Canone concordato. Si apra un confronto per migliorare il sostegno alle famiglie. Sindacati e Acli: disposti ad accettare una revisione dello sconto Imis a patto che le risorse restino sul capitolo casa per fronteggiare l’emergenza affitti

“Sul canone concordato nel Comune di Trento avevamo già aperto un primo confronto con l’amministrazione comunale in occasione del rinnovo dell’Accordo territoriale a fine 2024. Lo strumento non ha prodotto l’effetto moltiplicatore sugli alloggi in locazione, ma avevamo segnalato fin da subito alcune criticità: uno sconto Imis senza differenziazione tra grandi e piccoli proprietari ha avuto, come ampiamente previsto, l’effetto di un “contributo a pioggia”. Questo intervento doveva sollecitare la messa a disposizione sul mercato di immobili sfitti, doveva portare a nuovi contratti a canone concordato e doveva essere limitato ai piccoli proprietari che avrebbero dovuto ridurre l’affitto in misura pari al risparmio Imis.

L’effetto invece si è ridotto alla sostituzione dei contratti di locazione a prezzo di mercato con altri di pari importo a canone concordato. La misura dunque non ha generato la leva sperata, piuttosto si è generato un diffuso risparmio per i proprietari.

Detto ciò siamo da anni di fronte ad una grave emergenza abitativa che non accenna a regredire; per questa ragione se il Consiglio comunale decidesse di rivedere lo sconto Imis, che oggi incentiva i proprietari di immobili ad applicare il canone concordato, chiediamo che quelle risorse, cioè 2,4 milioni di euro, restino comunque destinate alle famiglie che cercano un alloggio in affitto sul libero mercato e sono in difficoltà. Sulle modalità siamo pronti a confrontarci con Palazzo Thun appena possibile”. E’ una posizione di apertura, ma comunque ferma, quella dei sindacati degli inquilini di Cgil Cisl Uil e Acli. Sunia, Sicet e Uniat, firmatari degli accordi sui canoni concordati nei vari comuni trentini insieme alle associazioni dei proprietari, rivendicano in ogni caso l’utilità dello strumento “che ad oggi resta tra i pochi per cercare di abbattere i canoni d’affitto e incentivare le locazioni”.

Manuela Faggioni, Michele Bezzi, Walter Largher e Cristian Bosio, rispettivamente referenti delle tre sigle sindacali e di Acli, sottolineano che la questione andrebbe affrontata sia sul piano locale sia su quello nazionale per rendere più efficace e utile il canone concordato. “Di fatto oggi i Comuni del Trentino non hanno messo in atto misure particolarmente significative sul piano fiscale per calmierare gli affitti. Una strada complicata anche sul piano normativo, ma ci sono amministrazioni in Italia che lo hanno fatto e chiediamo qualche segnale di coraggio anche nel nostro territorio ”.

Dall’altra le tre sigle si soffermano sui limiti che il canone concordato ha per sua natura, per come è stato concepito a livello nazionale. “Oggi il proprietario che affitta con questo strumento ha diritto ad uno sconto fiscale dell’11% sulla tassazione. E’ troppo poco rispetto ai margini di profitto del mercato libero e inoltre la tassazione è identica sia per il piccolo proprietario sia per lo speculatore che affitta decine e decine di appartamenti”.

Infine a tutto ciò si somma un ulteriore problema: le zone del Trentino, e dunque gli appartamenti, sono stati classificati tutti in fascia alta. Di conseguenza c’è una differenza ridotta con il canone di mercato. “Siamo impegnati al tavolo di confronto con i rappresentati dei proprietari per migliorare lo strumento, ma è chiaro che si tratta di un lavoro di mediazione complesso. Restiamo però convinti che, se affinato, il canone concordato possa comunque essere uno strumento valido; in occasione dell’ultimo rinnovo abbiamo iniziato una raccolta dati che, a scadenza nel 2027, ci consentirà di tarare meglio lo strumento ”, concludono.