Corriere del Trentino – Martedì 15 Luglio 2025
Sanità, l’affondo dei sindacati «Dalla giunta nessuna strategia» Per via al Desert ancora tutto fermo Il Dipartimento rimane senza guida Sanità territoriale, riforma in corso
Lo stop al nuovo ospedale e l’addio di D’Urso preoccupano le parti sociali: «Settore colabrodo»
TRENTO
La preoccupazione c’è. E i sindacati di certo non ne fanno mistero. Ma dopo l’ultima «grana» registrata dalla sanità trentina — la decisione del dirigente generale del Dipartimento salute Antonio D’Urso di lasciare Trento per accettare un incarico di vertice a Perugia — le parti sociali non nascondono nemmeno l’insofferenza. Per una situazione del personale sempre più difficile. E per delle risposte da parte della giunta che, dicono, non si vedono all’orizzonte.
«Mi chiedo come mai qui non voglia rimanere nessuno» punge subito Giuseppe Pallanch (Cisl Fp). Che all’addio di D’Urso aggiunge anche un altro nodo che sta gravando sulla sanità trentina: la battaglia legale che si è aperta per la progettazione del nuovo Polo ospedaliero e universitario. Con inevitabili ritardi sulla realizzazione dell’opera. «Si tratta — osserva — di un problema di strategia che manca, al di là di tutte le classifiche. A settembre dello scorso anno avevamo fatto presente all’assessore Mario Tonina che la strategia non ci aveva convinto. E oggi abbiamo la prova che quei dubbi erano fondati». Pallanch rilancia: «Abbiamo sollevato una serie di questioni, dall’attrattività fino alle risorse. E ci hanno definito allarmisti. Ma i problemi ci sono». Senza contare le promesse che non hanno avuto ancora riscontro: «Stiamo attendendo ad esempio l’emendamento all’assestamento sul sistema di risorse per le Aziende pubbliche di servizi alla persona, ma finora non abbiamo visto nulla». In questo quadro, l’auspicio è che «D’Urso venga sostituito in fretta». Perché, precisa il sindacalista, «ci sono partite da portare avanti». E ci sono «risposte da dare». Fissando però prima un aspetto, ancora irrisolto: «Bisogna chiarire la filiera gerarchica tra assessorato e Azienda sanitaria».
«D’Urso è il secondo dirigente che se ne va nel giro di poco tempo» osserva anche Giuseppe Varagone (Uil Fpl Sanità). «Chi arriverà dopo di lui — prosegue — dovrà necessariamente ricominciare, allungando i tempi». E questo avrà ripercussioni «sia sulla dirigenza medica che sul comparto». Nel primo caso i ritardi influiranno «su un contratto che deve essere rinnovato a fronte di una carenza di medici». Nel secondo, il nodo rimane sempre il contratto. Ma non solo: «Il problema più grave — osserva Varagone — è che non si riesce più a conciliare la vita familiare con quella lavorativa, tra congedi e riposi che saltano». E questo «ci preoccupa più dei soldi». Senza contare il nodo del nuovo ospedale, con un Santa Chiara «in esplosione»: «Ci sono reparti che non garantiscono sicurezza e privacy, gli ambulatori sono loculi». E se altrove gli ospedali sono come «una Ferrari», con investimenti anche nelle nuove tecnologie, qui tiriamo avanti «con una 500»: «Ma i cittadini non si meritano questo colabrodo» tuona il sindacalista. Che rilancia il nodo della «strategia». E conclude: «Preoccupa vedere malessere anche ai vertici».
Parla di «disordine» Alberto Bellini (Fp Cgil). «Non è tanto una questione di risorse che non vengono messe a bilancio — dice —. Crediamo piuttosto che non ci sia un’idea su come realizzare un sistema sanitario territoriale e su come dare una svolta al nuovo ospedale». Per questo, prosegue Bellini, «siamo allibiti»: «Oggi ci troviamo senza dirigente generale, con un’Azienda sanitaria in gravissimo disordine e con una carenza in termini di direzione strategica. Ciò significa che manca una regia». E se anche «Tonina si è impegnato più di altri per trovare risposte», ammette Bellini, «finora le soluzioni che abbiamo visto sono poche». E si sono concentrate sulla parte edile: «Ma non basta costruire muri. Bisogna anche trovare il personale e occuparsene. Non limitandosi ad aumentare le ore di lavoro».
Ma non sono solo i sindacati a dirsi preoccupati della situazione. A esprimere qualche timore è anche l’ordine dei medici. «Certo che siamo preoccupati» conferma il presidente Giovanni de Pretis. Che parte dai ritardi per il nuovo ospedale e dai necessari investimenti sull’attuale nosocomio: «Lavorare in un ospedale superato come il Santa Chiara è più difficile, con l’aggravante dei cantieri». In questo senso, avverte il presidente, «è molto importante accelerare sull’acquisizione delle nuove tecnologie che non sono condizionate dalla parte strutturale. In questo modo miglioriamo l’assistenza e motiviamo i professionisti a rimanere». E il nodo del dirigente generale? «È un peccato, D’Urso è una persona molto competente: averlo perso è un elemento di preoccupazione. Senza contare che siamo in un momento delicato, da seguire bene, con le scadenze dell’Azienda integrata». L’auspicio dei medici è che la giunta si affidi «a una persona che conosca bene la realtà trentina. E che sia competente».
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CORRIERE sanita 150725
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