Il T – Domenica 18 Maggio 2025
«Il ricambio deve venire dalle idee»
Mondo sociale, categorie economiche e sindacati convergono sul terzo mandato
Tre n t i n o
Il dibattito
Sul tema del limite legale alle candidature intervengono Largher, De Zordo e Casagranda
di Gabriele Stanga
Mondo economico, sociale e sindacale concordano: Il ricambio ai vertici delle istituzioni non deve passare da limiti imposti legalmente ma dalla credibilità della proposta politica. Il terzo mandato continua a far discutere, sia dentro che fuori dal Consiglio provinciale. Ultimamente, e forse potrebbe anche essere un errore politico, il tema è stato molto spostato, da riforma istituzionale e di sistema democratico, a giudizio sulla figura del governatore Fugatti e del suo operato. Vanno in questa direzione sia il referendum delle opposizioni (e non solo) che le speranze risposte su un’eventuale impugnativa della legge, sulla scia di quanto avvenuto per la Campania. Che, però, come ricorda lo stesso Fugatti, non vanta l’autonomia speciale del Trentino. Il rischio è quello di ripetere quanto successo a livello nazionale con la riforma Renzi-Boschi, dove al referendum non si votò tanto la bontà della legge, quanto se mandare a casa o meno il politico toscano. Trasportando il tutto al Trentino e Fugatti, è tutt’altro che scontato, che l’esito sia lo stesso. «Un conto sono i salotti buoni, un altro è il popolo, la “zent”», ha detto al T il presidente della Provincia. E “la zent”, finora, che piaccia o meno, ha dato ragione a lui, due volte di fila. Sarebbe quindi forse più opportuno capire qual è il pensiero sul terzo mandato, a prescindere dalla figura di Fugatti. Anche in quei salotti buoni che lui stesso contesta. Ecco quindi l’opinione sul tema di tre rappresentanti del mondo sindacale, economico e sociale: il segretario della Uil Walter Largher, il presidente della Camera di commercio, Andrea De Zordo e il presidente di Trentino Solidale Giorgio Casagranda.
Il sindacalista
Il primo della lista è Largher, da fine gennaio alla guida della Uil: «Vedo che anche in Veneto e in Friuli si pone la questione per Zaia e Fedriga. Non dobbiamo fermarci sulle persone, la scelta deve andare oltre». E in particolare, secondo Largher, «l’errore di fondo è puntare sul limite di mandati e non sulle idee», come a dire che si sta sbagliando leva: «Se Fugatti venisse votato per la terza volta sarebbe perché mancano idee forti per contrastarlo». Una questione di vantaggio in partenza: «Avere la disponibilità delle risorse ti mette in una posizione più facile rispetto al consenso. Chi ha le risorse vive sul consenso per come gestisce le risorse e non perché propone una società diversa», ma il sindacalista non crede che il problema sia questo. «Il problema vero non è se tenere o meno il limite dei mandati ma perché le persone migliori, a volte, non fanno politica e perché le persone non vanno a votare, nemmeno nei comuni dove i candidati sono il proprio vicino di casa, persone che si conoscono e si vedono impegnate nell’associazionismo o in altri campi. Il tema è l’approccio culturale. Bisogna affrontare il problema della disaffezione». E per farlo serve la forza delle idee. Anche sul ricambio della classe dirigente la presa di posizione è simile: «Spetta alla responsabilità dei politici e delle persone che votano», non quindi ad un limite legale.
L’imprenditore
Arriva a una risposta simile, pur con un ragionamento diverso anche il presidente della Camera di commercio, Andrea De Zordo. «Il mio ragionamento va al di là della persona – premette – Riconosciamo l’importanza del principio di alternanza e rinnovamento, così come la necessità di garantire continuità. In Trentino poi abbiamo uno strumento fondamentale come l’autonomia ma non ci rendiamo conto di quanto sia importante e tendiamo a sminuirlo». C’è poi un’analogia col mondo economico: «Alla Camera di commercio non ci sono limiti di mandato e ugualmente si è assistito a 3 presidenti diversi. Ogni soggetto deve essere votato e spostare il limite di mandato non garantisce la rielezione». La conclusione è la seguente: «A prescindere dal caso specifico, avere uno strumento che impedisce a qualcuno di proseguire la carriera politica, potrebbe portare ad eleggere persone meno valide, solo perché il primo soggetto non ha potuto candidarsi». Non manca poi una considerazione economica: «Il tema della stabilità è un elemento fondamentale per rendere l’economia florida ed evitare che ripetuti e continui cambi al vertice portino le aziende a soffrire. Poi va mantenuto un equilibrio con il rinnovamento per evitare che si ricada nell’eccesso opposto».
Il volontario
Non è diversa anche la posizione di Giorgio Casagranda, presidente di Trentino Solidale: «Chi decide alla fine sono sempre le persone, ci possono essere anche 15 mandati ma se non ti votano non serve a nulla». Anche perché, dice Casagranda, «Non è mica detto che con i 3 mandati uno venga riconfermato. Anzi, deve essere uno stimolo a lavorare bene, anche per le opposizioni. Se le cose si fanno per legge, invece, perdono valore, sia in una direzione che nell’altra. Il ricambio deve venire dal lavoro politico e dalle idee». E qui si lega la seconda considerazione, quella sull’affluenza: «Mi sembra un po’ una contraddizione che in politica si discuta di questo mentre la gente non va più a votare. Bisogna riportare le persone al voto. Se si fa bene la gente va a votare. Penso a Terzolas, dove anche con una sola candidata sindaca, è andato a votare il 67% degli elettori, ben oltre la quota richiesta».
Scarica il pdf: IL T ART terzo mandato 180525
No Comments