Welfare anziani. Senza maggiori risorse e più medicina territoriale si va poco lontano.
Sindacati: “Condivisibile la scelta di puntare sulla domiciliarità, ma solo rafforzando gli investimenti. Non si aumenti il carico sulle famiglie”
“Puntare sulla domiciliarità dell’assistenza e delle cure è un approccio che condividiamo e su cui insistiamo da tempo. Attenzione, però, a non tradurre questo obiettivo con un appesantimento a carico delle famiglie delle persone più fragili e non autosufficienti. Così sarebbe solo una semplice scorciatoia”. Lo dicono Cgil Cisl Uil del Trentino con le categorie sindacali che rappresentano le pensionate e i pensionati, Spi, Fnp e Uilpensionati. Le sigle non entrano nel merito del piano strategico presentato ieri dall’assessore Tonina in attesa di conoscerne nel dettaglio i contenuti. Ritengono, però, importante mettere subito alcuni paletti. A cominciare dalla questione della medicina territoriale. “Non può esserci un efficace potenziamento delle cure e dell’assistenza a domicilio, se non si porta a termine anche la riforma della medicina territoriale sulla base si quanto previsto dal Pnnr. Restano ancora da sciogliere i nodi sulle case di comunità e sulle figure professionali che le faranno funzionare, la questione dell’infermiere di comunità e le funzioni che dovranno svolgere i medici di medicina di base”, fanno notare Claudia Loro, Patrizia Amico e Claudio Luchini per Spi, Fnp e Uilpensionati, sottolineando che medicina territoriale e cure domiciliari sono due assi complementari. “Senza l’implementazione di entrambi il progetto di welfare anziani avrà gambe fragili”.
C’è poi il nodo risorse, sia finanziarie sia umane, su cui concentrano l’attenzione i segretari generali delle tre confederazioni. “La traduzione in azioni concrete delle linee di indirizzo non può prescindere da un potenziamento delle risorse che la Provincia deve investire sui servizi di assistenza socio sanitaria e assistenziale a domicilio. Non si può cambiare paradigma a risorse invariante, o peggio limitandosi a ridurre la pressione e dunque i costi sulle strutture pubbliche. Se così fosse ci sarebbe un grande rischio di scaricare tutto sulle famiglie che già si fanno carico di un lavoro di cura enorme, che grava molto spesso sulle figure femminili con il conseguente loro allontanamento dal mercato del lavoro”, dicono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher. La preoccupazione dei sindacati è anche un’altra: senza un potenziamento dell’assistenza domiciliare in termini di figure professionali e di investimenti si creerebbero le condizioni per ampliare le diseguaglianze tra famiglie che possono rivolgersi all’assistenza privata e famiglie che non possono farlo.
Infine il nodo personale: oggi il settore dell’assistenza e della cura faticano a reclutare figure professionali. “C’è una questione anche di condizioni di lavoro e di qualità dell’occupazione che non può non essere presa in considerazione”.
Per tutte queste ragione Cgil Cisl Uil insieme a Spi, Fnp e Uilpensionati chiederanno un confronto a breve termine con l’assessore Tonina.
Trento, 16 settembre 2025
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