Corriere del Trentino – Domenica 22 Giugno 2025
Guerra di cifre sulle cattedre vuote «Sono 1.251 quelle senza titolarità»
La Uil: «Abbiamo duemila docenti precari». Bortolotti: «Va fatto un piano di reclutamento importante»
ISTRUZIONE
TRENTO I numeri non tornano. Giovedì l’assessora Francesca Gerosa, dopo l’allarme lanciato dalla Cgil sulle cattedre scoperte (sono 400 secondo i dati del sindacato) ha presentato un piano di concorsi con procedure di reclutamento più veloci per contrastare l’emergenza docenti nelle scuole trentine, ma secondo la Uil Scuola i dati non sono corretti. Non che la Cgil abbia sbagliato il calcolo, ma il tema sono i parametri «appositamente ridotti» sui quali si basa il conteggio, sottolinea il segretario generale Pietro Di Fiore. E snocciola i dati: «A settembre 2024 c’erano 1031 cattedre intere vuote, senza titolarità, a questi vanno aggiunti i docenti pensionati di quest’anno che sono 220. Il totale è quindi è 1251».
La Uil ricorda che in provincia su più di 8000 insegnanti in servizio ben 2000 sono a tempo determinato, il precariato docente viaggia quindi all’interno di una forbice che va dal 20 al 25%. «È un gioco delle tre carte, che non ha colore politico», dice Di Fiore, «una strategia che gioca sulla distinzione tra cattedre vacanti nell’organico di diritto (calcolate su parametri appositamente ridotti) e cattedre temporaneamente disponibili». Di fatto entrambe sono senza titolarità e dovranno essere occupate da supplenti. «Non c’è differenza tra cattedre prive di titolarità e cattedra temporaneamente disponibile, è solo un calcolo apparente», afferma la Uil Scuola. Le 400 cattedre indicate dalla Cgil sarebbero quindi quelle vacanti, mentre le altre risultano disponibili. «Ma sono comunque senza titolare e vengono occupate ogni anno da insegnanti a tempo determinato», sottolinea Di Fiore e ricorda le norme europee e nazionali che obbligano, dopo tre anni di reiterazione contrattuale, all’assunzione a tempo indeterminato. I sindacato ha analizzato i dati pubblicati sui siti istituzionali della Provincia che mostravano una disponibilità di posti pari 1031 cattedre intere, senza titolare (dato del 27 agosto dello scorso anno). A questi dati va aggiunto «l’esercito di quasi altri mille insegnanti ai quali rimane una cattedra a orario ridotto».
Secondo Di Fiore non va dimenticato che solo nella scuola primaria ci sono 126 docenti che vanno in pensione quest’anno, poi ci sono docenti che non fanno tutte le 18 ore frontali in classe perché coinvolti in progetti (come il docente Faber) e questo aumenta il numero di supplenze brevi. «La strategia è adottare parametri stringenti sulle immissioni in ruolo perché i precari costano meno. Dobbiamo confidare solo nella magistratura», chiude Di Fiore, ricordando le azioni legali intraprese.
«Andrebbe fatto un piano di reclutamento importante — incalza Giulia Bortolotti, presidente del Consiglio del sistema educativo — la Provincia sta facendo una serie di concorsi, ma c’è un doppio problema: da un lato si continua a ricorrere al precariato, dall’altro questa professione, al di là dell’aspetto economico che non è certo invitante, sta perdendo appeal a causa del discredito sociale». Per Bortolotti si dovrebbe partire proprio dall’attrattività «per evitare di aver persone che scelgono l’insegnamento come piano B». «L’insegnamento non deve essere un ripiego», dice. È chiaro che la prospettiva di un precariato di anni non aiuta l’attrattività e poi c’è il problema dell’abilitazione. «Qualche anno fa c’erano percorsi abilitanti molto seri, oggi è cambiata la modalità di accesso — spiega — si devono quindi prevedere percorsi abilitanti seri che diano accesso ai concorsi e che questi concorsi si facciano». Per la Uil devono essere concorsi per soli titoli.
Bortolotti poi riflette sulla riforma professionale presentata dall’assessora venerdì che il Consiglio non avrebbe avvallato: «In realtà non abbiamo detto niente. Diventa difficile commentare una riforma sulla base di informazioni giornalistiche. Avevamo chiesto contezza dei risultati dei tavoli di lavoro, compreso quello sulle professionali, e il sovrintendente ci ha detto che i tavoli di lavoro sono uno strumento a disposizione dell’assessorato, quindi nessuna condivisione».
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CORRIERE scuola 220625
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