Il T – Martedì 5 Agosto 2025

Pensioni, crollano le uscite anticipate

 

In Trentino Alto Adige calo del 22% rispetto a inizio 2024. Flop di Quota 103

L’analisi | «Criteri, cambiamenti e costo della vita incidono: serviranno misure flessibili»

ECONOMIA

Un fenomeno prevedibile e destinato a proseguire, che si spiega per l’intrecciarsi di tre fattori diversi. È questa l’analisi che Walter Alotti, presidente del fondo integrativo Sanifonds ed ex segretario provinciale del sindacato Uil, propone in merito al netto calo delle pensioni anticipate sia a livello nazionale che in Trentino Alto Adige: «I numeri che vengono citati in realtà non sono nemmeno così eclatanti o inaspettati rispetto a quello che è successo negli ultimi anni – osserva – Dal 2021 a oggi si sono susseguite tre riforme pensionistiche, con requisiti per il pensionamento anticipato che si sono fatti via via sempre più selettivi». Il riferimento è alle restrizioni per i criteri di accesso al canale di Quota 103, in calo costante, ma anche alle trasformazioni del mondo del lavoro: «Bisogna tenere conto anche dei cambiamenti che si sono verificati a partire da quello che è il periodo a cui fa riferimento chi può accedere al pensionamento anticipato – prosegue Alotti – Man mano che il tempo passa, infatti, per una serie di fattori sono sempre meno le persone che hanno maturato i 41 anni di contributi. È aumentato il numero di diplomati che hanno proseguito gli studi, è diminuito quello di chi iniziava a lavorare prima dei 18 anni, è stato sospeso il servizio militare che veniva conteggiato a fini pensionistici. Sono fenomeni che si ripercuotono particolarmente su questo tipo di uscite».

Terzo fattore ad aver causato il calo è anche quello della convenienza e dei mutamenti del contesto economico: «L’aumento del costo della vita rende più conveniente aspettare la pensione per vecchiaia piuttosto che domandare quella anticipata – spiega l’ex segretario Uil – Gente che rinuncia a questa possibilità lo fa perché gli importi non sono accattivanti; un discorso che vale soprattutto per le lavoratrici, che evitano anche di esercitare Opzione Donna. In prospettiva, il numero di anticipi è destinato a calare ancora». Tutto questo porta anche alla necessità di riflettere sull’utilità dell’uscita anticipata: «Servirà ragionare su strumenti più flessibili, perché comunque quando qualcuno supera i 42 anni di contributi è anche giusto che lasci spazio alle nuove generazioni – conclude Alotti – Serviranno nuove modalità che continuino comunque a garantire una certa flessibilità, come richiedono i sindacati. E, in previsione al calo demografico, serviranno anche incentivi per trattenere i lavoratori più a lungo, ma mi aspetto che siano soprattutto le aziende a proporli visto che sono loro a richiedere una manodopera più esperta e produttiva».

 

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IL T ART pensioni 050825