l’Adige – Mercoledì 6 Agosto 2025

Consumi per 23.271 euro pro capite

 

I sindacati alla Provincia: «Su fisco, Icef e welfare si continui a sostenere i più deboli, senza però dimenticare il ceto medio allargando il perimetro dei benefici offerti»

L’ANALISI

TRENTO – Nei quattro anni a cavallo del Covid (2019-2023) i consumi dei trentini sono aumentati in valore nominale del 14 per cento, meno di quanto è cresciuta l’inflazione (attorno al 18%). Significa che il loro potere d’acquisto è di fatto diminuito.

Spese complessive. In valore assoluto, secondo le elaborazioni del Centro studi delle camere di commercio italiane Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere nel 2023 la popolazione trentina ha speso in media 23.271 euro pro capite. Come ogni statistica va presa per il suo valore generale, perché è chiaro che – per fare un esempio – sono poche le famiglie di 4 persone che possono spendere una media di quasi 100mila euro l’anno. Il dato, soprattutto, se preso in variazione negli anni dà un’idea della capacità di spesa e di consumo (e di conseguenza di reddito) di un territorio.

A livello complessivo i trentini nel corso del 2023 hanno consumato 12,661 miliardi di euro, il 14 per cento in più rispetto al 2019. Dati in linea con il resto del Nord Est, dove di media la spesa dei residenti è stata mediamente di 22.952 euro per un incremento, rispetto a 4 anni prima del 12,7 per cento.

Rispetto all’Alto Adige, però, il Trentino rimane sempre un passo indietro. Dopo Milano, che è la prima città in Italia per consumi pro-capite con una spesa di 30.993 euro a testa nel 2023, Bolzano è il secondo capoluogo per valore della spesa con 29.146 euro, davanti alla provincia di Monza e Brianza (26.714 euro). A nord di Salorno i consumi sono lievitati rispetto al 2019 del 18 per cento, per un ammontare complessivo (fine 2023) di 15,618 miliardi di euro.

Sul fronte opposto Foggia chiude la classifica con una spesa pro capite di 13.697 euro, una cifra che è meno della metà di quella milanese, preceduta al penultimo posto da Caserta (13.890 euro) e al terz’ultimo da Agrigento (14.020 euro).

Consumi alimentari. Una sotto-classifica è stata fatta considerando soltanto le spese per i generi alimentari. Emerge che questi consumi incidono di più sulla spesa complessiva delle famiglie nel Meridione, con una percentuale del 23,4 per cento contro una media Italia del 18,6. A seguire troviamo il Centro (18,4%), Nord-ovest (17%) e Nord-est (15,3%). Il Trentino-Alto Adige in effetti ha l’incidenza minore della spesa per alimentari rispetto al totale dei consumi con l’11,5%. In particolare la spesa media per i generi alimentari nel 2023 era di 3.163 euro a Trento e di soli 3.101 euro a Bolzano (dove evidentemente c’è maggiore autoproduzione di cibo).

I sindacati. Sui dati dei consumi intervengono i sindacati confederali che con i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher. «Sappiamo bene – premettono i sindacalisti – che il costo della vita in Trentino è tra i più alti d’Italia in particolare sui beni a più alta frequenza di acquisto come gli alimentari, ma anche su spese non comprimibili come quelle per l’abitazione e l’energia. Questo comporta quindi un surplus di spesa che può mettere in difficoltà anche i nuclei familiari del ceto medio a reddito fisso da lavoro e da pensione quando l’inflazione aumenta sensibilmente come nel biennio 2022-2023».

Da questo punto parte una considerazione specifica sull’andamento della spesa. «I dati delle Camere di commercio sui consumi complessivi della popolazione tra 2019 e 2023 – avvertono Grosselli, Bezzi e Largher – indicano che la spesa reale delle famiglie è calata perché un aumento nominale del 14 per cento non è riuscito a pareggiare l’aumento dei prezzi che nel periodo ha sfiorato il 18 per cento». In pratica le famiglie sono state costrette a tirare la cinghia.

«Per questo – spiegano Cgil, Cisl e Uil – è fondamentale che su partite come fisco, Icef e welfare l’Autonomia continui ad investire nell’ottica di sostenere realmente le famiglie a partire da quelle più deboli, senza però dimenticare il ceto medio allargando quindi il perimetro dei benefici offerti dal sistema sociale provinciale».

 

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ADIGE ART consumi 060825