l’Adige – Mercoledì 17 Settembre 2025
«Puntare a contratti integrativi»
LAVORO I sindacati sulla perdita del potere d’acquisto: in 10 anni -13,2%
TRENTO – «Gli stipendi non tengono il passo con l’aumento dei prezzi. Va male in Italia, ma va peggio in Trentino e in Alto Adige dove l’elevata velocità con cui è cresciuto il costo della vita ha messo in difficoltà un’ampia fascia di famiglie. La fotografia del Geography Index Report dell’Osservatorio Jobpricing purtroppo non è che l’ennesima conferma».
Sui dati pubblicati ieri dall’Adige sulla perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni intervengono i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher ricordando che da parte loro il tema è stato sollevato ormai da molto tempo.
Una perseveranza che ha prodotto qualche risultato, almeno in termini di impegni. «È grazie alla nostra determinazione che si è aperto un confronto con la Provincia e i datori di lavoro sui salari. Confronto, che non senza difficoltà ha portato al Patto dei Salari – dicon i tre segretari confederali -. È chiaro che non è abbastanza, ma è altrettanto chiaro che è un punto di partenza per rivendicare un confronto su azioni concrete. È ora di agire». I dati dell’Osservatorio dicono che, a fronte di retribuzioni reali aumentati del 10 per cento in 10 anni (2015-204), il costo della vita nello stesso periodo ha fatto un balzo del 23,2%. La perdita dei salari è dunque del 13,2%. In Alto Adige i portafogli dei lavoratori sono mediamente più vuoti del 20,4 per cento (aumento retribuzioni del 9% e prezzi saliti del 29,4%).
Ora che l’inflazione appare sotto controllo bisogna agire sul lato dei salari. Primo step per i sindacati deve essere la contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale. «I rinnovi contrattuali, nei tempi giusti, sono un tassello fondamentale nella strategia per proteggere e accrescere la capacità di spesa. Non sono, però, sufficienti. Le condizioni si migliorano anche grazie alla contrattazione integrativa, strumento utile sia sul piano delle condizioni retributive sia normative».
È su questo punto che Cgil, Cisl e Uil intendono puntare, aprendo una nuova stagione di contrattazione. «In questi anni c’è stato, soprattutto in alcuni settori, un aumento della redditività. Quella ricchezza prodotta va distribuita anche alle lavoratrici e ai lavoratori, cosa che non è stata fatta o non in modo sufficiente». Da qui dunque la richiesta di incentivare la contrattazione di secondo livello, anche con misure fiscali selettive, e sostenere la crescita dei settori a più alto valore aggiunto.
Le tre sigle sono consapevoli anche della necessità di agire sulla dinamica dei prezzi attraverso interventi strutturali che chiamano in causa i costi energetici, in Italia nettamente al di sopra di quelli degli altri Paesi europei, le infrastrutture e l’innovazione dei processi produttivi. «Questioni che possono essere affrontate sia a livello locale sia a livello nazionale. Su entrambi i fronti però si nota un certo immobilismo», concludono.
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