l’Adige, Il T, Corriere del Trentino – Sabato 21 Giugno 2025

I metalmeccanici in piazza «Non arriviamo a fine mese»

 

Ieri sciopero Fim Fiom Uilm per il contratto, riguarda 12mila trentini

Economia

Hanno incrociato le braccia ieri i metalmeccanici, scesi in piazza anche a Trento per chiedere il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da un anno, e la riapertura delle trattative con Federmeccanica, Assistal, Unionmeccanica e Confapi. «Questo è il quinto sciopero di otto ore, ma la situazione è ancora bloccata. Al momento non c’è nessuna trattativa in corso – dice Michele Guarda, segretario generale di Fiom Cgil Trentino – Da quando il 30 giugno scorso è scaduto il contratto, ci sono stati degli incontri con Federmeccanica e Assistal. Loro però hanno chiuso le porte a pressoché tutte le nostre richieste: l’aumento di stipendio, la riduzione dell’orario di lavoro, la riduzione del precariato e l’aumento della sicurezza sul lavoro». Questioni molto sentite dai lavoratori, circa l’80% ha infatti aderito allo sciopero e in molti hanno preso parte al corteo che ha attraversato la città da via Belenzani a piazza Mostra. Con questa manifestazione sono state raggiunte le 40 ore totali di sciopero da inizio anno, una protesta così prolungata non si ripeteva da quasi trent’anni. Ad attendere i manifestanti sotto Palazzo Geremia per offrire il suo sostegno c’era il sindaco Franco Ianeselli, mentre davanti al Palazzo della Provincia si è presentato per dialogare con i sindacalisti il vicepresidente della Provincia Achille Spinelli. Il rinnovo contrattuale riguarda circa 30.000 lavoratrici e lavoratori in regione, 12.000 in Trentino.

Nei racconti di chi ha partecipato al corteo c’è tanta frustrazione ma anche un po’ di speranza. Fabrizio Ketmaier, dipendente della Daldoss: «Noi ci proviamo, continuiamo a scioperare. Alla fine gli imprenditori firmeranno questo contratto. Le paghe sono basse, la vita è cara, se uno paga l’affitto o ha un mutuo, paga l’assicurazione, va a fare la spesa e deve mantenere una famiglia, 150 euro a settimana non sono sufficienti». Dalla controparte però non sembra arrivare molta comprensione, sostiene Flavio Laner, anche lui lavoratore Daldoss: «C’è stata proprio una chiusura da Federmeccanica. All’inizio hanno fatto una controproposta che prevedeva un aumento dell’1,3%, circa 27 euro lordi al mese che è una miseria».

Condizioni difficili, che rappresentano quasi un unicum in Europa, sottolinea Giuseppe Pelella, segretario della Uilm di Bolzano: «L’Italia è il fanalino di coda in Europa, i nostri stipendi sono tra i più bassi. I lavoratori poveri sono 4 milioni e sono in aumento. Non è giusto che una persona che lavora con il suo stipendio non riesca ad arrivare a fine mese». E aggiunge: «A noi gli scioperi non fanno piacere, prima di tutto perché i lavoratori perdono il salario, poi perché dopo 24 mesi che la produzione industriale è in calo non vogliamo farla calare ulteriormente, ma ci hanno costretto. Abbiamo preparato una piattaforma in 11 punti, votata da più del 98% dei lavoratori, ma loro si rifiutano di discuterla. Chiediamo 280 euro di aumento e la riduzione da 40 a 35 ore di lavoro. Speriamo che ci sia un giro di boa in questi giorni perché i vertici di Federmeccanica sono cambiati».

«I metalmeccanici rappresentano un po’ la spina dorsale dell’Italia, si trovano in quasi ogni lavoro: nella manifattura, nelle telecomunicazioni, anche nell’assistenza ospedaliera» racconta Marco Zancani, dipendente di Trentino Digitale. All’arrivo in piazza Mostra hanno preso la parola Marco Giglio della Fim Cisl nazionale, Maurizio Oreggia della Fiom nazionale e Willj Moser, segretario della Uilm Trentino. Nei loro interventi è stato ricordato Victor Durbala, morto sul lavoro a Roncone a soli 25 anni lo scorso 23 maggio. Presenti al corteo i consiglieri provinciali Pd Paolo Zanella, Lucia Maestri, Michela Calzà e Francesca Parolari.

 

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