Il T – Domenica 9 Novembre 2025
Cassa integrazione, balzo del 40%
In 9 mesi 1,5 milioni di ore. Provincia, varato il bilancio: 260 milioni per l’economia
La giunta provinciale ha varato ieri la legge di bilancio per il 2026. In essa sono previsti interventi sull’economia per oltre 250 milioni di euro, di cui 150 milioni circa per il settore industriale tra aiuti alle imprese per 83 milioni, 18 milioni per l’abbattimento degli interessi sui mutui bancari, oltre 15 milioni di nuovi investimenti di Trentino Sviluppo, 30 milioni da Cassa del Trentino per il nuovo Fondo strategico che investirà in progetti industriali soprattutto green, 40 milioni per l’agricoltura, più di 70 per turismo e commercio. Di questa manovra c’è urgente bisogno, ripetono Confindustria, le altre organizzazioni imprenditoriali e i sindacati, perché, come mostrato dall’ultimo rapporto della Banca d’Italia, il Trentino cresce poco e la manifattura, settore di punta nell’export, è in affanno. In questo quadro arriva l’ultimo dato Inps sull’utilizzo della cassa integrazione: nei primi nove mesi di quest’anno le ore richieste dalle imprese superano quota 1,5 milioni, il 40% in più dell’anno scorso.
Ammortizzatori sociali
Tra gennaio e settembre in tutto il Paese le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps sfiorano i 430 milioni, con un aumento del 18,5% rispetto all’anno precedente. In Trentino va peggio: le ore autorizzate sono 1 milione 532mila, 443mila in più dell’analogo periodo del 2024, con un incremento del 40,8%. Le ore di cassa ordinaria ammontano a 1 milione 92mila, quelle di cassa straordinaria a 440mila. Nella cassa integrazione ordinaria spiccano le 744mila ore dell’industria, di cui 268mila nel comparto della meccanica e 138mila nella metallurgia. L’edilizia ha chiesto e ottenuto 347mila ore di ammortizzatore sociale. Sul versante delle ore di cassa straordinaria, se ne contano 147mila per riorganizzazione e crisi, di cui 127mila nell’industria meccanica, e 293mila per contratti di solidarietà, di cui 114mila nella chimica.
Fondo di solidarietà
Lorenzo Pomini è il nuovo presidente del Fondo di solidarietà per il Trentino, il fondo territoriale intercategoriale per il sostegno al reddito e la riqualificazione dei lavoratori e delle lavoratrici delle piccole e piccolissime imprese. A Pomini, eletto ieri mattina dal comitato amministratore, va il ringraziamento per la disponibilità ad assumere l’incarico da parte dei segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher, che rilanciano anche sulle sfide che il Fondo ha davanti nei prossimi anni per rendere ancora più efficace e ampia la copertura del welfare integrativo per i dipendenti delle microaziende provinciali. Tra questi l’allungamento del periodo di copertura della Naspi, l’assegno di disoccupazione, per le lavoratrici e i lavoratori stagionali così da garantire una più estesa continuità di reddito per queste persone. Altra questione centrale è la staffetta generazionale: l’obiettivo è riuscire a rivedere l’attuale assetto spostando sul fondo la copertura dei contributi previdenziali per i dipendenti che vanno in staffetta. Infine la questione della formazione continua. «Sono queste alcune sfide centrali per i prossimi anni – sostengono i segretari sindacali – perché permetterebbero di dare gambe all’obiettivo ribadito e condiviso dalle parti sociali di favorire la copertura previdenziale dei lavoratori stagionali, le transizioni dei senior e la formazione continua degli addetti, per rispondere in modo sempre più efficace ai cambiamenti dentro il mercato del lavoro».
Interviene il Pd
«I dati di Banca d’Italia ci restituiscono un’immagine chiara: il Trentino cresce poco e in modo diseguale. Il turismo e i servizi trainano, ma l’industria arretra e la manifattura continua a perdere terreno. Senza una svolta strategica, la nostra economia rischia di indebolirsi strutturalmente». Lo sostengono i consiglieri provinciali del Pd Michela Calzà e Alessio Manica. «Servono politiche fiscali e salariali più eque, che sostengano davvero il potere d’acquisto e rilancino la domanda interna, collegando la crescita dei redditi a quella della produttività e dell’occupazione stabile». Calzà e Manica sottolineano: «È il momento di rimettere industria e manifattura nell’agenda politica. Il Trentino ha bisogno di una politica industriale moderna, capace di guardare non solo ai comparti tradizionali ma ai trend e ai settori più dinamici: innovazione tecnologica, economia circolare, meccatronica, agroalimentare di qualità, energie rinnovabili e digitalizzazione. Serve una collaborazione stabile con le imprese, un fondo per l’innovazione e la crescita, e finanziamenti vincolati a chi investe davvero in sviluppo, dimensione aziendale e nuovi prodotti».
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