14 gennaio 2018 – Corriere del Trentino

Arcese, spunta il caso Trentino Sviluppo

Secondo i sindacati ad avvelenare i rapporti ci sarebbe la mancata intesa sui nuovi uffici Giorlando (Cisl): «Chiesta un’espansione più di otto mesi fa». Petrolli (Uil): «Azienda snobbata»

Arcese si sarebbe dovuta trasferire con gli uffici negli spazi di Trentino Sviluppo. Per la sede attuale era già stata trovata un’altra società a subentro. Invece tutto è ancora sospeso. Matteo Arcese, presidente di Arcese Trasporti, lo ha detto chiaramente (vedi Corriere del Trentino di ieri): «Qui siamo troppo stretti. Non so quanto senso abbia mantenere in Trentino la sede legale». Dunque la sentenza avversa, emessa dal Tribunale di Rovereto, che costerà ad Arcese «qualche milione di euro » non sarebbe l’unica motivazione. Il foro roveretano, che ha dato ragione a 49 dipendenti che a livello nazionale avevano impugnato il licenziamento nel 2015, condannando la multinazionale a pagare per ognuno 20 mensilità più spese legali (ma senza riassunzione nel posto di lavoro), non è la sola causa imputabile ad un eventuale trasferimento. «C’è un problema di fondo — spiega Giovanni Giorlando, sindacalista della Fit Cisl (Federazione Italiana Trasporti)— l’azienda ha chiesto un’espansione e un percorso di dialogo era stato avviato e innescato per degli spazi a Trentino Sviluppo. Uffici articolati su due piani per una metratura di 1200/1600 metri quadrati». Giorlando spiega che otto mesi fa la società aveva convocato i sindacati confederali per illustrare il piano di espansione «che avrebbe previsto anche l’assunzione di 120 persone. Tutto invece è stato sospeso, ci sono state perizie e accertamenti dell’azienda nei nuovi uffici. Arcese aveva trovato anche chi sarebbe subentrato nella vecchia sede. Il trasferimento si sarebbe dovuto finalizzare entro i primi di giorni di gennaio 2018». Cosa che non è successa. Il carico da novanta è arrivato a inizio settimana con la sentenza del tribunale di Rovereto che ha condannato la società. In realtà solo un fastidio in più, in una situazione «già fortemente compromessa», secondo i sindacati. «La sentenza non è una vittoria dei lavoratori che hanno impugnato il licenziamento — specifica Giorlando — perchè hanno ricevuto a compensazione né più né meno, di quanto avrebbero ricevuto se avessero accettato l’accordo unitario che prevedeva una transazione o il ricollocamento ad altra mansione. Due anni a casa con l’illusione di una reintegra che non è arrivata, non è una vittoria. La causa giudiziaria non è il solo motivo della minaccia di uno spostamento societario». Ad analizzare «il vero problema di fondo» di un eventuale spostamento è pure Nicola Petrolli della Uil Trasporti. «Se Arcese decidesse di spostare la sede in Lombardia, come ventilato, a rimetterci sarebbe l’indotto, il gettito fiscale. Andremo a perdere le imposte che versano sul territorio». Facendo due conti si potrebbe ipotizzare una perdita di 80 mila euro al mese solo per affitti e tasse come quelle più banali dei rifiuti. Quanto a Ires, Irpef e Iva, secondo i tecnici della Provincia di finanziariamente drammatico ci sarebbe poco, in quanto i versamenti sono calcolati sulle sedi operative che rimarrebbero, e non sulla sede legale (che dovrebbe essere spostata). In merito ai lavoratori, per i sindacati non ci sarebbero particolari problemi «perché rimarrebbero la logistica, i trasporti —prosegue Petrolli—. Ad andarsene sarebbe l’area manageriale, la testa dell’azienda, le valutazioni su quanto si profila all’orizzonte vanno fatte su piani diversi da quello lavorativo». Per il sindacalista ci sarebbe dunque un’azienda «arrabbiata e snobbata», un’azienda che minaccia di spostare risorse di capitale umano e commerciali importanti. «Sarebbe il caso di convocare un tavolo urgente – propone Petrolli – anche con i sindacati confederali, non è una novità, era già nell’aria da tempo che ci fossero incomprensioni». Da Trentino Sviluppo fanno sapere che per loro il progetto con Arcese è tutt’altro che tramontato e che la questione della trattativa saltata degli uffici è «strumentale». «Eravamo ancora ben lontani dalla stipula di un contratto – dice Sergio Anzelini, consigliere delegato di Trentino Sviluppo – e fino a prima di Natale si stava ragionando. Del resto gli spazi ci sono e se andasse in porto sarebbe una bella operazione. Noi siamo pronti a riprendere la trattativa, possiamo ricominciare a parlarne quando vogliono».

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