Il T – Sabato 6 Settembre 2025

Scuola. La Uil: no a divari di classe

 

Debiti, il dibattito. Freschi: «Avanti così»

SCUOLA

 

Non si potrà più arrivare al quinto anno delle superiori con carenze formative in sospeso. È questa la svolta rivelata ieri dal «T Quotidiano» e confermata dall’assessora provinciale all’Istruzione Francesca Gerosa, che porterà in giunta un disegno di legge ad hoc nei prossimi giorni. Un sistema che renderà vincolante il recupero dei debiti alla fine del quarto anno, in modo da evitare – almeno nelle intenzioni di Gerosa – che uno studente si presenti all’esame di maturità con lacune in sospeso. Oggi, in Italia, esistono due modelli principali: quello nazionale, che prevede esami di riparazione a settembre con valore dirimente per la promozione; quello trentino, più morbido, che consente agli studenti di passare l’anno con carenze, a patto di frequentare corsi di recupero e sostenere verifiche non vincolanti. La proposta di Gerosa introduce una terza via: niente esami di riparazione ogni anno, ma un vero sbarramento alla fine del quarto anno. L’assessora ha sottolineato come l’obiettivo sia costruire un sistema più personalizzato, capace di accompagnare davvero gli studenti nel recupero, attraverso monitoraggi costanti e percorsi su misura. Armonizzazione che sarà prevista anche per le nuove disposizioni ministeriali sul voto in condotta, che in Trentino non inciderà sulla media dei voti.

Il sindacato
Ma dal mondo della scuola arrivano i primi rilievi critici. Pietro Di Fiore, segretario della Uil scuola, non usa giri di parole: «Per ora siamo di fronte a un’idea ancora tutta nella testa dell’assessora, senza atti concreti. La riforma deve partire da un principio: garantire che anche i ragazzi meno abbienti e con meno mezzi possano arrivare ai più alti gradi d’istruzione. Il sistema attuale, che consente di accumulare carenze senza mai sanarle davvero, è una trappola pedagogica. Ma lo sbarramento in quarta rischia di essere altrettanto problematico». Secondo Di Fiore, il rischio è che la verifica arrivi troppo tardi: «Dire a uno studente, alla fine del quarto anno, che non potrà accedere alla quinta classe perché porta con sé lacune dei primi anni è assurdo. Serve un monitoraggio molto più puntuale, con step intermedi. Io proporrei un primo momento di verifica al termine del primo biennio, quando si chiude anche l’obbligo formativo, e un secondo al quarto anno». Il sindacalista accoglie positivamente l’idea di puntare sulla personalizzazione, ma avverte: «Non basta che la scuola si trasformi in un giudice che stabilisce chi passa e chi no. Servono percorsi alternativi e didattiche differenziate, basterebbe riorientare le risorse esistenti: usare meno ore per supplenze brevi e più per costruire percorsi di recupero. Ma questo richiede un cambiamento contrattuale chiaro, che metta al centro il successo formativo degli studenti». Infine, Di Fiore invita l’assessora al dialogo: «Non vorrei che questa riforma restasse solo un annuncio, un buco nell’acqua che non cambia nulla nella sostanza. Le scuole hanno già gli strumenti, ma vanno sostenute e coordinate. È fondamentale che l’assessora si confronti di più con le organizzazioni sindacali che rappresentano docenti e personale scolastico».

I genitori
Riguardo all’approccio personalizzato per il recupero delle carenze, Maurizio Freschi, presidente della Consulta provinciale dei Genitori, sottolinea: «Non essendo ancora stata resa pubblica l’idea di revisione dell’assessora Gerosa, risulta difficile e aleatorio giudicare. Posso solo sollecitare la necessità di una normativa che preveda omogeneità su tutto il territorio provinciale, evitando discrezionalità dei singoli istituti e disparità di trattamento». Sull’ipotesi di uno sbarramento al quarto anno, Freschi osserva che potrebbe «permettere di raggiungere l’esame di Stato a parità di condizioni con il resto del territorio nazionale, superando critiche legate a eccessive agevolazioni. Resto favorevole al mantenimento del sistema delle carenze per gli anni iniziali del biennio e del triennio, lasciando gli eventuali sbarramenti al secondo e al quarto». Infine, sul piano dei correttivi e delle garanzie concrete, Freschi richiede regole uguali a tutti gli istituti per evitare arbitrarietà, «definire con precisione in quali anni si mantengano le carenze e in quali si ricorra alla sospensione della valutazione con verifica finale; escludere che la carenza dell’anno precedente venga sommata o mediata con la valutazione successiva, perché questo meccanismo penalizzerebbe chi si impegna seriamente a recuperare».

I dirigenti scolastici
A sostenere il potenziale positivo della riforma anche Andrea Bezzi, dirigente dell’Istituto Tecnico Tambosi, che sottolinea come lo sbarramento al termine del quarto anno possa rappresentare uno stimolo per gli studenti: «È un modo per far sì che i ragazzi arrivino in quinta senza avere debiti, pronti ad affrontare l’esame di maturità. Alla fine del secondo biennio, sistemare le carenze può funzionare». Bezzi, che era componente della task force incaricata di redigere una proposta, evidenzia anche la dimensione di responsabilizzazione: «Gli studenti sanno che prima dell’esame devono avere colmato tutte le lacune, mentre oggi si arriva alla maturità con carenze in alcune discipline senza che nulla blocchi il loro proseguire. In questo modo si stabiliscono regole uguali per tutte le scuole».

Studenti in uscita dai percorsi triennali di qualifica professionale: «Con questo atto diamo il via, anche sul piano operativo, a una riforma significativa e attesa del sistema trentino di istruzione e formazione professionale – commenta l’assessora – È un cambiamento importante, che ho voluto fortemente, costruito anche a partire dai contributi scaturiti dal Tavolo tecnico, che ha visto la partecipazione delle associazioni di categoria, delle istituzioni formative provinciali e paritarie e dei referenti tecnici dell’amministrazione. L’obiettivo è rendere i percorsi sempre più coerenti con i bisogni del tessuto economico locale. In particolare, attraverso l’adozione del modello 2+2 senza uscita intermedia, quindi un percorso di quattro anni, vogliamo rafforzare l’identità professionale degli studenti e sviluppare sia le competenze tecnico-specialistiche che quelle trasversali, indispensabili per un inserimento efficace nel mondo del lavoro. Si tratta di una riforma che sarà introdotta in maniera graduale nel corso di tre annualità. Con questo provvedimento viene definita la prima fase, che prevede sette percorsi al via nell’anno formativo 2026/2027; altri ne seguiranno nelle fasi 2 e 3. Nuove opportunità per gli studenti e crescita del nostro sistema formativo sono dunque i pilastri sui quali si basa l’impianto di questa riforma».

 

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IL T ART scuola 060925