Il T, Corriere del Trentino – Martedì 7 Ottobre 2025

I sindacati: «Aprire una nuova fase di contrattazione collettiva»

 

Attivi unitari | Cgil, Cisl e Uil: «Le associazioni economiche facciano la loro parte»

Una nuova fase di contrattazione. Per il prossimo autunno i sindacati confederali si preparano a proporre piattaforme unitarie per migliorare le condizioni di lavoro dei trentini, «a partire dai salari». «Le associazioni economiche facciano la loro parte», questo l’appello lanciato, ieri, dai segretari generali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Largher (Uil) in occasione degli attivi unitari al Centro congressi Interbrennero di Trento, incentrati proprio sul Patto per la crescita e i salari siglato lo scorso luglio con la Provincia.

Patto sui salari: cosa c’è già
Dopo le schermaglie dei giorni scorsi tra Largher e Grosselli (il T di domenica) – e dopo le divergenze dello scorso anno sul contratto del pubblico impiego – l’assemblea si è svolta in un clima di unità davanti a circa 250 delegati. Alla guida della Cgil è spettato il compito di fare il punto sul Patto per i salari. «Il Patto — è stata la premessa di Grosselli — nasce proprio dallo studio del Centro Ocse. Noi avevamo chiesto un vero piano straordinario per l’industria, il terziario avanzato e i servizi innovativi: l’idea non è stata accettata, ma nel Patto ci sono queste indicazioni». In particolare «gli impegni della Provincia si concentrano sui vincoli — ha proseguito — Per le imprese che ricevono contributi è stato introdotto l’obbligo di applicare almeno i contratti collettivi più rappresentativi: la misura è già in vigore, ora ne stiamo monitorando l’applicazione». I sindacati hanno chiesto e ottenuto lo stesso principio anche per le esternalizzazioni (per i lavoratori in appalto). «Siamo riusciti a strappare la previsione normativa, ma non siamo ancora nella fase attuativa perché le imprese fanno muro. Dobbiamo riprendere il dialogo con le associazioni datoriali», ha spiegato. Nella revisione della legge 6 «sono stati introdotti vincoli più stringenti sull’aumento occupazionale per chi riceve contributi — ha aggiunto — ma questo avviene senza il coinvolgimento dei sindacati. Stiamo chiedendo che ci sia almeno trasparenza». Tra le misure già previste, invece, la selettività degli sgravi Irap (l’imposta sulle attività produttive): «Oggi la Provincia garantisce circa 90 milioni l’anno di sgravi — ha sottolineato Grosselli — Siamo riusciti a portare l’aliquota dal 2,68 al 2% per le imprese che applicano i contratti collettivi più rappresentativi, ma la Provincia ha lasciato lo sgravio dal 3,9 nazionale al 2,68 provinciale per tutte le altre imprese. In provincia di Bolzano, invece, l’aliquota al 2,68% vale solo per chi ha stipulato contratti collettivi validi». Non è stato ancora aperto, invece, «il tavolo per la riforma della quota A dell’Assegno unico provinciale».

Contratti innovativi
Il Patto, dunque, rappresenta un punto di partenza, «ora le parti sociali devono mettere in atto azioni concrete, anche in modo innovativo, per migliorare le condizioni di lavoro, favorendo sviluppo e coesione sociale», ha detto Largher nel suo intervento. Ecco, allora, l’avvio di una «nuova stagione di contrattazione». «Come Cgil, Cisl e Uil vogliamo dare indicazioni precise alle imprese su alcuni punti condivisi: oltre ai salari, ovviamente, orario di lavoro (in alcune aziende si stanno già contrattando i quattro giorni), previdenza complementare, flessibilità lavorativa, formazione e pari opportunità. Le associazioni datoriali — ha concluso — devono impegnarsi ad agevolare questo processo». Il segretario della Fim Cisl Paolo Cagol, intervenuto una volta aperto il dibattito, ha ribadito il concetto: «Per aumentare i salari non si può prescindere dalla contrattazione: su quella aziendale siamo abbastanza bravi, ma forse manca l’anello intermedio della trattativa territoriale perché ci sono aziende dove non possiamo arrivare». Vassilios Bassios della Uiltucs (commercio e turismo) ha provato a proporre anche un altro punto di vista: «Forse, anziché aumentare di 50 euro lo stipendio dei lavoratori, sarebbe meglio migliorare la vita delle persone puntando sulla conciliazione famiglia-lavoro e sull’orario di lavoro». Al segretario generale della Cisl le considerazioni finali. «Anche noi dovremo avere una visione più ampia del futuro per sperimentare qualcosa che vada a migliorare le condizioni di vita — ha detto Bezzi — Bisogna aprire la discussione sulla contrattazione di secondo livello, possibilmente territoriale, non solo sulla retribuzione, ma anche sugli incentivi a formazione e conciliazione».

«Serve equilibrio»
Il presidente della Camera di commercio Andrea De Zordo, alla guida anche dell’Associazione degli artigiani del Trentino, si mostra cauto. «La questione dei salari va affrontata nella sua interezza — osserva — Bisogna mettere sul piatto anche tutti gli interventi di welfare che esistono in Trentino, che non vengono conteggiati. È evidente, inoltre, che fuori dal Trentino ci sono aziende con figure apicali caratterizzate da un salario importante. Noi siamo sempre disponibili alla contrattazione di secondo livello, ma bisogna contestualizzare l’aspetto economico. Bisogna rendersi conto che l’aspetto salariale deve essere ponderato anche da un punto di vista aziendale. Dobbiamo trovare uno strumento che possa permettere alle aziende di pagare e riconoscere il giusto ai propri lavoratori senza essere svenati per l’aggravio ben noto di tasse e oneri aggiuntivi».

 

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IL T Interbrennero ART 071025

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