Il T – Martedì 1 Luglio 2025

Grosselli e Largher: «Quadro preoccupante. Servono politiche mirate sul potere d’acquisto»

 

L’analisi

Sempre più famiglie trentine faticano a far quadrare i conti con le proprie risorse economiche e intanto le spese per la casa continuano a salire. È questo il quadro che emerge dagli studi sulla condizione economica familiare e sulle abitazioni pubblicati nei giorni scorsi dall’Ispat, l’Istituto statistica della provincia di Trento. L’indagine considera il giudizio sulla condizione economica delle famiglie nel 2024 e mette tali dati a confronto con quelli dell’anno precedente e di diverse annate comprese dal 2001 e il 2023 per dare un quadro della situazione negli ultimi 20 anni. Con gli stessi criteri è condotto anche lo studio relativo all’abitazione in cui la famiglia vive. Nel 2024 il 27,9% delle famiglie trentine ha segnalato come la propria condizione economica sia peggiorata di molto. Un dato in miglioramento rispetto all’anno precedente (nel 2023 si aggirava al 35%) ma che comunque attesta una situazione problematica se considerato assieme ai risultati relativi alle risorse economiche. In quest’ambito, è salito dal 1,7% del 2023 al 2,7%, il numero delle famiglie che giudica insufficienti le proprie risorse economiche. Nella tabella relativa al giudizio sulla condizione strutturale della casa in cui vivono, invece, a destare preoccupazione è il dato sulle spese per l’abitazione. Il 45,8% delle famiglie lo giudica troppo alto, anche se la percentuale risulta più bassa rispetto al 2023 in cui si spingeva addirittura fino al 48,4%. Altri fattori in miglioramento rispetto all’anno precedente ma comunque piuttosto alte considerando la situazione di solo quattro anni fa, nel 2020, sono le dimensioni troppo ridotte dell’abitazione (il 10,6% delle famiglie le giudica tali) e l’eccessiva distanza rispetto alle case degli altri familiari (a risentirne è il 13,8%).

È soprattutto il tema delle spese ad allarmare Andrea Grosselli, segretario Cgil: «Se nel 2024 il 45% delle famiglie arriva a definire troppo alte le spese la situazione è preoccupante. Ormai non si può più ricondurre il problema all’aumento dei costi energetici che è comunque in ribasso, in realtà. Sicuramente servono diverse politiche sui redditi e sulla contrattazione collettiva per dare più potere d’acquisto alle famiglie. Anche il sistema pubblico deve fare la sua parte sui servizi alle famiglie come benefici per figli e prezzi contenuti in ambito di sanità ed energia. Soprattutto quest’ultima, in Trentino, ha un forte impatto tre riscaldamento elevato l’inverno e condizionamento per il clima torrido estivo. Servono politiche ad hoc». Sul tema casa, invece, rivela come ci sia «una vera e propria emergenza, le spese d’acquisto si mantengono alte per ragioni immobiliari ma è necessario calmierare il mercato. In questa direzione è necessaria una pianificazione della Provincia che magari punti su nuovi alloggi a canone sociale e sul restringimento delle possibilità degli affitti brevi».

Condivide le stesse preoccupazioni anche Walter Largher di Uil: «Sì il giudizio sulla condizione economica migliora ma la percentuale di insoddisfatti rimane lo stesso troppo alta. Sulla casa poi è normale che le spese siano troppo alte. La spesa per l’affitto, qui in Trentino, comporta la perdita di circa la metà di uno stipendio medio. Su questo poi incide ulteriormente la distanza dagli altri familiari che complica la conciliazione di figli piccoli e genitori anziani facendo aumentare spostamenti e spese. L’unica soluzione possibile è l’aumento degli stipendi».

Meno pessimista si dimostra invece Vincenzo Bertozzi, direttore generale dell’Ispat: «È vero, c’è una grande fetta di popolazione che ritiene scarse le proprie risorse economiche ma la Provincia si è già attivata, l’attenzione per queste problematiche è alta. Inoltre, riguardo le condizioni strutturali delle abitazioni, a conti fatti, non sono tantissime le famiglie che si lamentano. Certo, è alta la percentuale di persone scontente delle dimensioni della propria casa ma se vediamo le annate precedenti il dato è stabile, già nel 2001 la percentuale era al 9,9% non lontano da quella di adesso». Il direttore pone poi l’accento sulla positività non scontata degli altri fattori considerati: «non dobbiamo poi sottovalutare il fatto che solo l’1,9% delle famiglie consideri la propria casa in cattive condizioni, vuol dire che in Trentino non ci sono strutture fatiscenti. Poi la proprietà come titolo di godimento è all’82,4%, è uno dei tassi più alti d’Italia. Sicuramente non dobbiamo sottovalutare dati come il 45% delle spese troppo alte ma la situazione è stabile e, per tanti aspetti, il Trentino versa in condizioni migliori rispetto alle regioni limitrofe».

 

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