Il T, Corriere del Trentino – Mercoledì 22 Ottobre 2025
Carriere, altolà della scuola. Bocciata la proposta di Bisesti. Gerosa: «Sistema chiuso» e presenta il suo modello
TRENTO «Uno sgarbo», l’aveva definito l’assessora Francesca Gerosa, non nascondendo una certa irritazione. «Cortesia istituzionale vorrebbe che in una maggioranza ci fosse con la giunta un serio confronto», afferma dopo il salto in avanti del consigliere leghista, ex assessore, Mirko Bisesti, sulla riforma carriere dei docenti. Gerosa ricorda che il modello di Bisesti era stato accolto negativamente dal mondo della scuola. «È un sistema di carriera totalmente chiuso che irrigidisce l’organizzazione — afferma — e nel quale dopo i tanti concorsi spalmati su più anni, una volta coperta la dotazione prevista tutto si blocca. Solo ad alcuni docenti viene data una reale possibilità di avanzare nella “carriera”». L’assessora poi si sofferma sul modello al quale sta lavorando «basato sulla meritocrazia, valorizzazione della professione docente a leadership educativa e l’efficacia organizzativa e didattica. Alla base — spiega — l’idea che non servono ancora concorsi, perché i docenti ne fanno già abbastanza. L’obiettivo è formare tutti, per permettere anche un’alternanza nel ricoprire gli incarichi in modo che i docenti abbiamo continui stimoli e la possibilità che a tutti venga riconosciuto il merito per il proprio impegno».
L’obiettivo per Gerosa è formare tutti, «per permettere anche un’alternanza nel ricoprire gli incarichi in modo che i docenti abbiamo continui stimoli e la possibilità che a tutti venga riconosciuto il merito per il proprio impegno. Non quindi un diritto acquisito per sempre per pochi». E ancora: «Le parole chiave del modello a cui abbiamo pensato sono continuità nella formazione, sistematicità, flessibilità e coinvolgimento partecipativo».
La mossa di Bisesti non ha colto di sorpresa solo Gerosa, ma anche il mondo della scuola. Pietro Di Fiore, segretario generale della Uil Scuola è perplesso: «Bisesti e Segnana sono gli unici assessori che non sono stati riconfermati, il consigliere non si avvale delle lezioni impartite», afferma. Nel merito, il segretario è convinto del fatto che si tratti si «un disegno di legge che non funziona, come il precedente — osserva — . Sembra l’ennesimo guazzabuglio per infliggere il colpo ferale alla collegialità. Non è pensabile che ci sia un’amministrazione che possa fare concorsi a nastro. Non sono capaci di organizzarli per stabilizzare 2.000 cattedre scoperte e pensano a inutili prove concorsuali per le carriere». Per Di Fiore meglio sarebbe «valorizzare l’autonomia delle singole scuole, restituendo i soldi risparmiati con la riduzione dell’organico affinché ogni scuola possa promuovere progetti di ricerca, poi si devono rilanciare le funzioni strumentali e il lavoro progettuale intra e inter disciplinare, attraverso riconoscimenti economici dignitosi. Ripartiamo dal contratto mettendo al centro il lavoro dell’aula». E ancora: «Potenziare l’autonomia scolastica, tutelando la libertà dell’insegnamento».
Boccia il disegno di legge del consigliere della Lega anche il segretario provinciale della Flc Cgil Raffaele Meo: «Il nostro pensiero è esattamente quello di due anni fa. In linea generale è un percorso che arriva al proprio compimento tra dieci anni che investe due legislature e più di tre trienni contrattuali, ma la scuola ha bisogno di una riforma generale. Un cambiamento di questo tipo inserito nella scuola del secondo millennio mentre siamo già nel terzo millennio da 25 anni significherebbe innestare un mutamento radicale in un sistema in via di pensionamento. È anacronistico». Un errore fondare la riforma delle carriere degli insegnanti sul calo di natalità: «L’inverno demografico deve portare a una riduzione del numero di studenti per classe, diventare un’opportunità per ripensare una scuola tarata su bisogni diversi e classi più piccole».
Una visione condivisa dalla Cisl Scuola. La segretaria generale Monica Bolognani ricorda che «nella versione del 2023 le risorse economiche per sostenere il percorso sarebbero state ricavate anche dalle economie di gestione ottenute dalla riduzione di organico a causa della denatalità. È inaccettabile. L’organico va adeguato alle nuove esigenze diminuendo il numero di studenti per classe e non tagliando posti di lavoro». Poi torna sulla prima versione del disegno di legge di Bisesti: «Allora si prevedeva un percorso molto complesso, privo di logica e conoscenza della realtà scolastica: i futuri docenti in carriera sarebbero gli stessi che oggi chiamiamo precari e che non riusciamo a stabilizzare». E aggiunge: «La nostra proposta resta la stessa: valorizzare i docenti attraverso una retribuzione dignitosa, incentivi adeguati a chi decide di ricoprire incarichi aggiuntivi a supporto dell’organizzazione scolastica e della didattica, disegnando queste figure di coordinamento nel contratto e supportandole con la formazione adeguata».
È critico anche Maurizio Freschi, presidente della Consulta dei genitori e vicepresidente del Consiglio del sistema educativo: «La proposta di Bisesti è stantia, già ampiamente bocciata dal Consiglio e dalla Consulta nel 2023 e criticata da più voci nel mondo scolastico. È nata su basi tecniche fragili e previsioni finanziarie dubbie, con procedure di selezione potenzialmente discriminatorie, se non anche impugnabili. È una riforma priva di visione — rileva — e di coerenza con le reali esigenze della scuola, costruita senza adeguata conoscenza e più utile a creare divisioni che a migliorare il sistema per il bene degli studenti». Sul tema interviene anche Michele Malfer (Campobase): «È necessario riconoscere la professionalità degli insegnanti, ma servono criteri chiari, trasparenti e realmente meritocratici».
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