23 febbraio 2017 –  Trentino, Corriere del Trentino

Voucher: c’è l’ok della Commissione Assegno a 2.850. Care giver, familiari in testa.

Sono 1.247 i nuovi beneficiari che dal 2016 percepiscono l’assegno di cura, per la maggior parte (l’85%) over 66 e donne. Questi i dati relativi allo scorso anno presentati ieri durante i lavori della Quarta Commissione del consiglio provinciale. Al centro del dibattito, che ha visto l’approvazione della delibera relativa alle «Prime indicazioni per la trasformazione dell’assegno di cura in buoni di servizio», il ruolo dei famigliari che fungono da care giver: con il passaggio saranno anch’essi inquadrati in forme di previdenza.

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Dieci milioni di euro, corrisposti a 2.850 persone all’anno, divisi in contributi a partire da 100 fino a 1.100 euro, erogati in contanti. Questo è oggi l’assegno di cura, che potrebbe però lasciare il posto ai voucher dei buoni servizio. Nel 2016 sono state esaminate 1.459 richieste di assegno, relative a 1.429 persone. Le pratiche di riaccertamento per aggravamento hanno interessato invece 209 persone. Non considerando le ineleggibilità e le rinunce, sono state fatte 1.247 valutazioni per 1.214 persone, concluse con esito positivo per l’erogazione dell’assegno. La maggior parte delle persone interessate ha oltre 66 anni (1.036 utenti), il 10% (126) ne ha trai18ei65,il3%(31casi)ha traiseiei17annieil2%(21) sono bimbi sotto i cinque anni. Le donne che beneficiano del sussidio dal 2016 sono di più (il 71%): 863 contro 351 uomini. Il 34% degli interessati (423 valutazioni) ha un livello di gravità valutato due su una scala da uno a quattro, il 31% è considerato di livello uno.

Il registro «Pai» tiene traccia delle modalità di utilizzo per assegni di cura di gravità superiore al primo livello: su 873 casi monitorati 661 si appoggiano ai familiari, 249 ad assistenti familiari, 131 usano il denaro per la compartecipazione al costo dei servizi assistenziali pubblici e 95 persone si rivolgono a soggetti accreditati. Tra i beneficiari ci sono poi 298 utenti (il 25%) che fruiscono di una o più prestazioni socio-assistenziali tra cui 169 persone dell’aiuto domiciliare, 85 dei pasti a domicilio, 43 del telecontrollo.

Critiche

Proprio sui care giver è stato incentrato ieri il dibattito che, in Quarta commissione (presieduta da Giuseppe Detomas), ha preceduto l’approvazione della delibera. L’ok è arrivato con la contrarietà di Claudio Cia, Walter Viola, Gianfranco Zanon e quelli favorevoli di Violetta Plotegher, Pietro Degodenz, Chiara Avanzo e Detomas. Presentando l’argomento l’assessore Luca Zeni ha spiegato che il tema riguarda la trasformazione delle contribuzioni attualmente erogate in contanti in buoni servizio: «Ciò permette di avere la garanzia che il versamento arrivi direttamente al beneficiario e di finalizzare le risorse a servizi tracciati, evitando prestazioni in nero». Sarà prevista «una flessibilità», ha precisato, ricordando che «potrà essere anche lo stesso familiare a farsi carico della cura, sebbene con forme di previdenza». La delibera, ha detto l’assessore, è «programmatica» e rimanda a un momento successivo per l’individuazione dei criteri.

Viola: «La previsione non è sostenibile, metterà molte famiglie in ginocchio». Analogo il parere di Cia, convinto che, nei casi in cui il familiare sia il care giver, chiedere che una parte dell’assegno venga versata al sistema previdenziale significhi «essere fuori dalla realtà». Anche Plotegher, che appoggia il cambiamento, ha sottolineato la necessità di approfondimenti.

«Revisione utile»

«Un passaggio necessario non soltanto per l’emersione del nero, ma anche perché il pubblico si mette così a garanzia della qualità dei servizi erogati»: così Mattia Civico (Pd). Plauso anche di Cgil, Cisl e Uil: «La revisione dell’assegno di cura è un cambiamento che auspicavamo da tempo. Diventa un sostegno economico per fare fronte alle spese di cura. Sull’autosufficienza, però, servono più risorse».

Scarica il pdf: voucher ART 230217