Il T, Corriere del Trentino – Mercoledì 17 Settembre 2025
Welfare anziani, Pd e sindacati: «Manca la medicina territoriale»
Sanità Cgil, Cisl e Uil criticano la proposta di Tonina: «Così non si va lontano»
Il Pd: «Azioni vecchie»
«Non basta». Le innovazioni presentate dall’assessore alla Salute Mario Tonina sul tema del welfare anziani non sono sufficienti per i sindacati confederali: «Senza maggiori risorse e più medicina territoriale si va poco lontano». Ed è critico anche il Pd: «Nulla di nuovo sotto il sole». Non si tratta di una bocciatura, ma non c’è nemmeno entusiasmo. Anzi, la critica è profonda: «Puntare sulla domiciliarità dell’assistenza e delle cure è un approccio che condividiamo e su cui insistiamo da tempo. Attenzione però a non tradurre questo obiettivo con un appesantimento a carico delle famiglie delle persone più fragili e non autosufficienti. Così sarebbe solo una semplice scorciatoia». Lo dicono Cgil Cisl Uil del Trentino con le categorie sindacali che rappresentano le pensionate e i pensionati, Spi, Fnp e Uilpensionati. Le sigle non entrano nel merito del piano strategico presentato ieri dall’assessore Tonina in attesa di conoscerne nel dettaglio i contenuti. Ritengono, però, importante mettere subito alcuni paletti. A cominciare dalla questione della medicina territoriale. «Non può esserci un efficace potenziamento delle cure e dell’assistenza a domicilio se non si porta a termine anche la riforma della medicina territoriale sulla base di quanto previsto dal Pnnr. Restano ancora da sciogliere i nodi sulle case di comunità e sulle figure professionali che le faranno funzionare, la questione dell’infermiere di comunità e le funzioni che dovranno svolgere i medici di medicina di base». E ancora: «Senza l’implementazione di entrambi il progetto di welfare anziani avrà gambe fragili». C’è poi il nodo risorse, sia finanziarie sia umane, su cui concentrano l’attenzione i segretari generali delle tre confederazioni. «La traduzione in azioni concrete delle linee di indirizzo non può prescindere da un potenziamento delle risorse che la Provincia deve investire sui servizi di assistenza socio sanitaria e assistenziale a domicilio. Non si può cambiare paradigma a risorse invariate, o peggio limitandosi a ridurre la pressione e dunque i costi sulle strutture pubbliche. Se così fosse ci sarebbe un grande rischio di scaricare tutto sulle famiglie che già si fanno carico di un lavoro di cura enorme, che grava molto spesso sulle figure femminili con il conseguente loro allontanamento dal mercato del lavoro». La preoccupazione dei sindacati è anche un’altra: senza un potenziamento dell’assistenza domiciliare in termini di figure professionali e di investimenti si creerebbero le condizioni per ampliare le diseguaglianze tra famiglie che possono rivolgersi all’assistenza privata e famiglie che non possono farlo. Infine il nodo personale: oggi il settore dell’assistenza e della cura faticano a reclutare figure professionali. «C’è una questione anche di condizioni di lavoro e di qualità dell’occupazione che non può non essere presa in considerazione». La critica arriva anche da parte dei dem: «Il documento parla in maniera vaga della carenza di personale, ma non affronta la questione cruciale della precarietà e sotto-retribuzione degli operatori domiciliari. Si celebra la “rete familiare” come pilastro della domiciliarità — scrivono Paolo Zanella e Francesca Parolari — ma non si discute del rischio concreto. Se non si agisce contestualmente coinvolgendo la comunità, di scaricare sulle donne di mezza età il peso della cura. E non si citano politiche di conciliazione vita-lavoro, congedi, incentivi e supporti psicologici strutturati ai caregiver. Nessuna visione strategica sull’innovazione tecnologica, siamo ancora alla domotica anni ‘90. Mentre l’importo dell’assegno di cura è fermo da dieci anni». In sintesi, concludono, «documenti burocraticamente ordinati, ma scientificamente deboli, politicamente autoreferenziali e, purtroppo, operativamente poveri».
Scarica il pdf:
No Comments