Il T, Corriere del Trentino – Giovedì 10 Luglio 2025

Uilpa: «Spini un emblema delle folli scelte nazionali»

 

Ieri, l’organizzazione sindacale Uilpa ha visitato la casa circondariale di Trento per verificare le condizioni dei luoghi di lavoro del personale. «Si potrebbe definire come l’emblema delle politiche dissennate dei governanti e dell’amministrazione penitenziaria – questo il bilancio del segretario generale Uilpa Gennarino De Fazio, fuori dal carcere di Spini -. L’istituto nasce per ospitare 240 detenuti e, con un’operazione a dir poco discutibile, è stato portato a una capienza di 422 posti, 360 dei quali già occupati al momento». Nelle parole del rappresentante Uilpa, tale aumento non si traduce solo in una restrizione degli spazi vitali, ma soprattutto in una carenza dei servizi: non tutti hanno accesso all’acqua corrente o calda, i laboratori e le aule didattiche sono affollati se non inutilizzabili, i passeggi per i detenuti sono definiti «una cella a cielo aperto». A completare il quadro, l’organico di polizia penitenziaria è sottodimensionato: su 270 unità stimate come necessarie, ne sono presenti soltanto 170. L’insieme di difficoltà si ripercuoterebbe sulla sicurezza generale della struttura, sui carichi di lavoro del personale e sulla turnazione di servizio. «In altre zone d’Italia sono proprio le strutture a non poter offrire una corretta attività rieducativa – ha continuato De Fazio –, qui c’è un carcere all’avanguardia (inaugurato nel 2011, ndr) con delle potenzialità che non vengono sfruttate a causa delle politiche amministrative nazionali, non di quelle locali». Il sindacalista, ad esempio, ha fatto riferimento al decreto legge 92 del 2024, anche detto «svuota carceri». «Nemmeno il governo crede alle sue stesse politiche – ha ironizzato il segretario generale dell’Uilpa – perché da una parte si dice che entro fine legislatura verranno aggiunti 7mila posti, dall’altra si parla di ridurre la carcerazione preventiva, del ricorso alle comunità per tossicodipendenti e dello sconto della pena nel Paese d’origine per i reclusi stranieri. Se tutto questo funzionasse non ci sarebbe bisogno di quei posti aggiuntivi». Alla luce della visita, il sindacato ha chiesto la riduzione della densità detentiva e un potenziamento dell’organico della polizia penitenziaria. «Si tratta di caporalato di Stato: sappiamo di personale trattenuto, sottopagandolo, per 4 ore di straordinari. L’istituto non ha un cassiere: ci sono tre poliziotti costretti a improvvisarsi ragionieri».

 

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