l’Adige – Giovedì 7 Agosto 2025

Inail, oltre 10mila denunce per infortuni

 

Un triste primato anche per le morti bianche
Trainati da Bolzano «conquistiamo» il terzo posto

LAVORO

Triste primato quello del Trentino-Alto Adige che conta, nei primi sei mesi dell’anno, ben 13 casi di incidenti mortali sul lavoro (di cui 10 in provincia di Bolzano e 3 in provincia di Trento) e più di 10mila denunce per infortunio. Questo il dato che salta all’occhio dal raffronto dai dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di Vega Engineering e gli archivi statistici dell’Inail.

Il triste primato. L’intera regione viene rubricata dal rapporto Vega nella fascia rossa (la più critica) e al terzo gradino della graduatoria in base all’indice di incidenza (dopo Umbria e Basilicata), con il 3,3% di morti bianche su 511.259 occupati annuali. Ad alzare di molto l’indice del territorio però è soprattutto Bolzano, all’undicesimo posto della graduatoria tra le provincie (con un’incidenza sul numero degli occupati di 34,5 infortuni mortali ogni milione di occupati), mentre Trento si ferma al sessantacinquesimo posto con un’incidenza di 12 morti bianche ogni milione di lavoratori. Tra i settori più coinvolti a livello nazionale ancora una volta quelli più manuali come costruzioni, attività manifatturiere e trasporto e magazzinaggio. Più mortalità inoltre per la fascia over 65 (47,3 infortuni ogni milione di occupati) e per gli stranieri (29,8 casi ogni milione di occupati).

Le denunce. Tra i dati attorno al tema anche quelli pubblicati da Inail relativi alle denunce di infortunio sul lavoro per regione. In questo senso nella Provincia di Trento si conferma, in rapporto alla popolazione in forza lavoro, un numero altissimo con 3.370 denunce nei primi sei mesi dell’anno (di poco inferiori alle 3.437 dei primi mesi del 2024). Più alta qui invece la variazione di Bolzano che registra, in conformità al dato sulla mortalità, ben 7.391 denunce contro le 6.777 dei primi sei mesi dell’anno precedente. In diminuzione a Trento inoltre le denunce di infortunio con esito mortale (3 contro le 8 dello scorso anno) mentre rimangono costanti e più alte in Alto Adige (10 nei primi mesi del 2024 come del 2025). Caso limite (e per certi versi anomalo) quello delle denunce per infortunio degli studenti (comprensive anche dell’alternanza scuola-lavoro). La provincia di Trento si assesta in questo caso a 1.242 casi (due in meno dello scorso anno) e allunga di molto su Bolzano con soli 426 casi (6 in più dei primi sei mesi dell’anno precedente).

I commenti. «Il confronto con lo stesso periodo del 2024 mostra dati leggermente più contenuti per il Trentino – spiega Dario Uber, direttore dell’unità provinciale per la protezione e la sicurezza del lavoro (Uopsal) – Chiaro che questo non ci deve necessariamente confortare, dobbiamo vedere il quadro su un periodo più lungo. Tuttavia, rispetto al nostro punto di osservazione, possiamo dirci prudentemente ottimisti». «Uno degli aspetti che abbiamo evidenziato – continua Uber – è quello della formazione, soprattutto per i lavoratori stranieri, che rappresentano quasi un terzo degli infortunati. In questo senso non siamo sempre sicuri che la formazione sia efficace o compresa».

«C’è sì una riduzione dei numeri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma bisognerà verificare se questo rimarrà tale – ribadisce Manuela Faggioni, Cgil –. Un fenomeno sul quale stiamo discutendo nel comitato Inail di Trento è l’aumento dei casi mortali in itinere e il numero impattante di infortuni nell’ambito della logistica. Obiettivamente segnaliamo che è uno dei settori in cui è più complicato verificare e certificare la formazione». «Quello che potrebbe essere un buon punto di svolta – continua Faggioni – è il nuovo accordo stato-regioni (già in vigore ma obbligatorio dal 2026, ndr) che ha previsto, finalmente, anche per i datori di lavoro l’obbligo di fare formazione, finora riservata solo ai dipendenti».

Più duro sul tema Walter Largher, segretario Uil: «Quello che emerge dai dati è che come al solito le attività più pericolose sono il settore delle costruzioni, manutentivo e dei trasporto. Va fatto quindi un investimento su questi tre settori. Ovviamente poi c’è al questione dell’allungamento del raggiungimento della pensione che fa stare al lavoro di più le persone e aumenta l’età degli infortunati. Mettendo insieme il settore e l’età bisogna comprendere che in certi settori non si può rimanere al lavoro arrivati ad una certa età. Sulle più di 3000 denunce di infortuni – continua Largher – sottolineo solo che rispetto alla popolazione vuol dire che noi abbiamo praticamente il doppio degli infortuni del Piemonte. È un dato che deve far riflettere». Impegno inoltre di Uil sul “mistero” dei dati di infortunio degli studenti: «Il numero è molto alto – conclude Largher – Chiederemo all’Assessorato di verificare a cosa sono dovuti questi dati e di fare un’analisi approfondita sul tema».

«Restano inoltre altri fattori da considerare – afferma Michele Bezzi, segretario Cisl – come quello delle malattie professionali e non riconosciute e su cui serve una maggiore attenzione». «Dobbiamo coltivare una cultura della formazione sempre più mirata – conclude – ed essere sicuri che questa formazione abbia un riflesso sull’attività quotidiana delle persone. Non basta fare la formazione per assolvere l’obbligo. Dobbiamo arrivare ad ottenere dei miglioramenti. Questo è l’obiettivo finale».

 

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ADIGE ART infortuni 070825