Il T – Domenica 5 Ottobre 2025

Largher: «Grosselli pensi ai salari, non alla politica»

 

Largher (Uil): «Su Ianeselli caduta di stile. Priorità alloggi e contrattazione»

L’intervista Il sindacalista alle imprese: «Aumentare stipendi e qualità del lavoro. Sciopero Gaza? Mai così tanti giovani a manifestare. Riflettiamo su come coinvolgerli».

«Una caduta di stile», così il segretario della Uil Walter Largher commenta gli attacchi del collega della Cgil Grosselli alla sinistra trentina e al sindaco Franco Ianeselli. Si lavori su salari, case e contrattazione (nell’industria ma anche nel turismo) mettendo da parte le schermaglie politiche. E cercando di coinvolgere più giovani nelle lotte sindacali, come lo sciopero per Gaza ha mostrato che è possibile fare.

Partiamo proprio da qui, segretario, qual è il suo pensiero sullo sciopero di venerdì? «Rispetto al genocidio di Gaza bisogna manifestare, su questo non ci possono essere distanze. Quello che ci ha diviso è stata la dichiarazione di sciopero che secondo noi non serviva, perché il tema non ha nulla a che fare con le situazioni contrattuali. Forse era più opportuno pensare a una manifestazione il sabato che avrebbe concesso di partecipare anche a chi non può permettersi di scioperare. Detto questo siamo tutti dalla stessa parte, speriamo che si chiuda questo massacro e si trovino soluzioni per la pace. Poi c’è un dato importante da considerare».

Quale? «Lo sciopero è stato pieno di giovani e studenti, è stata una delle manifestazioni più grandi di sempre per il Trentino e questo deve farci pensare perché non siamo mai riusciti a mettere insieme manifestazioni di queste dimensioni, anche unitariamente. Dobbiamo ricollegarci a studenti e società civile».

Cosa pensa, invece, delle parole del suo collega Grosselli sul sindaco di Trento, reo di essersi «fugattizzato»? «L’ho trovata una caduta di stile, e a livello politico non mi è piaciuta. Non lo seguirò in questi attacchi, la Cgil può andare da sola su questi tavoli. Dopodiché bisognerebbe ricordarsi che i nostri interlocutori non sono solo la Provincia, il sindaco di Trento e di Rovereto ma soprattutto le associazioni datoriali».

E cosa dovrebbero fare le imprese allora? «Se abbiamo gli stipendi più bassi del Nordest sono soprattutto le imprese che possono aumentarli. Ma non a livello di singoli. Devono pensare che attraverso i contratti collettivi si dà un messaggio all’esterno: se il territorio, e non la singola impresa, offre stipendi più alti e qualità del lavoro, allora diventa attrattivo. E bisogna pensare anche a una contrattazione diversa: se si cerca di attrarre talenti solo con la retribuzione più alta e poi si pensa che bisogna spremerli perché sono pagati tanto, non si va da nessuna parte. Bisogna puntare anche su conciliazione e opportunità di crescita».

Parlando di stipendi, come prosegue il patto salari, è vero che rischia già di essere disatteso? «Come sindacati ci vediamo lunedì per discuterne, quindi prima di accusare l’altra parte, guardiamo al nostro ritardo. La cosa bella di questo patto è che parte da premesse condivise e non da prese di posizione, adesso la sfida è cominciare a fare quanto ci siamo detti».

Lei si è occupato per tanti anni di turismo, da segretario Uiltucs, c’è uno squilibrio di investimenti tra quest’ultimo e l’industria? «Uno squilibrio c’è perché il turismo va da solo e bisognerebbe investire nei settori che sono in difficoltà non quelli che già stanno trainando. È complicato però investire sull’industria che viaggia su livelli mondiali. In Trentino, a livello pubblico si investe già tanto sull’innovazione e la ricerca, non è quello il tema e non possiamo pensare di attrarre imprese solo perché diamo più soldi di altri. Né le imprese possono pensare che gli aiuti della Provincia diventino sostegno strutturale».

Un altro tema è quello di come attrarre e trattenere lavoratori. Detto di stipendi e qualità di vita, che fare sugli alloggi? «Per trattenere talenti, servono gli alloggi. Qui da un lato c’è il tema degli affitti brevi, perché se, da un appartamento dato in affitto ad uso turistico si guadagnano 1200 euro in una settimana, c’è poco da fare per riportarlo sul mercato normale. Dall’altro lato c’è il tema degli alloggi sfitti, di Itea ma anche privati. Bisognerebbe capire quali sono le motivazioni, con pazienza e trovare risposte».

Qualcuno suggeriva un fondo di sicurezza per chi affitta a lungo termine. «Anche il fondo di sicurezza per i locatori può essere un’idea, a patto però che vi si acceda in situazioni eccezionali e che ci sia un piano di rientro da parte dell’affittuario. Poi va detto che servirebbero anche dei controlli sugli appartamenti perché c’è chi affitta a cifre altissime immobili che non le valgono approfittandosi del fatto che gli affittuari sono studenti o persone che hanno bisogno della casa. Siamo passati dall’introito da lavoro alla rendita e questo crea tensioni sociali. C’è una generazione iperpreparata, che viene pagata poco e che deve anche pagarsi un affitto spropositato».

Anche sul turismo serve una contrattazione diversa? «Bisogna mettersi al tavolo e scrivere cosa vuol dire destagionalizzare. Non possiamo pensare di lavorare solo con gli stagionali, quello nel turismo è un lavoro che deve essere normalizzato e contrattualizzato. E nel momento in cui questa contrattazione funziona può anche essere qualcosa che aiuta gli albergatori stessi, non solo i lavoratori. Dobbiamo essere innovatori a livello di contrattazione, lo facevamo in passato poi ci siamo seduti. Se non torniamo a farlo rischiamo di perdere ogni anno qualcosa».

 

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IL T Largher ART 051025