Il T, Corriere del Trentino – Venerdì 27 Giugno 2025

Bonus per il terzo nato, sindacati scettici «Il vero nodo riguarda il primo figlio»

 

I segretari di Cgil, Cisl e Uil chiedono un confronto con la giunta

TRENTO La misura ha già ottenuto più di un giudizio negativo tra le opposizioni. E ha diviso la stessa maggioranza. Ora a prendere posizione sull’assegno decennale al terzo figlio — strumento cardine della nuova manovra di assestamento presentata martedì dal governatore Maurizio Fugatti — sono anche i sindacati. Che non nascondono riserve per quello che definiscono un «superbonus». «Si tratta di una misura — osservano i segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher — che va valutata con molta attenzione, perché potrebbe non essere la soluzione più efficace per sostenere la natalità in Trentino». Meglio dunque, proseguono i segretari, analizzare prima tutti i dati.

«Investire sulle famiglie numerose non è sbagliato — chiariscono Grosselli, Bezzi e Largher — ma la manovra sulle nascite dei terzi figli potrebbe costare a regime fino a 37 milioni all’anno, quasi pari a quanto si spende, circa 42 milioni all’anno, per tutte le famiglie con figli con più di tre anni beneficiarie dell’assegno unico provinciale». Un rapporto sqUilibrato. «Lo ribadiamo: è fondamentale investire sulla natalità, ma bisogna partire dalle famiglie che un figlio non lo fanno e da quelle che i figli li hanno già. Per questo secondo noi bisogna approfondire bene questa misura e valutarne davvero gli effetti».

Gli stessi sindacati avvieranno un’analisi nei prossimi giorni. «Per ora — sottolineano — sappiamo che sui dati delle famiglie con tre e più figli la nostra provincia primeggia nel confronto con le altre regioni, seconda solo a Bolzano. Semmai il nodo è dopo il primo figlio, nato troppo spesso da genitori sempre più vicini ai 35 anni. Oggi le famiglie faticano a fare il secondo. Bisogna partire da qui nel prevedere nuove politiche a favore delle famiglie e della natalità». In questo senso, l’appello alla Provincia è di «aprire un confronto affinché si investa di più anche sulle altre famiglie»: «Bisogna agire sulle diverse cause della denatalità, in particolare sulla precarietà di tanti giovani e sulle condizioni di lavoro delle donne che procrastinano la decisione di fare un figlio».

 

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