Corriere del Trentino – Mercoledì 4 Giugno 2025
Referendum, Cgil in campo: si vota per migliorare il lavoro e chiedere più sicurezza
La Uil: «Strumento che va riformato, ma l’8 e il 9 giugno si vada alle urne»
LAVORO
Trento «In politica i voti si contano, ma i voti si pesano anche: se saranno davvero tanti i cittadini che andranno a votare per questi quesiti, il Parlamento e le forze politiche non potranno far finta di niente». È questo l’appello lanciato ieri dal segretario generale della Cgil trentina Andrea Grosselli, a meno di una settimana dall’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno, con cui i cittadini sono chiamati a esprimersi sui cinque referendum abrogativi — quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza — promossi e sostenuti dalla Cgil.
Una campagna elettorale che ha preso il via nel mese di marzo e che ha visto una presenza capillare del sindacato sul territorio, con l’organizzazione di oltre 70 gazebo e volantinaggi e 250 assemblee sul territorio e nei luoghi di lavoro. Ma nonostante gli sforzi profusi, l’ostacolo del quorum al 50% appare come uno scoglio difficile da superare, considerando l’affluenza in costante calo nelle ultime elezioni e il fallimento di tutti i referendum abrogativi dal 1997 in poi, ad eccezione di quelli del 12 e 13 giugno 2011. «I sondaggi — sottolinea Grosselli — ci danno un’indicazione di una partecipazione molto alta a questo referendum. Si parla di una possibile partecipazione a oggi intorno al 40%. Per questo per noi è importante fino all’ultimo far arrivare il messaggio che l’8 e il 9 giugno si vota, perché purtroppo ancora non tutti i cittadini sanno di questo appuntamento». L’ostacolo maggiore è appunto quello dell’astensionismo ed è per questo che Grosselli, oltre a lamentare una scarsa e tardiva informazione sull’appuntamento elettorale da parte degli organi di informazione, contesta anche le posizioni espresse dai membri del governo e della maggioranza, a partire dalla premier Giorgia Meloni e dal presidente del Senato Ignazio La Russa che, con sfumature diverse, si sono espressi per il non voto. «Negli ultimi giorni abbiamo assistito a prese di posizioni, dalla Meloni in giù, che invitano a non andare a votare, perché non ritirare la scheda vuol dire non partecipare al voto. Sono gli stessi che quando vanno in campagna elettorale dicono di voler aumentare le tutele dei lavoratori, ma al dunque, quando c’è da cambiare le norme, addirittura invitano a non votare, nella paura che la gente possa con il proprio voto cambiare direttamente le cose» incalza il segretario generale, che spiega le ragioni del sì ai quattro referendum sul lavoro: «Si vota per dire se vogliamo migliorare le regole sul lavoro, superare alcune storture dei licenziamenti illegittimi che mortificano il lavoro, mettere un freno alla precarietà. Siamo chiamati anche a dire se vogliamo un lavoro più sicuro, con meno incidenti e morti sul lavoro».
Oltre ai quattro referendum sul lavoro, la Cgil supporta anche il quinto quesito sulla cittadinanza, volto a ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza necessari per diventare cittadini italiani. «La cittadinanza è un diritto, non un premio. C’è una fetta di popolazione che ne è priva, ma che è assolutamente già integrata sul nostro territorio» evidenzia Maja Husejic, tra i promotori del quesito. La Cgil ha organizzato un evento di chiusura della campagna elettorale domani alle 18 al giardino Solženicyn — ex Santa Chiara — mentre nella giornata di venerdì, ultimo giorno prima del silenzio elettorale, sarà con i propri volontari nelle zone maggiormente periferiche, come Passo San Pellgrino, Pejo, Tesino e Luserna, per cercare di convincere fino all’ultimo i cittadini a recarsi alle urne e votare sì ai cinque quesiti.
Dalla Cgil alla Uil: «Uil non ha partecipato alla raccolta delle firme né farà parte dei comitati per i prossimi cinque quesiti referendari. Tuttavia invita tutti e tutte ad andare a votare, per garantire una massiccia partecipazione democratica». È questa la posizione sui referendum dell’8 e 9 giugno, espressa da Walter Largher, segretario generale della Uil del Trentino. La campagna referendaria ha visto infatti una spaccatura tra la Cgil, promotrice dei quesiti, e gli altri maggiori sindacati. La Uil chiarisce quindi i motivi della propria scelta di non partecipare alla raccolta firme e ai comitati referendari: «Da tempo, riteniamo che lo strumento dei referendum debba essere riformato per recuperarne l’efficacia e riportare le persone al voto. Abbiamo, come si è visto anche nelle ultime elezioni comunali in Trentino, sindaci eletti nel pieno della loro legittimità, con percentuali del 25%, votati per amministrare un intero comune e abbiamo invece referendum che per abrogare una norma devono raggiungere il 50%+1 dei votanti con il rischio concreto che, in molte circostanze, così come è strutturato, esso non consenta di raggiungere gli obiettivi prefissati». Se l’indicazione è quella di esprimersi su tutti i cinque quesiti, la Uil ha deciso anche di prendere posizione a favore di alcuni e in particolare di quello sul Jobs Act e su quello inerente la responsabilità dell’azienda appaltante in caso di infortuni sul lavoro. Inoltre, il sindacato guidato da Largher sostiene anche il quinto quesito sulla cittadinanza.
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