Il T, Corriere del Trentino – Sabato 2 Agosto 2025
Riforma Icef, si passa da 36 a 4 indicatori
La giunta ha approvato il testo che il 21 agosto dovrà passare in Quarta commissione
Welfare
I sindacati non sono convintI dalla proposta: «Un errore rimuovere le deduzioni, penalizzate le famiglie, i disabili e l’occupazione femminile»
Dopo un primo passaggio e un’accesa discussione nel Comitato tecnico, è arrivato il primo ok alla riforma dell’Icef. Su proposta del vicepresidente Achille Spinelli, la Giunta provinciale ha approvato in prima adozione le nuove disposizioni per la disciplina dell’indicatore della condizione economica delle famiglie utile per la richiesta degli misure del welfare provinciale. La revisione dei criteri, già al centro nelle settimane scorse del dialogo con il mondo dell’associazionismo familiare, approderà in quarta commissione il 21 agosto, prima del ritorno all’esecutivo per il via libera definitivo.
Ma come cambia intanto la disciplina Icef?
Le novità principali riguardano la rimozione delle deduzioni forfettarie, la modifica delle soglie per le deduzioni e la modifica dei parametri del patrimonio, con l’obiettivo di garantire maggiore equità, evitare disparità di applicazione e frammentazione. Per questo gli indicatori da circa 36 passano a 4, suddivisi per area tematica: indicatore «Famiglia» per gli interventi a favore delle famiglie con figli; indicatore «Povertà» per gli interventi a sostegno del reddito; indicatore «Casa» per gli interventi nell’ambito dell’edilizia abitativa pubblica e privata; indicatore «Disabilità e non autosufficienza» per gli interventi a sostegno della disabilità.
Così commenta il vicepresidente Spinelli: «La preadozione di oggi è una tappa di un importante processo di revisione del sistema di calcolo dell’Icef, ad oltre 30 anni dalla sua istituzione, che vede il coinvolgimento dei sindacati e del mondo dell’associazionismo familiare e che procede nel dialogo tra tutti gli attori in campo». La revisione dell’Icef nasce da un’esigenza concreta, prosegue il vicepresidente, quella di «aggiornare gli strumenti alla luce dei cambiamenti che ci sono stati, ma soprattutto garantire una maggiore equità tra famiglie e semplificare i procedimenti di accesso ai benefici». Lo scopo, afferma l’assessore, «è assicurare la massima condivisione, su un tema di grande rilevanza per le famiglie trentine, nella direzione di un nuovo modello di welfare territoriale che fornirà risposte più concrete, eque e strutturate agli utenti rispetto al passato».
La proposta della Giunta, però non convince ancora il sindacato, proprio per la rimozione delle deduzioni. Cgil Cisl Uil hanno già espresso i propri dubbi nell’ambito del confronto nel Comitato Icef, ma auspicano che la discussione in consiglio provinciale possa apportare miglioramenti per rendere lo strumento provinciale di valutazione del reddito più adatto alle mutate condizioni della società trentina e fare in modo che si tenga in debito conto anche l’aumentato costo della vita.
Le maggiori perplessità del sindacato sono legate al fatto che il nuovo modello sembrerebbe penalizzare le famiglie con due redditi, non valorizzerebbe l’occupazione femminile e rischierebbe concretamente di danneggiare famiglie numerose e disabili. Inoltre, mancherebbe un’indicizzazione all’inflazione.
«Ci appelliamo alla coerenza della giunta provinciale e, in linea anche con la visione del Protocollo sui salari, riteniamo possano crearsi le condizioni per una riforma dell’Icef che produca un concreto allargamento del perimetro del welfare provinciale per le famiglie, per i disabili, per gli anziani e per chi è a rischio povertà – commentano i tre segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher – Anche perché così come preadottato dalla Giunta il testo produce moltissime incertezze per le famiglie trentine».
Le tre sigle rimarcano inoltre che nel confronto al Comitato Icef sono stati condivise alcune modifiche di fondo, in particolare l’aumento del peso del patrimonio ai fini dell’indicatore, il mantenimento della scala di equivalenza e l’obbligo di dichiarare le proprietà immobiliari all’estero. «Anche per questa ragione restiamo convinti che si possano apportare cambiamenti alla riforma», concludono i tre segretari.
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