L’Adige – Venerdì 18 Luglio 2025
Bypass, ecco i primi alloggi degli operai
Il villaggio cresce veloce: ospiterà 700 persone
Feneal Uil: «Importante evitare l’effetto ghetto»
GRANDI OPERE
Un primo modulo ad L di due piani, poco più in là un altro steccone, un paio di casette sparse. Se il resto del mega cantiere segna il passo, soprattutto dopo l’uscita dell’opera dal Pnrr, i lavori per realizzare il villaggio dei lavoratori del bypass ferroviario stanno accelerando. E basta passare da via Innsbruck per vedere che sarà pronto in fretta il campo base più importante, capace di ospitare fino a 700 lavoratori tutti insieme. Ora non serve, il grosso della manodopera sarà qui quando saranno montate le frese. Ma già ora lavorano per il mega cantiere circa 130 persone, tra operai e impiegati.
«La sfida è che non diventi un villaggio ghetto, come a Fortezza – osserva Alessio Scopino, sindacalista di Feneal Uil – in questo senso ci siamo già mossi con l’amministrazione comunale, e abbiamo trovato grande apertura».
Nell’attesa che quelle casette brulichino di gente, il cantiere procede come da ultimo cronoprogramma: a sud in autunno inizierà il montaggio delle frese, che dovrebbero iniziare a scavare nei primi mesi del 2026. Quanto al cantiere nord, è in corso il consolidamento del fronte est della collina, ai piedi della quale dovrebbero lavorare le altre due frese.
Il villaggio. Sono due i villaggi dedicati ai lavoratori. Quello a sud, nel comune di Besenello, è già stato realizzato. A nord si sta accelerando ora. Si tratta del campo base principale, che dovrà ospitare fino a 700 lavoratori. Difficile immaginarli adesso, ma la maggior parte delle maestranze arriveranno a frese accese. Al momento sono 50 gli operai attivi nel cantiere e 80 gli impiegati, ora ospitati da due piani di un edificio in zona industriale a Trento nord, dove c’è l’Agenzia delle entrate.
L’avvio delle frese cambierà tutto: ogni talpa che scava lavorerà H24, grazie a 4 equipaggi da 20 persone l’uno, divisi su altrettanti turni da 8 ore l’una. Significa 80 persone a fresa, 160 quindi se si scava solo da una parte, 340 se si scava – com’era previsto in origine ma allo stato attuale non confermato – sia da nord che da sud. A questi si aggiungeranno gli scavatori tradizionali, che lavoreranno con la dinamite, per realizzare i collegamenti tra gallerie, le vie di fuga eccetera.
I lavoratori. È ancora presto, ma il sindacato già si sta interessando di queste persone, che con ogni probabilità proverranno da fuori provincia (se non dall’estero). «Abbiamo già fatto qualche incontro – spiega Scopino – e per noi è importante che queste persone possano vivere la città. Abbiamo chiesto all’amministrazione comunale che sia previsto un collegamento con i mezzi pubblici alla città, e abbiamo trovato grande disponibilità, questo è importante. Si tratta di persone che probabilmente rimarranno qui 10, 12 giorni consecutivi, per poter tornare a casa 4 o 5 giorni».
Ora si tratta di capire se si troveranno, questi lavoratori, in un’Italia satura di cantieri del Pnrr. «Certo, questo può essere un problema, perché si tratta di operai altamente specializzati – spiega sempre Scopino – In Calabria Webuild ha un’Accademy, in cui forma personale con le giuste competenze, ma so che è al vaglio anche il mercato estero».
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