Corriere del Trentino – Venerdì 22 Agosto 2025

Scontro fra treni, macchinista nei guai

 

I sindacati: «Le aziende chiariscano»

TRENTO

Si è sfiorata la tragedia. Per fortuna il convoglio, complice il periodo di vacanza con le scuole chiuse, non era affollato, altrimenti il bilancio dell’incidente ferroviario di mercoledì mattina in zona Roncafort sarebbe stato decisamente più pesante. Nessuno è rimasto ferito in modo grave, ma resta da chiarire che cosa è accaduto in quelle poche frazioni di secondo quando il treno merci si è messo in moto dallo scalo dell’interporto e ha iniziato a muoversi in retromarcia. Ha percorso tre chilometri, poi lo scontro con il treno regionale 16666 diretto a Bolzano. Erano le 8.15 circa.

Ma perché i freni di emergenza automatici non sono entrati in funzione? È una delle domande alle quali stanno cercando di dare una risposta gli investigatori della polizia ferroviaria che ieri hanno terminato i rilievi insieme ai vigili del fuoco permanenti e alla polizia scientifica.

Il pm di turno Alessandro Clemente ha aperto un’inchiesta ipotizzando il delitto colposo di pericolo, ossia disastro ferroviario, e ha iscritto nel registro degli indagati il macchinista di Mercitalia che aveva manovrato il treno merci, ma sta valutando anche altre posizioni. Il numero di indagati potrebbe quindi salire. Secondo i primi accertamenti l’uomo avrebbe azionato il locomotore in testa ai 40 vagoni merci, circa 600 tonnellate di peso, poi sarebbe sceso dal treno per effettuare altre procedure. È stato allora che il convoglio avrebbe cominciato a muoversi in retro in direzione Sud, impattando con il regionale fermo poco a Nord del cavalcavia di via Caduti di Nassiriya.

Fortunatamente non ci sono state conseguenze gravi per i passeggeri e il personale coinvolto, anche grazie alla prontezza del macchinista del regionale, che è stato avvertito del pericolo ed è riuscito a fermare il treno e avvisare i passeggeri della prima carrozza, evitando così maggiori danni.

Una viaggiatrice è stata comunque ricoverata all’ospedale Santa Chiara per un lieve trauma cranico e dimessa ieri mentre altri cinque si sono presentati autonomamente in pronto soccorso senza venire ricoverati. Oltre al fronte giudiziario, l’incidente ha scatenato sin da subito reazioni politiche e da parte dei sindacati.

Già poche ore dopo lo schianto era intervenuto con un comunicato il ministro dei trasporti Matteo Salvini che aveva sollecitato «l’avvio urgente di verifiche approfondite per chiarire dinamiche e responsabilità dell’accaduto». Alle parole del ministro della Lega aveva risposto il deputato del Partito democratico e vicepresidente della commissione trasporti Andrea Casu, che aveva esortato Salvini a imparare dai propri errori e «fare direttamente piena luce e chiarezza su quello che è necessario fare per evitare che scontri di questo tipo si ripetano».

In una nota congiunta sono intervenuti anche le sigle sindacali del settore trasporti — Cgil Filt, Cisl Fit, Uil Trasporti, Slm Fast, Ugl, Asgb e Orsa — che hanno espresso la propria vicinanza e solidarietà ai viaggiatori e al personale coinvolti nell’incidente ferroviario e hanno richiesto «incontri urgenti con le aziende interessate per approfondire le dinamiche e fare piena chiarezza sull’accaduto».

Le risposte della Rete ferroviaria italiana (Rfi), la società pubblica controllata da Ferrovie dello Stato che si occupa delle infrastrutture ferroviarie, e di Mercitalia, anch’essa partecipata da Ferrovie dello Stato, a cui apparteneva il carro merci, non arriveranno presumibilmente a breve, come evidenzia il segretario di Cisl-Fit del Trentino Massimo Mazzurana: «Penso che prima di chiarirci cosa è successo effettivamente dovranno aspettare la fine delle indagini e i risultati definitivi, anche perché inizialmente le notizie sono state frammentarie e alcune incoerenti tra loro».

Ieri anche il Comitato mobilità sostenibile trentino ha rilasciato una comunicazione chiedendo a Rfi, ministero e Ansfisa, l’agenzia per la sicurezza delle ferrovie, «che vengano resi noti i primi risultati sulle cause e le responsabilità dell’accaduto: i cittadini non possono essere lasciati all’oscuro», aggiungendo che gli utenti del trasporto pubblico non possono essere soggetti a «rischi e disagi simili con la tecnologia oggi in essere».

 

Scarica il pdf:

CORRIERE ART treni 220825