22 dicembre 2018 – Trentino

 Antonio nelle luci di trecento fiaccole

Anche la famiglia all’iniziativa voluta dagli studenti. Sofia Giunta: «Siamo una generazione che vuole ancora sognare»

C’erano anche papà Domenico, mamma Anna Maria, la sorella Federica e la fidanzata Luana ieri sera tra le 300 persone amici, studenti, colleghi, docenti e semplici cittadini che hanno preso parte alla fiaccolata silenziosa in memoria di Antonio Megalizzi, organizzata dall’Unione degli Studenti Universitari. Alcuni dei partecipanti sono avvolti nella bandiera europea, a testimonianza del profondo credo di Antonio in un’Europa casa comune dei popoli. Il corteo, partito dalla facoltà di Lettere, è arrivato in piazza Duomo, dove un palco allestito per l’occasione ha ospitato gli interventi in ricordo di Antonio.
Dal palco arrivano le testimonianze di chi lo ha conosciuto: viene letto un racconto («Cielo d’acciaio») scritto dal ragazzo, di tema fantascientifico, ma con profonde radici nelle suggestioni dell’attualità. Risulta invece quasi profetico l’articolo che Antonio aveva scritto dopo la strage terroristica che aveva colpito a Parigi “Charlie Hebdo”. Lo legge Ilaria Garampi: «Viviamo in un mondo che regala gli strumenti per fare la guerra, quando sarebbe bastato condividere le proprie idee per evitarla». Risulta particolarmente toccante il ricordo di Caterina Verona, professoressa di francese di Antonio: «Io ti ho insegnato il francese per seguire i tuoi sogni, per andare lì dove c’è il cuore dell’Europa, nei luoghi che ti hanno visto volare via. Mi piaceva vederti sorridere». Il messaggio di Sofia Giunta, coordinatrice degli studenti Udu, è amaro: «Veniamo descritti dagli adulti come la “generazione Erasmus”, quella che viaggia in Europa per seguire i propri sogni. Ma di giovani come Antonio, che lasciano il loro paese per lavorare, ce ne sono tanti. Questo lutto non passerà fin quando il mondo degli adulti non si ricorderà dei tanti come lui. Siamo una generazione, in un mondo senza sogni, che si illude che si possa continuare a sognare».
La giornalista di Rttr Paola Siano ha raccontato l’incontro con Antonio avvenuto dietro i microfoni della radio: «Quando ha iniziato era timidissimo, ma ascoltando i suoi ultimi interventi in radio si sente una crescita enorme, un controllo sopraffino dei tempi e della voce. Era una persona a cui brillavano gli occhi dalla curiosità, il collega con cui tutti vorrebbero lavorare». Siano ha riflettuto sulla tragica natura della professione giornalistica: «È il mestiere più bello del mondo, ma quando capita di dover raccontare la morte di una persona che conosci bene, diventa straziante».
Sotto il palco sono molte le persone che non conoscevano Antonio di persona, ma che hanno voluto esserci per far sentire la loro presenza. Tra questi, Marco, studente di giornalismo, dice di aver incrociato Antonio ad un seminario sull’informazione: «Le persone presenti a quel convegno condividevano gli stessi valori: in favore di un’informazione libera e capace di raccontare i fatti del mondo con un’attenzione particolare verso le faccende europee. Sono qui per testimoniare la mia vicinanza ideale ad Antonio». Franco Ianeselli e Walter Alotti, segretari di Cgil e Uil, hanno espresso l’intenzione, condivisa con la Cisl, di dedicare alla memoria di Antonio il premio dei sindacati attribuiscono in occasione del 1° maggio alla migliore tesi di laurea: «Vogliamo che quest’anno sia dedicato ai temi del lavoro e dell’Europa, per rendere omaggio a questo ragazzo ucciso dal fanatismo».