Il T, corriere del Trentino – Sabato 26 Luglio 2025
«Patto sui salari un primo passo. Ma adesso serve che venga attuato»
Il patto vale 638 milioni tra investimenti di Trentino Sviluppo e incentivi provinciali. La sottoscrizione tra le parti è prevista nei prossimi giorni
di Gabriele Stanga
«Il patto sui salari individua le principali criticità e i punti su cui intervenire a beneficio dei lavoratori trentini. Non contiene tutte le nostre richieste ma per noi è un punto di partenza, non un punto di arrivo».
Così i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher si esprimono sull’accordo per la crescita delle imprese e le politiche salariali, per il quale ieri è arrivato il via libera alla sottoscrizione tra Provincia, parti datoriali e sindacati.
Un patto che, salvo ribaltoni dell’ultimo momento, verrà firmato la prossima settimana e che vale 638 milioni complessivi, 290 milioni per incentivi a fondo perduto agli investimenti aziendali a sostegno di produttività e innovazione, 348 milioni di investimenti immobiliari e in impianti effettuati direttamente da Trentino Sviluppo. Tre i punti chiave individuati nel patto: «retribuzioni ma anche welfare e possibilità di carriera», dicono i sindacalisti. Senza dimenticare l’ormai onnipresente tema della conciliazione vita-lavoro. Solo tenendo nella dovuta considerazione questi aspetti, che vanno di pari passo con gli investimenti sull’innovazione, si potranno attrarre e trattenere giovani e così aspirare a un miglioramento dell’economia del territorio.
Il primo a commentare il patto è il segretario della Cisl Michele Bezzi: «È un patto importante che dimostra la nostra correttezza, fino all’ultimo abbiamo spinto per avere alcuni miglioramenti ma poi abbiamo deciso di accantonare e prendere quello che di buono c’è in questo patto».
In particolare, i punti su cui le sigle hanno spinto erano «sanità privata su cui avevamo provato a chiedere un integrativo territoriale e contrattazione di secondo livello anche sugli appalti. Non rinunceremo a queste richieste ma le porteremo avanti su altri tavoli».
E sui giovani aggiunge: «Oggi i giovani studiano di più e hanno maggiori competenze che devono trovare riscontro anche nell’offerta lavorativa, investiamo non solo sui salari ma anche su servizi e crescita professionale».
Ultimo aspetto su cui bisogna insistere, secondo il segretario della Cisl è quello della «selettività negli aiuti e negli interventi che fa la Provincia».
È poi il turno di Walter Largher per la Uil: «Solo una piccola impresa su 5 è ad alta attività tecnologica, abbiamo il 30% di produttività in meno rispetto ad alcuni territori europei usati come punto di riferimento e facciamo peggio di Alto Adige e Tirolo, chiediamo in maniera forte che siano anche gli imprenditori ad investire nelle proprie imprese e poi accanto alla retribuzione si devono riconoscere spazi di welfare e conciliazione. A noi spetta lanciare in autunno una contrattazione che sia la più ampia e innovativa possibile. I frutti del patto li vedremo nei prossimi mesi».
A chiudere il gruppo è Andrea Grosselli, segretario della Cgil: «Il patto è un punto di partenza, non di arrivo, sull’Irap ad esempio avremmo voluto vantaggi fiscali vincolati alla capacità di restituirli sotto forma di aumenti salariali, speriamo che si espandano gli incentivi selettivi e si raggiungano i livelli dell’Alto Adige. È importante investire nell’innovazione, oggi siamo sotto la media nazionale ed europea».
Grosselli spiega poi che «in Trentino il 37% dei giovani è a tempo determinato, in Alto Adige il 30% e in Tirolo il 15, bisogna fare qualcosa per riconoscere il loro lavoro».
Di qui l’appello finale: «vedremo nei prossimi mesi se ci sarà un’attuazione concreta, ci aspettiamo responsabilità da parte delle imprese, pensando non solo ai lavoratori di oggi ma anche a quelli di domani».
Scarica il pdf:
No Comments