31 dicembre 2016 – Corriere del Trentino

Azzi, dimissioni nel prossimo cda

Sostegno a ChiantiBanca, Uilca critica.

Federcasse, il presidente lascerà il 19 gennaio dopo un incarico durato 25 anni

TRENTO Le forti tensioni all’interno del credito cooperativo nazionale, oltre ad aprire la strada alla «scissione» fra Iccrea banca e Cassa centrale banca, porteranno alle dimissioni del presidente di Federcasse Alessandro Azzi. Annunciate più volte in caso di naufragio del gruppo unico, erano attese già nell’assemblea del 20 dicembre scorso. Ora sono all’ordine del giorno nel prossimo cda di Federcasse, il 19 gennaio. Intanto a livello locale nel settore sindacale crescono i mal di pancia in relazione al sostegno patrimoniale di Trento nei confronti di ChiantiBanca. «Nel caso del Focc e del riassetto di Cr Rovereto e Primiero le operazioni hanno pesato sui dipendenti. Quali sono le condizioni pattuite con l’istituto di Bini Smaghi?» si chiede la Uilca.

Nelle prime settimane del 2017 Cassa centrale banca raccoglierà le adesioni ufficiali da parte delle circa 100 banche che aderiranno al gruppo bancario trentino. Per attivarlo dovranno essere raccolti 600 milioni di euro di aumento di capitale, in modo da raggiungere i requisiti patrimoniali richiesti dalla legge di riforma del comparto. A quel punto le incognite residue potranno essere principalmente due: l’avversione della Bce verso la nascita di un gruppo che spacca il movimento; e lo scenario di «eccessiva vittoria» da parte di Ccb, fatto che innescherebbe problemi in Iccrea e forse reazioni del legislatore. Per ora la situazione pare però tranquilla, a parte forse qualche segnale in controtendenza. Ad esempio prima di Natale, il direttivo dell’associazione soci di BancaAdria (Bcc di Adria, in provincia di Rovigo) si chiedeva candidamente il perché dell’adesione al gruppo di Ccb, visto che l’ipotesi è di un impegno intorno ai 15 milioni di euro, mentre l’adesione al gruppo di Iccrea (già in possesso del patrimonio superiore al miliardo di euro e già vigilata dalla Bce) «sarebbe a costo zero».

In ogni caso il gruppo unico, per cui si è speso senza riserve il presidente di Federcasse Azzi, pare un’ipotesi tramontata a causa della rigidità degli esponenti di Iccrea, irremovibili nella loro battaglia «muscolare», e della reazione orgogliosa di Trento, il cui progetto ha avuto un successo insperato, a partire dal meeting di Verona.

Già negli ultimi mesi di tentativi per raggiungere un accordo Azzi aveva messo a disposizione il suo mandato, in caso di fallimento. Adesso quel momento è arrivato. Alla fine la resistenza del sistema trentino ha fatto inserire all’ordine del giorno del cda di giovedì 19 gennaio le «dimissioni del presidente e le deliberazioni conseguenti». Non è un passaggio di poco conto: Azzi è presidente di Federcasse dal 1991, vale a dire 25 anni, un quarto di secolo. In odg anche «l’attuazione della riforma Bcc» e l’aggiornamento sul Fondo temporaneo, che tra l’altro dovrebbe definire il perimetro dell’intervento a sostegno di Rurale Altipiani, presieduta dal vicepresidente di Federcasse Diego Schelfi (si è parlato di una ventina di milioni, fra capitale e acquisto di crediti in sofferenza).

Proprio gli aiuti alle banche stanno creando un po’ di nervosismo. Phoenix e Ccb hanno sottoscritto due bond subordinati da 10 milioni ciascuno emessi da ChiantiBanca, in corrispondenza della sua adesione al gruppo trentino. Maurizio Mosaner, segretario Uilca del Trentino, osserva che già in questa fase Ccb «sta lavorando come una holding». Quello che disturba è il fatto che in passato, per intervenire in sostegno di altre banche, si è preteso il sacrificio dei dipendenti. Per gli 8 milioni di prestito subordinato a Cr Primiero si è deciso un taglio dell’8,5% del salario ai 60 addetti. Cr Rovereto chiede ai dipendenti un sacrificio di 540.000 euro all’anno a fronte di un sostegno complessivo di 13 milioni. «A ChiantiBanca, al contrario, sono stati dati subito i soldi. Spetta a noi sindacati chiedere il motivo di un tale comportamento a Federcoop? Evidentemente sì, se nessun altro lo fa. Vorremmo chiedere quali sono i punti dell’accordo con la banca toscana: per adesso non abbiamo avuto nessuna comunicazione. Ricordiamo — continua Mosaner — che di recente sempre ai dipendenti sono stati chiesti mille euro all’anno, e mille alle banche, per realizzare il Fondo occupazione trentino (Focc)».

Certo, portare a Trento Chianti Banca, numero tre in Italia con Lorenzo Bini Smaghi alla presidenza, prezioso per i rapporti con la Bce, può essere già una risposta implicita. Ma i dubbi rimangono.

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