Corriere del Trentino – Domenica 23 Marzo 2025

Carriere, esami, precari, Pnrr. Scuola in cerca di risposte

 

I sindacati attaccano Gerosa: «Tante buone parole e tavoli aperti ma non si è arrivati a nulla»

ISTRUZIONE

TRENTO L’agenda dell’assessora era fitta: carriere, plurilinguismo, sburocratizzazione, precariato e poi le carenze formative. Francesca Gerosa aveva parlato di «una terza via». E ancora le strategie: confronto e dialogo. La vicepresidente aveva annunciato un cambio di passo rispetto al passato anche sulla formazione professionale e una riforma entro un anno. Ma ad oggi, a due mesi e mezzo dalla fine della scuola, mancano poco più di 30 giorni effettivi di lezione, «i temi ancora aperti sono gli stessi di inizio legislatura», fanno notare sindacati e docenti. «Tante buone parole, alcuni tavoli sono stati avviati, ma non si è arrivati a nulla», commentano Uil, Cisl e Flc Cgil.

Il mondo della scuola chiede risposte, ma impone anche tempi più stretti. La delibera per la costituzione di gruppi di lavoro per il recupero delle carenze formative, plurilinguismo e semplificazione dell’azione amministrativa è stata approvata a maggio 2024. Il tavolo di lavoro sul plurilinguismo avrebbe già prodotto un documento alcuni mesi fa, mai reso noto e anche sulla sburocratizzazione si sarebbe arrivati a una soluzione che però non soddisfa le istituzioni scolastiche. «Il docente deve fare il docente e il dirigente scolastico il preside, il Dipartimento istruzione ha delegato alle scuole una serie di competenze che adesso sono divise tra le segreterie, ma sono alla canna del gas — osserva Raffaele Meo, segretario della Flc Cgil —. Gli aspetti amministrativi devono essere curati dagli amministrativi, ma non possono farlo perché gli organici sono ridottissimi. Così non si può pensare di fare scuola».

La Flc Cgil riporta al centro il tema del precariato, sono circa il 25% gli insegnanti che non sono ancora riusciti a entrare di ruolo. «Permangono inoltre delle disparità di trattamento sia dal punto di vista economico che normativo. Sono stati chiusi i due trienni economici ma non si parla seriamente di prendere in mano la normativa», spiega Meo. Per quanto riguarda i precari, che resta un’emergenza all’interno della scuola trentina, anche Monica Bolognani, segretaria della Cisl Scuola ricorda il problema delle segreterie: «Il prossimo anno inizierà con più di cento precari a cui si aggiungeranno i pensionamenti». E aggiunge: «Una cosa positiva è stato l’accoglimento della richiesta di estendere il concorso dedicato ai collaboratori scolastici anche a chi ha solo la terza media e lavora da anni. Sono precari che hanno tra i 50 e i 60 anni».

Il segretario della Uil Scuola Pietro Di Fiore annota i tempi e indica i temi strategici sui quali il dialogo si è arenato: «Eravamo partiti benissimo, eravamo fiduciosi, ma dei tavoli sulla semplificazione amministrativa, sulla riforma della valutazione degli apprendimenti e sulle carenze formative non sappiamo più nulla. Abbiamo anche scritto, ma i docenti non sono mai stati sentiti». Di Fiore ricorda anche il tema della disconnessione al quale Gerosa tiene in modo particolare. Ha fatto discutere la sua circolare sui compiti a casa durante le vacanze. «Il tema della disconnessione per me è centrale — spiega Di Fiore — ma questo diritto è anche degli insegnanti. Si è parlato molto di compiti, ma siamo fermi su tutto il resto, anche sul rinnovo giuridico del contratto». Altro tema è la riforma delle carriere dei docenti. «Una riforma da riscrivere», aveva detto la vicepresidente Francesca Gerosa dopo la bocciatura del modello dell’ex assessore Mirko Bisesti da parte di una buona parte del mondo della scuola. «Ma non si è mosso nulla», dice Di Fiore e incalza assessorato e Dipartimento istruzione. «L’unica strada — riflette — è aumentare la retribuzione e modificare il contratto nella parte giuridica, se voglio valorizzare il lavoro in classe dobbiamo togliere gli orpelli aggiuntivi e valorizzare il lavoro degli insegnanti».

Un ragionamento condiviso dal presidente dell’associazione Docet, Giovanni Ceschi. «È un argomento spinoso — premette — bisognerebbe avere risorse enormemente superiori, investire veramente, ma prima bisogna rendere gli stipendi dei docenti appetibili, poi si può pensare a strumenti di premialità, ma solo dopo aver garantito a tutti un riconoscimento adeguato. Oggi l’unica premialità che esiste è la paghetta che i dirigenti scolastici (ex articolo 87 bis della legge provinciale) danno, senza alcuna trasparenza, sui nomi delle persone valorizzate. Bisogna porre rimedio a queste storture».

Per quanto riguarda le carenze formative, o i cosiddetti esami di riparazione che i docenti vorrebbero ripristinare, Ceschi parla di «sistema fallito». «Il 24 gennaio siamo stati convocati con due rappresentanti per istituto, scelti in modo improprio perché hanno attinto al consiglio di istituto) e a distanza di due mesi non è seguita alcuna iniziativa concreta. Era solo un’operazione d’immagine per poter dire che si sta dialogando, ma serve un dialogo vero con i docenti». Ceschi parla anche di Pnrr «che ha portato nella scuola una nuova linfa di idee», una sfida che non si deve perdere.

Il consigliere Filippo Degasperi (Onda) ricorda invece il tema della formazione professionale. Un primo passo è stato fatto. È di venerdì, infatti, la delibera con la quale sono state approvate le direttive di Apran per la negoziazione di un accordo finalizzato al progressivo allineamento dei trattamenti economici-giuridici. Ma per Degasperi serve una riforma: «Per l’ennesimo anno, il secondo a gestione Gerosa, gli studenti della formazione professionale dovranno fare l’esame di terza, l’esame di ammissione alla quarta e poi alla quinta classe. Siamo come ai tempi di Salvaterra, vent’anni fa. Per togliere gli esami di ammissione basta una delibera». Poi alza il tiro: «Gerosa ha rinnegato tutti gli impegni presi a partire dal luglio della scuola dell’infanzia, per questo ho chiesto di calendarizzare il mio disegno di legge che comprende gli esami di riparazione».

 

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CORRIERE ART scuola 230325