarie il principio biennale è scritto e previsto chiaramente — dice Elina Massimo, coordinatrice dei dirigenti scolastici della Uil Scuola — Il nodo critico è la sua applicazione: non è facile “diluire” gli apprendimenti nel tempo. Un aspetto più innovativo c’è ed è quello dell’obbligatorietà nella frequenza dei percorsi di recupero. Ma bisogna vedere come si riuscirà a tradurre in pratica: se mancano docenti per le ore aggiuntive andiamo poco lontano». Di difficile attuazione anche il tema delle capacità relazionali: «Sicuramente è lodevole che si voglia fare un tentativo per superare questo limite con un percorso di recupero a sé stante – conclude Massimo – Ma il loro recupero non può seguire un impianto teorico su normative e competenze. Per il resto mi sembra un allineamento al nazionale».
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IL T scuola ART 051125
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