l’Adige – Venerdì 26 Settembre 2025
«Manca qualità dell’occupazione»
Il Trentino non è una terra per giovani. Almeno non per le e i giovani laureati che vedono non valorizzate le loro competenze dal mercato del lavoro locale.
Dura la reazione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher (nella foto da destra a sinistra) in merito al quadro emerso dall’indagine dello studio condotto dal Center for Social Inequality Studies sugli stipendi dei laureati magistrali occupati in Trentino. «Potrebbe sembrare un paradosso – ribadiscono i sindacati – la nostra università di eccellenza forma ottimi laureati e laureate, ma poi il nostro sistema economico non è in grado di valorizzarli con inquadramenti e retribuzioni adeguate».
Chiare le cause scatenanti per i sindacati: «É il risultato di una serie di fattori macro, dai meccanismi di ingresso sul mercato del lavoro che privilegiano contratti precari e dunque poveri – ricordano – ma anche stage e tirocini che ricordiamo che non sono un lavoro, ad un sistema economico caratterizzato da imprese di piccola dimensione e da una consistente presenza di settori a basso valore aggiunto, come il turismo e i grandi eventi. In Trentino non manca l’occupazione, manca la qualità dell’occupazione».
E tutto questo rende il Trentino un contesto poco attrattivo: «Se l’emigrazione giovanile fosse bilanciata da un’altrettanta immigrazione di giovani cervelli, il problema non si porrebbe – continuano i sindacati – Purtroppo, però, la nostra terra ha perso attrattività e dunque rischia di impoverirsi in termini di competenze e dunque di capacità competitiva. Un problema che la dinamica demografica con l’invecchiamento della popolazione potrà solo amplificare senza correttivi».
I sindacati uniti individuano due direzioni su cui agire: da una parte una revisione delle politiche industriali pubbliche che devono essere orientate all’innovazione e dunque per forza essere maggiormente selettive, dall’altra il superamento di stage e tirocini per chi entra nel mercato del lavoro. «Va valorizzato il contratto di apprendistato e il sistema duale, cioè una vera alternanza scuola lavoro non solo per le scuole professionali, ma anche negli istituti tecnici e all’università – sostengono – Questo potrebbe accorciare la distanza tra domanda e offerta di lavoro». Ultima anche la questione contrattuale: «É ai tavoli contrattuali che si creano i presupposti per migliorare le condizioni di lavoro, sia puntando sulle retribuzioni con la contrattazione di secondo livello sia introducendo misure conciliative in grado di rendere più attrattiva un’occupazione. Su questo anche il sindacato può ed è pronto a fare la propria parte».
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