l’Adige – Mercoledì 27 Agosto 2025
«Sospenderemo i nostri prossimi aumenti»
La mossa del presidente della Regione dopo il versamento ai consiglieri regionali di oltre 33.500 euro di arretrati per l’aggancio al contratto dei dipendenti
INDENNITÀ
Quando è troppo è troppo. E sul tema da sempre spinoso degli aumenti delle indennità dei consiglieri provinciali trentini e altoatesini, il presidente della Regione, Arno Kompatscher, ha deciso di correre ai ripari e intervenire nuovamente per mettere mano alla legge regionale, questa volta per bloccare i prossimi aumenti che scatteranno non appena sarà firmato il rinnovo del contratto 2025-2027 dei dipendenti regionali. Anche se non sembra intenzionato ad eliminare ogni forma di automatismo come chiesto dal consigliere provinciale Filippo Degasperi (Onda), che ha depositato un disegno di legge con questo obiettivo, firmato anche dai consiglieri altoatesini del Team K, che sarà discusso in commissione a settembre.
Il presidente sudtirolese Kompatscher, leader della coalizione Svp e centrodestra che governa in Regione, non poteva non provare un certo imbarazzo di fronte agli «arretrati d’oro», come sono stati subito chiamati da Cgil, Cisl e Uil del Trentino, del valore di 13.400 euro lordi relativi al 2024, arrivati lunedì nelle buste paga di tutti i 70 consiglieri provinciali/regionali. Una cifra notevole che si aggiunge ai 20.000 euro sempre di arretrati per 2023 e 2022 versati ai consiglieri a marzo, come effetto del meccanismo che aggancia le indennità agli aumenti contrattuali dei dipendenti della Regione. E visto che l’anno scorso c’è stato il rinnovo per il triennio 2022-2024 con un aumento a regime del 10,7% ecco che i consiglieri hanno ottenuto l’adeguamento dell’indennità da gennaio 2025, arrivata a 11.534,64 euro lordi al mese, ma anche tre anni di aumenti arretrati per 33.000 euro lordi che sono stati versati in due tranche a marzo e ad agosto.
«Il tema – spiega il presidente Arno Kompatscher – riguarda il meccanismo di adeguamento all’inflazione delle indennità. Ci siamo impegnati di studiare possibili alternative al sistema attuale e di rappresentarli in aula per poterli valutare e discutere insieme. E così sarà». Sui tempi delle modifiche aggiunge che avverranno «comunque prima di dare luogo ad un adeguamento delle indennità dei consiglieri». E precisa: «Non vogliamo bloccare il rinnovo del contratto dei dipendenti regionali, basta che sospendiamo intanto i nostri adeguamenti». Insomma, Kompascher prende atto che questo meccanismo per l’adeguamento delle indennità non va bene e aggiunge che non ci saranno i nuovi aumenti legati al rinnovo del contratto per il triennio 2025-2027 in fase di definizione, promettendo una revisione, come aveva promesso in sede di assestamento di bilancio a luglio quanto fu bocciato l’emendamento di Paolo Zanella (Pd) per eliminare l’aggancio al contratto dei dipendenti regionali.
Il consigliere Filippo Degasperi chiede però che una volta per tutte venga eliminato ogni meccanismo automatico di aumento delle indennità anche se non nasconde un certo scoramento perché i trentini non sembrano più interessati al tema dei costi della politica e dice: «Magari si lamentano al bar e poi continuano a votare quelli che si aumentano le indennità. Basti dire che questa norma regionale fu proposta da Bisesti (Lega) e approvata nel luglio 2023 in piena campagna elettorale. Poi Fugatti va dagli alpini o dai pompieri e fa finta di essere uno di loro, non dice però ai volontari che lui ha appena preso 33.000 euro di arretrati in tre mesi».
Degasperi se la prende anche con il presidente del consiglio regionale, Roberto Paccher perché dice: «Nella legge non si dice nulla degli arretrati. È stata una interpretazione dell’ufficio di presidenza guidato da Paccher». Ma il presidente Paccher replica che va letta bene la legge: «Si prevede l’aumento nella misura del rinnovo del contratto. Essendo stato rinnovato per gli anni 2022/23/24 vengono pagate le annualità. Il 2024 è stato pagato ora perché bisognava prima approvare il bilancio di assestamento. L’ufficio di presidenza non ha mai deliberato nulla perché la legge non lo prevede essendo una cosa automatica».
Degasperi guarda avanti: «Vediamo cosa accadrà in settembre al mio disegno di legge. È dal 2014 che do battaglia, ma centrodestra e centrosinistra hanno sempre voluto mantenere l’automatismo. Bene la presa di posizione dei sindacati anche se qualcuno (Largher, Ndr.) nel 2918 si era candidato con il Pd che quando era in Giunta non ha eliminato gli automatismi. Comunque, se ora hanno cambiato idea bene».
«Ci risiamo. Le consigliere e i consiglieri regionali incassano un altro ricco bonifico, grazie all’ultima tranche di arretrati legati all’aggancio tra le loro indennità e il rinnovo del contratto dei dipendenti regionali. Sono cifre inimmaginabili per qualsiasi dipendente, a prescindere dal contratto. Così si offendono lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati che fanno i salti mortali per fare i conti con l’aumento del costo della vita. Ed è sconcertante che l’Aula non abbia sentito il bisogno di modificare questo sistema iniquo e distorto, cercando di cambiare la legge che regola le indennità regionali». Lo dicono con rammarico i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil del Trentino. Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher, pur ribadendo l’opportunità e la necessità che vengano previste forme di remunerazione adeguata per chi si dedica ad amministrare la cosa pubblica, non possono fare a meno di sottolineare che si sta superando il limite. «Avevamo proposto di agganciare le indennità agli aumenti del contratto dei dipendenti regionali in valore assoluto, non in percentuale. È chiaro che un sistema di questo tipo metterebbe sullo stesso piano lavoratori e consiglieri, ma è evidentemente proprio ciò che non si vuole. Siamo di fronte ad un privilegio cercato, voluto e mantenuto. Così si dà una pessima immagine della politica e si alimenta la disaffezione dei cittadini».
Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Funzione pubblica del Trentino, incalza la politica: «La norma che lega gli stipendi dei consiglieri ai rinnovi dei contratti pubblici deve essere rimossa immediatamente. La politica non può nascondersi dietro questo meccanismo automatico che non può diventare la scusa per aumenti a beneficio di pochi». E aggiunge: «Non si deve confondere un diritto con un privilegio. Anche perché ormai non crediamo più alla storia che li restituiscono: tutti i politici in modo trasversale anche quei pochissimi consiglieri che timidamente si oppongono non si capisce bene cosa fanno. Il sindacato si prepara a riprendere e chiudere le trattative per i rinnovi dei contratti per tutto il comparto pubblico 2025/27» osservando che invece «gli adeguamenti politici a rimorchio e senza trattative segnano la distanza tra la classe dirigente e i cittadini».
Giuseppe Vetrone, segretario regionale della Flp (Federazione lavoratori pubblici) parla di «pura bulimia» dei consiglieri provinciali/regionali. «I consiglieri – ricorda Vetrone – hanno ricevuto il bonifico di altri arretrati, legati agli aumenti contrattuali dei dipendenti regionali che, sommati a quelli già ricevuti a fine marzo, portano l’ammontare a circa 33.500 euro. Ciò, naturalmente, in aggiunta allo stipendio annuo che si aggira sui 150.000 euro (11.563,64 per 13 mensilità). L’ingiustizia è data dal fatto che un dipendente pubblico, spessissimo laureato, con anni di esperienza e con alta formazione professionale, guadagna, quando va bene 25-27 mila euro all’anno. Molto meno dei soli arretrati! Ci sentiamo disarmati – prosegue il sindacalista – e riusciamo a stento a contenere le rimostranze degli iscritti che si rivolgono a noi per sollecitarci ad intraprendere qualche iniziativa clamorosa per arrestare questa spirale vergognosa di aumenti e benefit per i consiglieri regionali. Oramai da anni assistiamo a questa pantomima ma senza alcun risultato concreto di possibile soluzione».
Scarica il pdf: ADIGE ART indennita 270825
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